L’orrore ai tempi del Coronavirus in 10 film

Niente contagia più della paura - La top ten degli horror sui contagi epidemici
Featured Image

Sono giorni difficili, questi. Folli, sarebbe meglio dire. Si prendono d’assalto i supermercati per fare scorte di cibo, si gira per strada con la mascherina sul viso e Amuchina nella borsa, si scappa al primo starnuto o colpo di tosse nelle vicinanze. Potrà sembrare l’Apocalisse, o se si vuole essere più terreni la Milano appestata de I Promessi Sposi: si dà la caccia agli untori o ci si barrica nelle proprie abitazioni per non finire al lazzeretto. Oppure, come fanno in tanti, si sdrammatizza, stanchi di questo clima di paura abilmente creato ad arte. E quindi perché non mettere insieme un corpus eterogeneo di titoli “infettivi”? Perché non sfruttare il momento per rispolverare qualche film a tema contagio, passando da lavori d’autore ad altri meno conosciuti? Se proprio dovete chiudervi in casa ed essere spaventati, almeno adesso avrete un buon motivo, dopo aver letto la nostra top sull’orrore ai tempi del Coronavirus. Quindi mettetevi pure comodi, ricordate sempre di lavarvi le mani nel tempo necessario a finire di cantare Tanti auguri a te e date un’occhiata. La fine del mondo e della specie umana, nel frattempo, non avverrà.

1 Andromeda (1971) di Robert Wise

andromeda

Si parte da un bellissimo esempio di fantascienza molto avanti coi tempi ed accurato. Un’equipe di scienziati viene chiamata dal governo degli Stati Uniti per indagare su un organismo caduto sulla Terra e che ha causato l’infezione e la morte di tutti gli abitanti di un villaggio. Onde evitare che tale piaga si estenda, il team cercherà di isolare il batterio e di scoprirne il meccanismo. Un film da riscoprire, capace di far salire la tensione in pochi istanti e di far riflettere sulle dinamiche sotterranee di un’emergenza globale.

La città verrà distrutta all’alba (1973) di George A. Romero

the crazies

Cult romeriano cinico e sociologico, forse il più famoso della sua ampia filmografia extra-zombie. Un flusso continuo, ininterrotto di eventi, privo di eroi e di figure rassicuranti. I folli, sarebbe il titolo originale: non si sarebbe potuto raccontare meglio. L’umanità romeriana è naturalmente predisposta all’estinzione, incapace di unirsi, folle perché autolesionista, tanto da rendere superfluo il lavoro del Trixie, una miccia per un incendio che alimentiamo noi, soffiandoci sopra. E anche quando ci viene portata dell’acqua, la buttiamo dappertutto tranne che sul fuoco. Considerazioni che oggi hanno il sapore di un’amara ed inascoltata verità.

3. Rabid – Sete di Sangue (1977) di David Cronenberg

rabid

Anche la Nuova Carne ha avuto bisogno di un paziente zero: è stata Rose (la pornostar Marilyn Chambers), ricostruita epidermicamente da uno dei tanti scienziati pazzi che, col progresso, porta anche la morte. Ed eccolo lì quell’aculeo che fuoriesce dall’ascella, pronto ad infettare e a trasformare chiunque in un mostro assetato di sangue. Ma c’è anche la tragedia dell’inconsapevole untrice che progressivamente prende coscienza di ciò che, suo malgrado, ha causato: non c’è peggior dramma che assistere impotenti all’orrore di cui si è l’involontario vettore.

4. Ebola Syndrome (1996) di Herman Yau

Ebola

Passiamo ad un altro untore, ma stavolta è impresa ardua provare compassione. Il Kai interpretato da Anthony Wong, in questo cult di Yau, è un viscido e violento emarginato pronto a rifarsi con gli interessi su chi gli manca di rispetto. Ricercato ad Hong Kong per un triplice omicidio, scappa in Sud Africa dove violenta una zulu che gli trasmette l’Ebola e da qui ha inizio il suo percorso d’infezione. Un film estremo, un exploitation dai forti contenuti sociali, dove la violenza e l’epidemia sono dirette conseguenze di un mondo votato alla sottomissione del più debole e al dominio sul più povero.

