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Supersex

2024
REGIA:
Matteo Rovere, Francesco Carrozzini, Francesca Mazzoleni
CAST:
Alessandro Borghi (Rocco Siffredi)
Jasmine Trinca (Lucia)
Adriano Giannini (Tommaso Tano)

Il nostro giudizio

Supersex è una serie tv del 2024, ideata da Francesca Manieri.

“Tu sei solo carne”, in una delle prime scene di Supersex, serie in sette episodi, in onda su Netflix, è la frase che Rocco Siffredi, durante un furioso amplesso con una hostess del convegno che lo ospita, sussurra alla donna, invitandola successivamente a guardare gli astanti durante l’orgasmo. Cos’è il porno? Semplice congegno per dare sfogo ai propri istinti? Il porno è cinema, vita e morte che fluiscono sul grande o piccolo schermo. Cosa c’è di più vitale e allo stesso tempo di mortifero del sesso? Nulla. Due corpi si uniscono, liberi, come vita che pulsa, l’apice della vita fino alla morte suprema, non a caso i francesi definiscono l’orgasmo come “la petite mort”, quel momento in cui, nell’estasi, si resta quasi sospesi tra i due stati, annaspando in un limbo di piacere. Supersex prodotta da Netflix, scritta da Francesca Manieri, diretta da Matteo Rovere, Francesco Carrozzini e Francesca Mazzoleni, si concentra totalmente sulla figura di Rocco Tano, in arte Rocco Siffredi, interpretato magistralmente, in tutto il suo turgore, da Alessandro Borghi, dalla sua infanzia e fino all’incontro con Rosa Caracciolo, sua moglie e amore della sua vita; il rapporto con la famiglia, la sua infanzia a Ortona, poi Parigi, l’amicizia con Moana Pozzi e quella che è stata una scelta di vita, ma soprattutto la declinazione fondamentale del suo essere: il porno. Il sesso e le sue pulsioni sono sempre presenti nella vita del protagonista, sin dalla tenera età, nei vicoli della piccola cittadina abruzzese, attratto dalla figura di Lucia (Jasmine Trinca), la fidanzata del fratello Tommaso (Adriano Giannini), lei è l’eccitazione, del corpo e della mente, colei che fa tremare di sensualità il ragazzino e lo schermo. La modalità del cine-racconto è declinata a favore dell’immagine pura e libera, ben poco viene celato allo spettatore dal punto di vista visivo, come è giusto che sia sempre, ancora di più in questo caso, considerando la materia oggetto della narrazione; si opta per una certa audacia visiva, priva di remore e censure e mai ipocrita o moralista, l’amplesso viene mostrato in tutta la sua feroce anarchia, con incontri, scambi e scene dai set.

Un viaggio che copre quarant’anni, dal 1964 al 2004, le origini modeste della sua famiglia, la “rinascita parigina”, la consacrazione in America, la fama e il successo, mentre intorno il mondo cambia, la paura dell’Aids inizia a mietere vittime anche tra gli attori e le attrici del porno, colpendo perfino una celebrità del settore come John Holmes, ma la società, nonostante il trascorrere degli anni, resta sempre uguale a sé stessa, cieca, chiusa e bigotta. Francesca Manieri tratteggia un Rocco Tano poliedrico, ricco di sfumature, con una scrittura libera che va ad inspessire il personaggio di Siffredi, e riesce a dipingere in maniera accurata e necessaria anche il femminile, con un occhio fine e attento: Sylvie (Jade Pedri) con le sue paure e, allo stesso tempo, l’attrazione verso quel mondo così distante dal suo; Lucia, forse “il sogno” di Rocco, l’origine coubertiana del tutto, che richiama con fermezza e disincanto l’attenzione verso le donne, il loro sentire, la situazione cristallizzata di perenne sottomissione al maschile, ma è proprio lei ad avvertire Rocco che la donna non è soltanto oggetto del desiderio ma, al pari degli uomini, è soggetto autodeterminante della propria sessualità e del proprio desiderio, pienamente consapevole di ciò che vuole. Il potere del sesso rende liberi, quel “super potere” scoperto da un Rocco bambino sulle pagine di Supersex, una rivista di fotoromanzi pornografici incentrata sull’omonimo personaggio, interpretato da Gabriel Pontello, che al grido di Ifix-Tcen-Tcen!, dava sfogo proprio a quella “forza superiore”, perché, come sottolinea invece il Rocco adulto, “gli uomini e le donne hanno la dinamite tra le gambe”. Saranno quelle immagini a scrivere il futuro dell’attore.

Si parte sempre dal mistero dell’immagine, capace di raccontare la realtà e la sua astrazione, disegnandone il sogno. Sono, come diceva Jean-Luc Godard, storie del cinema, ma anche di vita, «Storie senza parole. Storie della notte. Sono quasi 50 anni che, al buio, il popolo delle sale brucia l’immaginario per riscaldare il reale. Ora quest’ultimo si vendica e vuole vere lacrime. E vero sangue», e altri liquidi. Supersex è una serie necessaria, infrange tabù, si spinge oltre, concentra il suo focus su un personaggio controverso, ma lo fa con eleganza quasi autoriale, grazie a una messa in scena ricercata, accurata; le riflessioni di Rocco fuori campo sono indagini speculative, il personaggio, nell’iter filmico, compie un percorso di crescita, emozionale e psicologica, una profonda conoscenza di sé stesso, delle sue esigenze, di ciò che realmente vuole. Come afferma Nancy, in uno dei suoi recenti scritti del 2016, Del sesso, “la fellatio, orgia, triolismo, il cliché pornografico si mescola al clichè autorizzato in un crogiolo in cui si dissolvono i generi, i preconcetti, i costumi, i fantasmi del lungo tempo polveroso”, a favore di un corpo erotico pulsante e ardente, come la vita e la morte unite tra loro da un confine talmente sottile da confondersi l’una nell’altra.