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Fino all’ultimo indizio

2021
Titolo Originale:
The Little Things
REGIA:
John Lee Hancock
CAST:
Denzel Washington (vice sceriffo Joe "Deke" Deacon)
Rami Malek (detective Jim "Jimmy" Baxter)
Jared Leto (Albert Sparma)

Il nostro giudizio

Fino all’ultimo indizio è un film del 2021, diretto da John Lee Hancock.

L’anedottica sul film racconta che l’autore John Lee Hancock avesse ultimato lo script di Fino all’ultimo indizio  nei primi anni Novanta, anticipando curiosamente molte delle idee e delle suggestioni che poi trovarono la loro realizzazione in Seven di David Fincher. Tuttavia, il film, rimase invece chiuso in un cassetto, proposto a più riprese a diversi registi – Steven Spielberg, Clint Eastwood, Danny de Vito e Warren Beatty – senza però arrivare mai alla luce verde, destinato apparentemente a rimanere nel limbo delle storie incompiute, trasmutatesi nella carta e mai germogliate sullo schermo. Su pressioni di diversi amici, tra cui Brian Helgeland che di noir se ne intende, Hancock riprende lo script a distanza di quasi trent’anni per proporre un nuovo progetto alla piattaforma Netflix, soddisfatta del risultato dell’ultimo film di Hancock, The Highwaymen con Kevin Costner. La sceneggiatura di Hancock è però sotto il vincolo contrattuale della Warner Bros, che con grande sorpresa dell’autore non gli concede la possibilità di realizzare lo script con il colosso dello streaming, ma decide di produrlo con un budget sostanzioso, necessario per ingaggiare tre grosse star come Denzel Washington, Rami Malek e Jared Leto: un’abbondanza ai limiti dell’esagerazione che però avrebbe meritato ben altre circostanze.

Perché se nei primi anni Novanta un noir del genere avrebbe potuto funzionare, con un approccio ai tempi innovativo dello schema del buddy cop, nel 2021 si rivela soltanto un film fuori tempo massimo e superato da decine di storie criminali viste sul grande e sul piccolo schermo, dal già citato Seven a serie come True Detective. Le intuizioni interessanti però non mancano. A 28 anni dalla stesura dello script, Hancock sceglie di non aggiornarlo e di mantenere intatta l’ambientazione del 1990, mettendo in scena un’indagine, scevra dalle tecnologie digitali e dalle procedure forensi di un qualunque episodio di CSI, in cui il massimo del progresso tecnologico a supporto della detection è limitato al confronto delle impronte digitali. Il caso coinvolge un serial killer di donne di bell’aspetto e una coppia di detective che in tempi diversi sono rimasti letteralmente invischiati dalla tela di questo male. Il primo, Joe Deacon (Denzel Washington), è vicesceriffo della contea di Kern e ha abbandonato il suo ruolo di detective della Omicidi proprio in seguito alle indagini sul maniaco. Un evento fortuito lo porta a far visita ai suoi ex colleghi e a fare conoscenza di Jim Baxter (Rami Malek), suo sostituto e anch’egli impegnato nella ricerca del colpevole. La possibilità di chiudere questo conto con il passato spinge Deacon e Baxter a unire i propri talenti e intuizioni, giungendo a un sospettato, Albert Sparma (Jared Leto) che li condurrà ai limiti della propria morale.

Intorno a questo trio ruota l’intera storia, che abdica velocemente al normale racconto criminale per entrare diritto nello scavo psicologico: dell’indagine in sé ci viene raccontato poco, perché di essa poco importa. Il fulcro, il selling point della vicenda è l’ossessione dei due detective che li fa entrare subito in sintonia, forzando gli stereotipi del buddy cop, perché legati senza saperlo al medesimo destino: rincorrere una chimera, una rappresentazione come altre del male per poter chiudere un cerchio, il proprio, non quello della giustizia, e finendo, inevitabilmente, per essere trascinati dalla follia di un presunto colpevole, che Jared Leto tratteggia con un’interpretazione cauta e sotto le righe e, per questo, inquietante. Ma una storia del genere, che si regge interamente sulla capacità degli attori di far uscire il proprio personaggio dalle sfumature – e Fino all’ultimo indizio ha come spina dorsale il dettaglio, le piccole cose del titolo originale – cade facilmente quando chi la interpreta non è in stato di grazia. Se Leto si conferma uno dei più abili attori americani sul mercato, Rami Malek rappresenta una cocente delusione, incapace di dare nerbo ed empatia al proprio personaggio, mentre Denzel Washington interpreta, egregiamente e stancamente, un personaggio interpretato altre centinaia di volte, solo con i capelli bianchi. Se la gamba della recitazione traballa e il resto è un noir dall’andamento innocuo, privo di scossoni se non quelli che coinvolgono i due protagonisti, allora sarebbe meglio che certi script rimanessero per sempre chiusi nel buio del cassetto.