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The Guilty

2021
REGIA:
Antoine Fuqua
CAST:
Jake Gyllenhaal (Joe Baylor)
Christina Vidal (sergente Denise Wade)
Adrian Martinez (Manny)

Il nostro giudizio

The Guilty è un film del 2021 diretto da Antoine Fuqua.

Un enorme incendio divampa nelle foreste intorno a Los Angeles. La città si trova in uno stato di emergenza che sta facendo intasare il centralino della polizia. Joe Bayler (Jake Gyllenhaal) è uno degli agenti che prestano servizio telefonico, ma è subito chiaro che non si trova lì per scelta. In tono irritato rimprovera un tossicodipendente che chiama delirante, oppure lascia in sospeso un altro uomo che si è lasciato derubare da una prostituta e non osa più scendere dalla macchina. Joe non fa mistero del fatto che questo lavoro lo annoia e che si sente degno di incarichi più importanti. A quanto pare, però, il suo trasferimento al posto attuale fa parte di una misura punitiva e solo se il procedimento giudiziario, previsto per il giorno successivo, si risolverà a suo favore, potrà tornare al  ruolo originario di investigatore. Poco prima della fine del suo turno, Joe riceve una telefonata drammatica che suggerisce che la donna al telefono sia stata rapita. Per salvare Emily (Riley Keough), il poliziotto farà di tutto coinvolgendo vari dipartimenti di polizia, chiedendo aiuto al suo ex collega e raccogliendo  sempre più dettagli sul luogo in cui si trova la donna, tutto dalla sua postazione computer/telefono. L’ostinazione con cui si tuffa nel lavoro potrebbe essere vista come una vera attenzione verso i suoi “clienti”, ma c’è sempre qualcosa di irritante nel modo di fare di Joe.L’atmosfera in The Guilty di Antoine Fuqua è tesa fin dall’inizio. Joe aggredisce incessantemente i suoi colleghi e sfoga su di loro il suo cattivo umore: ci si aspetta che possa esplodere da un momento all’altro.
Difficile definire il protagonista simpatico, viste la sensazioni di malessere, impazienza e rabbia che provoca. Non è possibile entrare in empatia con lui fino alla fine. Il regista americano Antoine Fuqua, che si è già fatto un nome con diversi thriller d’azione come Training Day (2002), Shooter (2007) o The Equalizer (2014), riesce a creare un disegno a più livelli di questo personaggio su cui è rappresentata l’intera trama e su cui si basa il livello emotivo del film. Per la seconda volta dopo Southpaw (2015) il regista Antoine Fuqua lavora con Jake Gyllenhaal come attore protagonista. Nel remake di The Guilty (2018) del regista svedese-danese Gustav Möller, Gyllenhaal incarna il suo personaggio con una presenza fisica inquietante. Rabbia e disperazione si alternano sul suo volto, i muscoli tesi, sempre pronti a farlo sobbalzare. Solo gradualmente si allenta la pressione che Joe sente sulle sue spalle e che non è solo legata al salvataggio della donna al telefono. Si ipotizza se abbia subito un trauma a causa del fuoco infuriato all’esterno e se la sua asma, testimoniata dal costante uso di un inalatore, ne sia una conseguenza.

Che dire dell’atteggiamento sprezzante della sua ex-moglie, che a quanto pare non vuole venire alla prossima udienza in tribunale? Cosa vuole il misterioso giornalista, che lo chiama più volte e gli chiede del processo?Il titolo del film è da intendersi come emblematico. Chi è veramente colpevole in questa storia e chi non lo è, non è così facile da distinguere come viene suggerito all’inizio. Concetti come verità e percezione si confondono, e allo stesso tempo il dramma offre un esame snervante di temi quali la colpa e l’espiazione. Lo spettatore è costretto a prendere posizione, a mettersi in gioco, e non può contare sulla soluzione di un conflitto morale. The Guilty sviluppa il suo potere al di là del suo contenuto drammaturgico attraverso una forma precisa e sicura. L’unità di spazio e tempo permette di concentrarsi sull’essenziale, richiedendo solo pochi accorgimenti tecnici. L’immagine, immersa nei toni del nero e del blu, può essere vista in una certa misura come un simbolo dello stato mentale del personaggio principale. Lo stesso vale per il livello sonoro, che funziona con mezzi ugualmente ridotti ma efficaci. Plasmato da fischi, suonerie, rumori che vengono filtrati dalla linea telefonica e voci varie, guida l’azione di Joe, gli riempie la testa, lo fa impazzire e gli permette la necessaria autoriflessione solo quando finalmente tace.