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Ares

2020
REGIA:
Giancarlo Sanchez, Michiel ten Horn
CAST:
Jade Olieberg (Rosa Steenwijk)
Tobias Kersloot (Jacob Wessels)
Lisa Smit (Carmen Zwanenburg)

Il nostro giudizio

Ares è una serie tv del 2020, ideata da Pieter Kuijpers, Iris Otten e Sander van Meurs.

Amsterdam. Rosa Steenwijk, studente del primo anno di medicina, esce una sera con l’amico di lunga data Jakob Wessels, il quale dopo un periodo di inspiegata assenza, la invita a cena e le rivela la società segreta a cui è affiliato. Un carattere ambizioso e risoluto unito a una situazione familiare drammatica, spingono la giovane a incontrare alcuni novizi e successivamente ad accettare di sottoporsi al rito iniziatorio con il quale il gruppo esclusivo chiamato Ares prepara giovani universitari a partecipare del futuro dei Paesi Bassi. L’atteggiamento titubante e intimorito di Jakob, però, desta sospetti ai quali Ares decide di porre rimedio. L’atteggiamento inquisitorio e occulto dei suoi membri lascia Rosa perplessa ma al contempo la sprona a scoprire la verità circa Beal, l’essenza maligna nascosta nelle catacombe. A febbraio 2019 fu annunciata una serie tv composta da otto episodi, una produzione olandese con i diritti acquistati da Netflix. I produttori Pieter Kuijpers, Iris Otten and Sander van Meurs presero l’incarico di rappresentare la loro nazione in un panorama, quello dell’horror, nel quale, tolta la parentesi di The Human Centipede, non ha ancora contribuito in modo rilevante. Interamente inscenato nella capitale, Ares si avvale di scenografie impressionanti e ricercate tra le quali va citato il Rijksmuseum e il Koninklijk Instituut voor de Tropen. La regia è affidata a Giancarlo Sanchez e Michiel ten Horn, i quali, nonostante si tratti della prima vera esperienza professionale, hanno diretto eccellentemente gli episodi..

Abilità non riscontrabile nella scrittura che, nonostante l’originalità, cade talvolta in negligenze narrative banalmente intuitive. La breve durata degli episodi, circa venticinque minuti cadauno, rileva una partenza in medias res  capace di catturare sufficientemente l’attenzione dello spettatore tra gli affascinanti interni del Rijksmuseum e l’intrigante simbolismo che si cela dietro il dipinto “Il cigno minacciato” di Jan Asselyn. Si intuisce fin da subito che Ares si colloca a metà tra l’horror e la fiaba noir, più tendente verso quest’ultima nonostante non vengano disdegnati certi momenti splatter. La sceneggiatura pecca di puerilità e inesperienza perché la convincente partenza viene osteggiata da una scrittura che dimentica precocemente le reali motivazioni per le quali Rosa sceglie di aderire alla società segreta: l’oppressione dell’ambiente familiare e la voglia di proiettarsi in una dimensione sociale differente da quella domestica. Il copione segue meticolosamente l’ascesa di Rosa ai vertici della società segreta, focalizzando l’attenzione pressoché esclusivamente sulla giovane, omettendo i suoi genitori salvo riesumandoli faticosamente negli ultimi due episodi; al contrario, è percepita una tendenza a far quadrare i conti lanciando sulla scena personaggi che intralcino o fiancheggino la giovane senza menzionare alcunché circa il rispettivo background. La pecca più grossa di Ares è questa ellitticità della sceneggiatura, dove il fuoco è Rosa e attorno a lei girano sulla traiettoria tanti personaggi di contorno.

Se la sceneggiatura pecca di ingenuità narrativa, la regia e la fotografia, invece, si caratterizzano per una spiccata professionalità. Aiutata da una, anzi più scenografie meravigliose, la direzione vanta ottimi primi piani nei quali si evidenzia una certa sintonia e complementarità con una fotografia limpida e attenta a enfatizzare i cromatismi più freddi in maniera tale da trasmettere e accentuare l’atmosfera lugubre e sinistra che permea tutti gli episodi. Il cast di attori, nonostante la giovane età e nonostante Ares rappresenti per loro la prima vera esperienza professionale, si è comportato ottimamente sul set. Ottime le prove di Jade Olieberg (Rosa), Tobias Kersloot (Jakob) e Lisa Smit (Carmen), la cui recitazione grazie all’adeguata disinvoltura, dona spessore alla serie, complice forse il fatto che sono gli unici tre personaggi concretamente tratteggiati. Concludendo, Ares si avvale di una trama che riecheggia motivi grotteschi e la vena sovrannaturale di una fiaba noir, ma nel contempo opta per un repertorio horror classico con un certo gusto per lo splatter: elementi, questi, che una volta messi insieme possono suscitare forte interesse per gli amanti del genere e pure per i neofiti. Se poi si considera che la prova attoriale e la regia sono degne di menzione, allora si potrebbe ingenuamente affermare che questa produzione olandese possa competere con i migliori lavori del panorama horror contemporaneo. Verosimilmente, non si colloca né tra i migliori né tra i peggiori, il coraggio e il buon lavoro che vi sono dietro vanno sempre apprezzati, tuttavia un consiglio sarebbe stato quello di lasciar “decantare” la storyline di modo che prosegui da sola senza dover nervosamente intervenire per accorciare e ridurre il metraggio ai minimi sindacali.