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Qualcuno deve morire

2020
Titolo Originale:
Alguien tiene que morir
REGIA:
Manolo Caro
CAST:
Carmen Maura (Amparo Falcón)
Cecilia Suárez (Mina Falcón)
Ernesto Alterio (Gregorio Falcón)

Il nostro giudizio

Qualcuno deve morire è una serie tv del 2020, ideata da Manolo Caro.

Scritta e diretta da Manolo Caro, regista messicano celebre tra le varie opere per la serie The House of Flowers (2018-2020) e il lungometraggio La vida inmoral de la pareja ideal (2016); Qualcuno deve morire è una miniserie di 3 episodi, prodotta e distribuita da Netflix lo scorso 16 ottobre. Ha tutti i toni di un dramma familiare in cui sono visibili le tensioni, i segreti e le morbosità pronte ad esplodere da un momento all’altro. Spagna. Anni 50, periodo franchista. Morale e politica vanno a braccetto, tanto che non è strano assistere ad un sacerdote che fa dei comizi durante il sermone, inneggiando alla Patria: Una. Grande. Libera. Una realtà in cui esistono solo quattro direttive cardine della società: Patria, Famiglie, Fede e Onore e tutta la vita viene scandita da esse. In questo scenario si inserisce la vicenda della famiglia Fàlcon, che decide di richiamare in patria il giovane rampollo erede della fortuna: Gabino (Alejandro Speitzer, già conosciuto in Oscuro desiderio, serie sempre Netflix di Dario Guerra. Il padre (Ernesto Alteiro) ha già combinato per lui un matrimonio con una bellissima ragazza, figlia di un socio d’affari, oltre a trovargli un posto come vice direttore finanziario in una prestigiosa azienda di scarpe.

Ma ovviamente al ragazzo questo non va bene, il suo progetto è girare l’Europa col suo amico ballerino Lazàro (Isaac Hernàndez) arrivato con lui dal Messico e sul quale ben presto vengono spostate le attenzioni di tutti. Da qui comincia il dramma. Qualcuno deve morire è una riflessione sulla condizione sociale tanto della donna che degli omosessuali, all’interno di una società gretta e patriarcale com’è la Spagna post bellica, dove è (quasi) obbligatorio farsi una famiglia, per onorare il sangue e la patria. La donna ha un ruolo ambivalente: all’interno della casa è padrona e schiava allo stesso tempo, subordinata ai canoni della società e alla volontà del marito. I due personaggi femminili: Mina Fàlcon (Cecilia Suàrez) e Amparo Fàlcon (Carmen Maura), rispettivamente moglie e madre del capofamiglia, sono l’emblema di questa bipolarità. La prima vive una situazione al limite della castrazione emotiva; la seconda è una matrona spietata, che non si ferma davanti a nulla pur di portare avanti il nome della dinastia.

La situazione è peggiore se spostiamo lo sguardo su Gabino, il figlio omosessuale, su cui si incentra l’intera vicenda. Attraverso i suoi occhi vediamo la vita di un emarginato, a metà tra un reo e un malato di mente; braccato dalla polizia e rinchiuso in centri di detenzione dov’è sottoposto a violenze e soprusi. L’omosessuale è il portatore di una malattia, che può essere contratta stando a contatto con il portatore ed è per questo che va curata ad ogni modo. Le famiglie che, come la protagonista, nascondono in seno questa tragedia hanno due possibilità: nascondere il malato o denunciarlo. Per questi punti varrebbe la pena di vedere Qualcuno deve morire, oltre alla ottima ricostruzione degli interni, nonostante la solita fotografia che ricorda quella di una telenovela, tipica delle produzioni spagnole e messicane e che come tale si snoda in tutta la vicenda, attraverso tradimenti e vendette. Per il resto, c’è di meglio.