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It – Capitolo 2

2019
Titolo Originale:
It: Chapter Two
REGIA:
Andrès Muschietti
CAST:
James McAvoy (William "Bill" Denbrough)
Jessica Chastain (Beverly "Bev" Marsh)
Bill Skarsgård (Pennywise / It)

Il nostro giudizio

It – Capitolo 2 è un film del 2019, diretto da Andrés Muschietti.

Sono passati ben ventisette anni dalle spaventose peripezie che, gli allora giovani Perdenti, hanno dovuto affrontare. Oggi quei ragazzi sono cresciuti e conducono tutti, chi con più soddisfazioni chi con meno, nuove esistenze lontane da quei vecchi ricordi della loro adolescenza, che sembra abbiano  misteriosamente rimosso e dimenticato. Eppure è bastata la telefonata di Mike, l’unico rimasto a Derry in quanto custode della biblioteca, a richiamare i rimanenti 6 compagni nella temuta cittadina, ricordando loro del vecchio patto d’amicizia siglato col sangue. Gli animi sono contrariati, avviliti, terrorizzati, c’è chi cerca di scappare e chi invece si recide le vene come Stanley; ma una cosa è certa: Pennywise è tornato e sta mietendo vittime su vittime e i Perdenti si dovranno unire una seconda volta per sconfiggere l’entità malefica. L’impresa non sarà semplice ma è il prezzo da pagare per salvare le vite delle nuove generazioni. L’idea di affidare la sceneggiatura del secondo capitolo interamente a Gary Dauberman (The Nun e Annabelle), si è rivelata una scelta insolita e sbagliata perché se quella del primo film, scritta a quattro mani con Cary Fukanaga, era deludente, quella del 2019 è addirittura più mediocre e dozzinale.

Considerato il livello basso di scrittura, lo spettatore durante la visione assiste a scelte scenografiche talmente fuori contesto da risultare inopportune e irritanti, quali bulbi oculari e scarafaggi uscenti da biscotti della fortuna, corpi decrepiti che guidano le macchine e cercano di copulare o addirittura pubblicità prendere vita per inseguire le persone. È incomprensibile il motivo per il quale certe operazioni stilistiche alla Piccoli brividi siano state prese in considerazione e inserite nella storria, perché scadono a malincuore nel trash involontario. La volontà del film di impressionare il pubblico è un po’ confusa: se da una parte la prima vittima e alcuni omicidi perpetuati dal clown rimandano a una modalità di concepire l’horror più classica e vicina allo slasher (per quanto riguarda l’efferatezza e la mostruosità), dall’altra vi è un’intrusione di effetti speciali che rasenta in alcuni punti il demenziale, iniziativa che pone lo spettatore in uno stato di disorientamento (senza dimenticare il tono umoristico aleggiante durante tutta la visione). L’impressione derivante è che la schizofrenica pellicola sia stata girata da più persone, particolare non sempre gradito. Ma i numerosi problemi di It – Capitolo 2 non si concentrano solo sul contesto scenografico e visivo, bensì anche sulla trama. Non è semplice doversi occupare di ben sette protagonisti e successivamente preoccuparsi di inserirne di nuovi, ma come ci insegnava tanto la famosa citazione Less is more di Mies van der Rohe, personaggi come Henry Bowers si poteva anche eliminarli.

È assurdo come a uno dei principali antagonisti del primo capitolo venga riservato, nella seconda parte, uno spazio sì e no di cinque o sei minuti a fronte dei 240 della pellicola, salvo poi toglierlo dalla scena immediatamente. Spostandoci invece su Richie, la sua presunta omosessualità rimane un’incognita irrisolta e dalla quale il film si discosta freddamente, con il timore di doversi impegnare nell’approfondire un tema, ovvero quello dell’omofobia, al quale giustamente l’opinione pubblica odierna è attenta e profondamente interessata. È spiacevole come ciò sia stato presentato all’inizio con la morte di un ragazzo omosessuale nemmeno riesumato.Tirando le somme la pecca più grande di It – Capitolo 2 è una sceneggiatura troppo dozzinale e banale unita a una regia piuttosto ordinaria e poco meticolosa, poiché dall’altra parte James McAvoy nei panni di Bill e Jessica Chastain in quelli di Beverly, donano uno certo spessore ai personaggi, regalando emozioni sopratutto nella parte finale. Il resto del cast, nonostante i grandi nomi, non brilla particolarmente a causa della difficoltà imposta da modesti dialoghi che non hanno incentivato la coesione che ci si sarebbe aspettata dal gruppo dei Perdenti (durante la cena/reunion al ristorante cinese i sei adulti impiegano l’intero pasto per accorgersi dell’assenza di Stanley). Apprezzabile invece il ritmo del film che, nonostante una significativa durata, non annoia, sebbene lasci l’amaro in bocca vista l’attesa che il trailer aveva precedentemente suscitato.