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Don’t Look Up

2021
REGIA:
Adam McKay
CAST:
Leonardo DiCaprio (dott. Randall Mindy)
Jennifer Lawrence (dott.ssa Kate Dibiasky)
Rob Morgan (dott. Clayton "Teddy" Oglethorpe)

Il nostro giudizio

Don’t Look Up è un film diretto da Adam McKay, uscito nel 2021

Immaginate di avere le competenze per capire che un asteroide sta per schiantarsi sulla Terra, su questa Terra al giorno d’oggi, al tempo dei social, i meme, i politici come Donald Trump e Vladimir Putin, i guru spirituali tipo Steve Jobs ed Elon Musk, i muta-vip idolatrati come i Ferragnez. Immaginate di dover dire, proprio voi, a questo strano mondo che tutto sta per finire… Provateci e scoprirete quanto anche la più immane tragedia e l’essere umano più onesto e umile, portatore qualificato di sventura, vale a dire voi stessi in questo ideale prospetto, sarà trasformato nell’ennesimo numero di un circo infinito, dove tutto ciò che entra nel cuore malato delle cose diventa finto, vile, folle ma estremamente brillante, carino e soprattutto avido. Don’t Look Up non è la manna dei resistenti. Ci lavorano dei grossi divi cinematografici, nella consueta vacanza sottopagata per rimpinguare un po’ la propria coscienza di ricconi. Lo produce la Paramount e lo distribuisce Netflix, vale a dire due grosse compagnie industriali che mirano soltanto al profitto. Lo dirige un certo Adam McKay, il quale prima di mettere le mani su questo enorme squalo satirico dell’attuale mondialemia, ha pescato nei laghetti sicuri delle serie TV fighe e di produzioni patinate da tubo catatodico. Quindi non stiamo parlando di una nuova Hollywood che prende a morsi i vecchi polpacci rugosi della Statua della Libertà. Però bisogna ammetterlo, Don’t Look Up è la più cazzuta presa per il culo dell’Impero occidentale che sia stata realizzata dai tempi di Joe Dante e La Seconda Guerra Civile Americana.

Il film di McKay sbatte di petto tutta la paccottiglia mass-mediota e lo fa in modo così eloquente da persuadere anche lo spettatore più abulico che, nonostante le simpatie celesti, la tecno-evoluzione, il transumanesimo e la nuova avanzata spirituale, il genere umano meriti di fare una bruttissima fine. E non è facile ribattere su un quadro tanto desolante. Si può dire che gli americani siano i soliti bambinoni, e che pure nei momenti più corrosivi della propria creatività, finiscano per ricondurre le cose ai bei vecchi tempi, quando quattro paciose ugole scoperte da Duke Ellington, gorgeggiavano nella penombra di una gigantesca Ford sull’onore e la generosità dei soldati americani nella WWII, ma è solo un momento di decelerazione, un tributo cromosomico a una cultura narcisista che pure nel martirio non dimentica lo stile e l’epica. Sarebbe superfluo menzionare le grandi prove d’attore, il ritmo scosceso, la presa sicura e tenace di Adam McKay sui vostri coglioni, che stringe fino a lasciarvi completamente senza fiato dopo più di due ore di dialoghi strepitosi, battute indimenticabili, sangue, sudore e lacrime di qualità altissima. Sarebbe superfluo perché è la cosa più scontata. Un film come questo deve avere un motore potente e in grado di raggiungere il massimo dei giri per arrivare a destinazione e non perdersi a metà strada come un’utilitaria qualsiasi. La cosa che davvero rende Don’t Look Up un film memorabile e di cui parleremo ancora tra vent’anni è ben altra. Questo film sembra stato ideato dopo ma nasce ben prima del Covid. La realizzazione è slittata di un anno a causa della pandemia, ma la pre-produzione precede il 2020. E quello che mostra (se al posto dell’Asteroide mettiamo un virus pandemico letale) è esattamente ciò che tutti noi abbiamo vissuto e stiamo ancora vivendo.

Intorno alla meteora in arrivo, che ormai sembra talmente fuori moda in termini di soggetti apocalittici, c’è tutto quello che vediamo: un popolo diviso in due, la politica che prende il controllo della situazione e la Scienza che diventa zimbello della politica, i negazionisti e i cospiratori, lo smantellatore memetico, la febbre da apparizioni televisive e soprattutto l’incapacità di comunicare tra uomini. Don’t Look Up dice e lo mostra anche per bene, quanto alla base dei misteri, delle strane sensazioni, del senso di minaccia che arriva dall’alto e dell’atmosfera manipolatoria generale, non sia frutto del volere di un ente malvagio e affamato pronto a buttarci sulla graticola per nutrire qualche antica divinità sotterranea. I divoratori stanno dentro le loro pance e anche le nostre. C’è solo tanta incapacità, per non dire in certi casi pura inettitudine, alla guida del mondo. Il Presidente degli Stati Uniti, anzi, LA Presidente, è corrotta, distratta, esaurita e meschina, tanto per sfatare il mito che le quote rosa possano aggiungere al marcimonio tra umanità e potere qualcosa di diverso solo perché pisciano da sedute e non in piedi, ma è troppo facile dare la colpa a lei e al figlio cinico e viziato, presidente di Gabinetto. Loro rappresentano il peggio di tutti noi. Film così, anche riusciti così, non cambieranno nulla lì fuori. Siamo troppo adulti per credere ancora una cosa del genere. Almeno però rifocilleranno un po’ le cervella illipidite dei milioni di esseri intelligenti e arresi che veleggiano sulla fine del mondo dal puzzolente divano di casa, nello streaming of Consciousness di infinite stagioni della solita sbobba narrativa.