La piccola cineteca degli orrori: toporagni assassini

Un pezzo di ignobile storia del cinema
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C’è chi lo ama alla follia e chi, al contrario, non vuole sentirne parlare nemmeno per sbaglio. Ci sono coloro che lo ricordano inquadratura per inquadratura e chi, poveri loro, finora non ne conoscevano nemmeno l’esistenza. Ed a quest’ultimi innocenti sprovveduti che ci rivolgiamo per tentare di aiutarli a dissipare la terribile e imperdonabile ignoranza che fino ad oggi li ha privati di un pezzo di ignobile storia del cinema come The Killer Shrews, meglio (s)conosciuto dalle nostre parti con l’appetitoso titolone di Toporagni assassini. Ma prima che qualcuno, passato il fisiologico stordimento iniziale, cominci giustamente a chiedersi cosa diamine siano dei toporagni e per quale altrettanto stramaledetto motivo debbano pure essere assetati di sangue, occorre come in ogni cosa partire dai fondamentali, ovvero da colui il quale ebbe a suo tempo la malaugurata idea di dar forma filmica a questo maldestro ma a suo modo divertente baraccone di celluloide tirato su con sputo, colla vinilica e poco meno di un centinaio di migliaia di dollari. Stiamo ovviamente parlando di Ray Kellogg, vecchia volpe del reparto effetti speciali della 20th Century Fox che per la maggior parte dei gloriosi anni ’50 aveva stoicamente versato lacrime e sudore in oltre un centinaio di produzioni di alto profilo, prima di essere promosso di gran carriera a dirigere la seconda unità del titanico Cleopatra (1963) e, ultimo ma non meno importante, accreditato alla co-regia del patriottico Berretti verdi accanto a un John Wayne già sul viale del tramonto. Ma nel 1959, percependo in sé ben vivo il sacro fuoco della regia nato in seguito all’improbabile amicizia con il mitico John Ford, il nostro decise incautamente di esordire dietro la macchina da presa con una delirante doppietta che lo avrebbe consegnato agli annali di quella buia serie Z dalla quale non sarebbe mai uscito. Girato in quel di Dallas in tempi a dir poco record in contemporanea all’altrettanto laido – ma sicuramente ben più divertente – The Gigant Gila Monster, The Killer Shrews aka Toporagni assassini vorrebbe a tutti i costi fregiarsi del fiero appellativo di monster movie di seconda o terza mano dove la mancanza di risorse viene compensata da tanta passione e altrettanto spirito d’inventiva.

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Con l’unica piccola considerazione che Kellogg non è certo un Roger Corman e che la distanza di talenti fra i due è ampia tanto quanto se non ben più l’intera fossa delle Marianne. La medesima distanza che probabilmente separava quegli unici due indolenti neuroni che spinsero le menti di Ken Curtis e Gordon McLendon a produrre una siffatta fetecchia. Ma veniamo al sodo: dicasi toporagno (Sorex araneus) un piccolo mammifero eulipotifilo di 55-82 mm di lunghezza media e del peso di circa 12 grammi, generalmente diffuso in Europa settentrionale. Un brutto sorcio dal muso allungato insomma. Bene, finita la rapida lezione di zoologia per corrispondenza passiamo al filmico fattaccio in questione, nel quale troviamo l’equipaggio di una piccola imbarcazione comandata dal capitano Sherman (James Best) intenta a trasportare rifornimenti su di una sperduta isoletta nella quale il dottor Baines (Gordon McLendon), la di lui bella figliola Ann (Ingrid Goude) e una schiera di assistenti stanno compiendo misteriosi esperimenti proprio sulle piccole creaturine topiformi di qui sopra, sfruttando la loro ridotta aspettativa di vita per monitorare rapidamente i risultati delle loro ricerche. Sfortuna vuole che un tremendo temporale renda impossibile ai nostri intrepidi marinai far ritorno a casa, obbligandoli a rimanere sul sinistro atollo in dolce compagnia della poco accogliente comunità scientifica e, udite udite, di un branco di famelici toporagni divenuti extra large grazie ai pastrocchi genetici su di loro operati, per giunta affamati di tenera carne umana. Per i nostri poveri eroi inizierà una nottata di orrore asserragliati nei precari locali del laboratorio, fra interminabili dialoghi da kammerspiel polacco che intasano e ammorbano tutti i primi cinquanta minuti di visione su di un’oretta scarsa di durata, amori sbocciati in pieno assedio, scaramucce fra maschi alfa per decidere chi ha la provetta più lunga e ingegnosi quanto improbabili escamotage per respingere il famelico agguato di creature spaventose tanto quanto un cartone di succo di frutta. The End.

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Quanto tempo e quante energie abbia speso Jay Simms per partorire uno script del genere rimane ancor oggi un mistero. Così come misterioso risulta essere quell’intricato insieme di condizioni che portarono un onesto e scafato mestierante degli effetti speciali come Kellogg a scegliere di schiaffare delle rozze pellicce sdrucite in groppa a un gruppetto di poveri e spaesati cagnolini di razza coonhound per mandarli allo sbaraglio a zampettare davanti alla macchina da presa, spacciandoli per temibili toporagni assassini. Ma il mistero avvolge ulteriormente le motivazioni che spinsero l’intera produzione a girare una seconda versione colorizzata del film, permettendo a tutte le ignobili magagne sino ad allora in parte mascherate dal bianco e nero di venire impietosamente alla luce. Inevitabilmente massacrato dalla critica del tempo così come dagli incauti spettatori dell’ultima ora, Toporagni assassini si è tuttavia guadagnato un piccolo seguito di culto nel corso degli anni, portando a Return of the Killer Shrews (2012), un insensatissimo sequel modello Asylum confezionato a oltre cinquant’anni di distanza da Steve Latshaw e persino un remake/parodia dal titolo Attack of the Killer Shrews (Ken Costello, 2016). E se vi state ancora chiedendo se sia o meno il caso di spendere del tempo e soprattutto del profumatissimo denaro per acquistare una delle tante edizioni celebrative in DVD di questo filmico scherzetto della filmica natura, siamo ben lieti di informarvi che potete tranquillamente fruirne gratuitamente in un qualunque anfratto più o meno losco di internet senza il rischio di una visitina della Guardia di Finanza o della Polizia Postale, poiché ogni diritto è decaduto e ormai The Killer Shrews è diventato di pubblico dominio. Chissà perché…