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The Silent Sea

2021
REGIA:
Choi Hang-yong
CAST:
Kim Sun-young (Dr. Hong Ga-Young)
Kim Si-A (Luna 073)
Lee Moo-saeng (Chief Gong Soo-hyuk)

Il nostro giudizio

The Silent Sea è una serie Netflix del 2021, diretta da Choi Hang-yong.

Più la fantascienza si allontana da ciò che conosciamo e prova a raccontare lo spazio infinito e le sue irraggiungibili distanze, più cerca di avvicinarsi a noi, a cosa rende l’uomo… un essere umano. La nuova serie sudcoreana targata Netflix The Silent Sea non si porta troppo avanti nel tempo o nello spazio, ma prova a scavare lo stesso nel nostro animo: dove poteva esserci un pozzo di petrolio, però, sgorga solo acqua. La storia prende atto in un futuro non troppo distante, in cui l’umanità è messa in ginocchio dal rapido esaurimento della risorsa più preziosa di tutte: l’acqua. Viviamo la situazione attraverso gli occhi della astro-biologa Song Ji-an, interpretata dalla bravissima Bae Doona (The Host, Sense 8), che viene reclutata per una missione spaziale con l’obiettivo di recuperare alcuni misteriosi campioni in una base lunare ormai dismessa. Piccolo dettaglio: la base lunare è dismessa a causa di un incidente che, anni prima, causò la morte di tutto il personale e, nella conta delle vittime, è presente la sorella della nostra protagonista. Insomma, la missione non sarà una passeggiata di salute. Arrivati alla base a seguito di un terribile atterraggio di fortuna, i problemi si moltiplicano. I cadaveri nella stazione non sembrano morti a causa di radiazioni, come il governo ha dichiarato, ma presentano segni di morte per affogamento. Morte terribile, ma soprattutto singolare, in un mondo in cui l’unica cosa che manca è proprio l’acqua. Inoltre, i nostri astronauti non sembrano essere soli…

The Silent Sea si colloca in una dimensione di suspence e terrore ben studiata, che prende a piene mani da opere come Alien o, per allontanarci dal cinema, Dead Space, e tuttavia fallisce proprio in questi aspetti. Parliamo di una serie di pregevole fattura, che si avvale di ottimi interpreti, la già citata Bae Doona, ma anche Gong Yoo (Train to Busan, Squid Game) e Heo Sung Tae (Squid Game), e che fa uso di una regia sobria e di ambientazioni incredibili (anche se non sempre la CGI convince). Anche la sceneggiatura è equilibrata, non banale e non presenta particolari errori o cadute. Allora perché The Silent Sea non è il gioiello che ci si potrebbe aspettare? Quello che vediamo è studiato con il preciso intento di coinvolgerci ed emozionarci (come tutti i prodotti audiovisivi d’altra parte), ma non riesce mai davvero nell’intento. Questo vale sia per la breve parentesi sulla terra che per la narrazione nello spazio. Quando siamo sulla terra, infatti, il problema della scarsità dell’acqua ci arriva con incredibile chiarezza, ma non riesce a toccarci: prendiamo atto del problema ma senza avvertirne davvero la presenza, a differenza invece di come riusciva a fare la meravigliosa serie brasiliana 3%.

Uno scenario simile si presenta per quanto riguarda la parte ambientata nello spazio: siamo consapevoli di tutti i pericoli che nasconde la stazione lunare, sarebbe impossibile non notarli mentre i membri dell’equipaggio muoiono uno dopo l’altro (e in questo la serie si dimostra rispettosa del genere), ma ciò non riesce a creare in noi terrore, spavento, o una tensione sufficiente a iniziare l’episodio successivo. Vogliamo sapere cosa succede, ma non ne abbiamo veramente bisogno. Il motivo va ricercato nei tempi della narrazione. Come già anticipato, regia, sceneggiatura e montaggio sono tutti di ottima qualità, ma non lavorano in sintonia tra di loro, creando una serie di tempi narrativi sbagliati che depotenziano qualsiasi svolta nella storia. I colpi di scena non sono valorizzati come dovrebbero, mentre le scene madri sono spazzate da un montaggio alternato non necessario. Detto questo The Silent Sea si lascia guardare con piacere, e si mostra all’altezza della qualità che il cinema e la serialità sudcoreana sta proponendo al mondo da anni e che ultimamente è venuta a galla grazie al successo di Squid Game, ma fallisce nel coinvolgimento emotivo. E l’emozione, in un mondo che straripa di brutti film e serie tv non necessarie, è acqua nel deserto.