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Cruel Summer

2021
REGIA:
Kellie Cyrus, Alexis Ostrander, Bill Purple, Daniel Willis, Laura Nisbet
CAST:
Olivia Holt (Kate Wallis)
Chiara Aurelia (Jeanette Turner)
Froy Gutierrez (Jamie Henson)

Il nostro giudizio

Cruel Summer è una serie tv del 2021, ideata da Bert V. Royal.

Su estati crudeli la narrativa e la cinematografia americana ci hanno costruito storie e filoni in ogni genere: basti pensare solo a Stephen King e alle disavventure, soprannaturali, orrifiche, generazionali, che i suoi protagonisti adolescenti si trovano ad affrontare in quella finestra temporale in cui la scuola chiude i battenti e le giornate scandiscono il coming of age, dove solitamente irrompe un evento tragico che infligge una cicatrice difficile da rimuovere e spinge violentemente l’adolescente nel cupo mondo degli adulti. La miniserie originale Amazon riprende questo topos narrativo senza cambiarlo di una virgola, aggiungendo il classico sapore nostalgico ambientando il tutto negli anni Novanta, a cavallo tra il 1993, il 1994 e il 1995. Nel 1993 Jeanette Turner (Chiara Aurelia) è una studentessa nerd che sogna di poter essere amica della bellissima e amata da tutti Kate Wallis (Olivia Holt). I suoi goffi tentativi di approcciare la ragazza vengono resi difficili dalla distanza classista – Jeanette viene tirata via dai suoi amici nerd, mentre la madre di Kate ne osteggia la frequentazione ritenendola non degna del loro ceto. Ma soprattutto, Kate, un giorno di estate, scompare.

Un anno dopo, quando la ragazza è ormai ritenuta morta, Jeanette ne ha praticamente preso il posto: ha abbandonato il suo gruppo di nerd per frequentare le amiche cool di Kate, esce con l’ex ragazzo di lei, ha slegato le trecce e rimosso l’apparecchio ortodontico per acquisire un look più deciso e adulto. Kate però viene ritrovata viva e vegeta, pur traumatizzata dalla lunga prigionia nella cantina di un maniaco. Il colpo di scena si svela però in una trasmissione televisiva in cui Kate è invitata e dove accusa in diretta Jeanette di averla vista durante la sua prigionia e di aver fatto finta di niente. Un anno dopo Jeanette è sull’orlo del disastro sociale: persino il padre le rivolge appena la parola e la sua unica speranza è una denuncia per diffamazione ai danni di Kate. Le vicende di ogni anno, raccontate parallelamente con frequenti – e talvolta pleonastiche – assonanze, si dipanano puntata per puntata in rivoli e risvolti inaspettati, che abilmente cambiano le posizioni nella scacchiera dei due poli della vicenda. Ogni anno è riconoscibile dai cambi di look dei personaggi, dall’utilizzo frequente di hit musicali dell’epoca – senza però sfruttare l’arma della nostalgia, come serie similari fanno con gli anni Ottanta – e dalla fotografia, calda e luminosa del primo anno fino a generare mano mano in tonalità sempre più fredde e cupe, rispecchiando il mood dello svolgimento della vicenda.

Con Cruel Summer Amazon ha tentato palesemente di crearsi il proprio successo drammatico per teenager, la cui reference immediata è Thirteen, con annessi inferni generazionali, audiocassette, incursioni LBGTQ e didascaliche tirate sulle minacce che possono incombere sull’adolescenza più ingenua – grande risalto viene dato al grooming, la manipolazione psicologica nei confronti di un minore per ottenerne la fiducia e abusarne. Non per questo l’opera perde di efficacia, anzi: la gestione del mistero, con un buon numero di colpi di scena, riesce a catturare l’attenzione fino all’ultima puntata e lo scorrere parallelo della storia su più piani temporali permette di approfondire i personaggi con i chiari e gli scuri, dando la possibilità alle due protagoniste, Chiara Aurelia e Olivia Holt, di interpretare, all’atto finale, tre personaggi diversi, tre sfumature di un percorso di formazione attraverso il sangue e la sofferenza, in un mondo in cui adulti e coetanei si dividono colpe, rimorsi e responsabilità. La chiave di volta, rispetto a opere simili come la sopracitata Thirteen, è che i ruoli di vittima e carnefice assumono contorni ambigui, veicolando messaggi che possono risultare controversi e, per questo, diventare fonte di riflessioni meno banali del solito. Da guardare fino all’ultimo secondo.