5. Kairo (2001) di Kiyoshi Kurosawa

kairo

Apripista del contemporaneo J-Horror e sicuramente il più atipico di questa lista. L’escalation di contagi comunque c’è, anche se il virus, invece che biologico, diventa informatico. Un’intuizione geniale per aver previsto la potenza con cui l’oggetto computer e il world wide web avrebbero sconvolto le nostre esistenze: un allontanamento dalla vita verso la folle ossessione per l’oltre. I fantasmi sono macchie sui muri, i vivi si condannano ad una vita da spettri, prima ancora dell’estremo gesto.

 6. Cabin Fever (2002) di Eli Roth

cabin feaver

Debutto genuino e spontaneo di un cinefilo postmoderno. Riferimenti continui, da Non aprite quella porta ad Un tranquillo weekend di paura e La casa, ma anche black humour e poca accondiscendenza verso i propri personaggi. I protagonisti, che all’inizio sembrano un fulgido esempio di civiltà di fronte ai locali redneck, mostrano la loro vera natura solo quando il virus fa capolino nella loro baita e comincia a farli marcire ad uno ad uno. Un tema che tornerà spesso nel cinema di Roth, che, per la prima volta, toglie la maschera all’uomo occidentale e civilizzato, unico vero responsabile della propagazione del male.

7. 28 giorni dopo (2002) di Danny Boyle

28

Svegliarsi dal coma e ritrovare il mondo sconvolto da un’epidemia. In questo grandissimo film di Danny Boyle non c’è solo il sempiterno gioco del gatto col topo tra sopravvissuti ed infetti, ma anche una riflessione che non risparmia nessuno, da chi ha creato il virus a chi dovrebbe proteggere la popolazione da esso. Gli echi romeriani sono certamente forti, ma c’è anche un ulteriore step: un conflitto senza bandiere, generato da una rabbia ben più potente di quella infettiva e che riporta ad un primitivismo che solo un’imminente apocalisse può scatenare. C’è tuttavia speranza per gli uomini, stavolta.

8. REC (2007) di Jaume Balagueró e Paco Plaza

rec

Il mockumentary che ha tracciato una linea invalicabile per tutti i suoi simili e posteri. Si avverte immediatamente una sotterranea tensione e le scale di quel palazzo di Barcellona sono perturbanti quanto l’idea che possa sbucare un infetto da un angolo buio. E per quanto la storia sia proseguita in forma seriale e con fortune alterne, questo primo capitolo rimane un must per la sua capacità di trasmettere la sensazione di claustrofobia che i personaggi vivono nella quarantena. Un horror puro, che atterrisce e, insieme a pochi altri, ha dato un senso allo stile Point Of View.

9. Pontypool – Zitto o muori (2008) di Bruce McDonald

zitto o muori

Folle e geniale. Quando un misterioso virus colpisce l’intera popolazione di Pontypool, piccolo innevato paesino del Canada, la stazione radiofonica in cui lavora il deejay Grant Mazzy diventa il centro nevralgico di tutta la vicenda. Un virus che colpisce nel modo più impensabile, tramite un agente infettivo a cui noi non facciamo mai caso. Grande originalità per un film indipendente, con unica location, che mette alla berlina l’intero sistema massmediatico e che ipotizza un Nuovo Mondo privo di coordinate concettuali e linguistiche.

 10. Deranged (2012) di Park Jeong-woo

deranged

Come molti film coreani, anche questo vuole mostrare prima di tutto l’aspetto sociale e politico della vicenda. Dei vermi parassiti entrano nell’organismo delle persone, crescono al loro interno, ne assumono il controllo per poi costringerle ad annegarsi per la troppa sete. Una storia che vive sempre sul filo del rasoio, dove la gente comune, abbandonata e raggirata dalle istituzioni e dalla scienza stessa, è posta di fronte ad un bivio: fare fronte comune o lasciare che la paura e l’egoismo creino il caos. Poco da dire, sono passati otto anni dall’uscita di questo film e sembra aver previsto molte cose appartenenti all’oggi.