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Seven Seconds

2018
Titolo Originale:
Seven Seconds
CAST:
Clare-Hope Ashitey (K.J. Harper)
Beau Knapp (Peter Jablonski)
Regina King (Latrice Butler)

Il nostro giudizio

Seven Seconds è una serie tv antologica del 2018 di Netflix, creata da Veena Sud

 Dopo l’ottimo The Killing (2011-2014), Veena Sud ritorna con un altro crime drama dal titolo Seven Seconds che segue il caso di Brenton Butler, giovane afroamericano rimasto vittima di un incidente stradale. Al volante c’è il poliziotto Peter Jablonski (Beau Knapp) il quale, convinto dal suo capo, l’agente Mike Diangelo (David Lyons), decide di scappare e insabbiare le indagini. Alla ricerca delle verità ci sono invece l’avvocata KJ Harper (Clare-Hope Ashitey) e il detective Joe Rinaldi (Michael Mosley), nonché i genitori del ragazzo (Regina King e Russell Hornsby), che si muovono in un ambiente fortemente corrotto e diviso dalle tensioni razziali. Sin dalle prime battute (pensiamo anche alla locandina ufficiale), il confronto con The Killing è obbligatorio. Seven Seconds pone al centro del racconto da una parte le indagini di Harper e Rinaldi, dall’altra le ripercussioni dell’incidente sulla famiglia. Dal passato difficile della protagonista Harper all’istinto giustizialista, sono tanti i temi e le storie che ritornano, quasi a voler strizzare l’occhio alla serie che l’ha preceduta. E qui si segnala subito la prima nota dolente di Seven Seconds, serie antologica che non convince e decolla mai veramente. La riproposizione banale di certe dinamiche già viste e troppo abusate rendono il nuovo crime di Netflix per buona parte noioso e poco coinvolgente. Laddove The Killing spiccava per un ritmo lento ma ben equilibrato, forte di un’identità precisa data da una fotografia cupa e da atmosfere plumbee, opprimenti, Seven Seconds manca di tale peculiarità, di uno stile tutto suo, e si limita a raccontare l’ennesimo caso investigativo, tra corruzione, omertà, indifferenza e abuso di potere, aggiungendo ben poco al genere e al ricco panorama seriale attuale.

A soffrire maggiormente è la prima parte dello show, che sbaglia tutto o quasi nella presentazione e costruzione dei personaggi, assolutamente stereotipati. Fa eccezione il detective Rinaldi (interpretato dal bravo Michael Mosley) che, dopo qualche incertezza iniziale, fa sfoggio di una rara onestà e instaura un rapporto padre-figlia molto dolce con una ragazzina ribelle e problematica. Il poliziotto è l’unico che riesce ad appassionare sino alla fine e a spiccare tra personaggi piatti, di difficile comprensione (soprattutto Harper), ambigui o del tutto amorali. Persino gli antagonisti – su tutti, l’agente Diangelo – mostrano subito le corde. La seconda parte presenta dei miglioramenti, seppur con numerose riserve. Per certi versi, la sensazione è che Seven Seconds sia una serie fuori dal tempo, nella forma quanto nel contenuto. Mettere in scena un padre di famiglia che si scandalizza alla scoperta dell’omosessualità del figlio, definito “abominio” e “perverso”, perché incapace di conciliare la fede con la realtà, è alquanto antiquato. Così come la riproposizione di dinamiche machiste, vecchie e stantie.

Certo, nella serie trova spazio l’inevitabile presa di coscienza e ribellione femminile, ma esse finiscono per diventare quasi una scelta obbligata (e prevedibile), e non l’epilogo conseguente a una doverosa riflessione ed evoluzione dei protagonisti. Insomma, è tutto molto abbozzato, accennato (si pensi alle difficoltà dei veterani, alla crisi delle religioni) e mai veramente sviscerato. La situazione migliora, invece, con la rappresentazione dell’attualissima questione razziale – non a caso, l’ispirazione della creatrice viene dalle storie vere degli abusi della polizia contro i ragazzi neri –, questione che corre lungo tutti i dieci episodi che compongono la stagione. Di Seven Seconds alla fine rimangono il movimento Black Lives Matter, l’arringa finale di Harper, l’ironia, l’indignazione e l’umanità di Rinaldi, non sufficienti però a salvare una serie che prova a fare bene ma tentenna, arranca, pasticcia e manca di quell’identità, sensibilità e approfondimento necessari.