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Outside the Wire

2021
REGIA:
Mikael Håfström
CAST:
Anthony Mackie (capitano Leo)
Damson Idris (tenente Thomas Harp)
Emily Beecham (Parker)

Il nostro giudizio

Outside the Wire è un film del 2021 diretto da Mikael Håfström.

Outside the Wire ha una peculiarità. Uno dei due autori dello script, Rob Yescombe, è sceneggiatore di videogame. Questo suggerisce qualche riflessione su come i due mondi, i giochi e il cinema, ormai siano sempre più vicini, nel bene e nel male. L’altro writer, Rowan Athale è un normale sceneggiatore con un curriculum corto e senza titoli noti. Lui e Yescombe non sono una coppia di scrittori collaudata ma un duo assemblato dalla produzione, forse sono le classiche firme che si avvicendano nel tentativo di raddrizzare un progetto zoppicante che in realtà appare come un brillante crossover tra fantascienza e guerra. Mikael Håfström, regista tra le altre cose del possession movie Il rito con Anthony Hopkins, ha buon mestiere e realizza un maxi-movie spassoso, pieno di ritmo, colpi di scena, e purtroppo anche valanghe di retorica antimilitarista e i soliti effetti speciali imbarazzanti: i giganteschi droni bombardieri e i soldati robot in stile Robocop sono le solite pacchianate in CGI; si vede che è tutto finto e questo succede spesso, quando non ci si regola e si vuol mostrare tutto a ogni costo. Anche in Outside The Wire, bisogna registrare l’andazzo ipocrita con cui si sta cercando di livellare la presenza di neri e bianchi nel cinema pop-corn.

Il film di Håfström cerca di fare i conti con questa manipolazione positiva che Hollywood sta inscenando da un po’ di tempo, che altro non è, se non la patetica creazione di una realtà fittizia ideale, all’insegna dell’integrazione e la tolleranza, nella speranza che la fiction influenzi e plasmi la vera realtà dell’America, fatta di ben altro. Il risultato è che ci si allontana sempre più dal vero e lo si seppellisce sotto una montagna di cazzate, ancor più fasulle e irritanti del CGI. Qui la metafora razziale è fin troppo chiara: c’è un cyborg perfettamente umanizzato che comanda un soldato umano con difficoltà di seguire gli schemi militari. Il primo è il segretissimo progetto di biotecnologia avanzatissima. Il secondo è solo un militare in gamba che però non sa stare al suo posto. La strana coppia duella, si allea e si respinge. Tutto come vuole la tradizione. A un certo punto però l’uomo-soldato (Damson Idris) si sente domandare dalla macchina-soldato (Anthony Mackie) perché secondo lui le abbiano dato l’aspetto di un nero, così lontano dal classico maschio americano slavato, il fisico atletico e gli occhi azzurri. Il superiore-robot offre una risposta abbastanza prevedibile alla sua stessa domanda: è una “manipolazione”, e spiega: “Il mio corpo/Involucro grida Stati Uniti ma la mia faccia rappresenta neutralità”. Neutralità è un obiettivo che sa quasi di comunismo. Si punta alla neutralità progressista in un paese votato all’individualismo più sfrenato e al cannibalismo tra razze su cui si fonda l’America?

Incredibile, così come la panzana del bianco slavato col fisico atletico e gli occhi chiari, che dovrebbe rispondere al modello del tipico “american guy”, anche se ormai lo sanno pure i sassi che il medio americano è un obeso che si aggira nei supermercati, tra il reparto di bibite gassate e di cibo in scatola, in sella a un motorino, con fucile a tracolla e scarse idee nel cranio, ma profondamente razziste. Outside the Wire è un film fantascientifico e in quanto tale dipinge un mondo che non c’è, quello presente, aggiungendo elementi forse assai più probabili a quello futuro: i droni sostituiranno gli uomini in battaglia, eccome, le città saranno bombardate comodamente da una base nel deserto, aerei vuoti che fanno cadere missili su città piene di donne e bambini. Per quanto ne sappiamo, queste cose accadono già adesso, al riparo dall’informazione, nelle missioni di pace in cui l’America massacra i nemici nelle culle. In Outside the Wire viene fuori anche un altro assunto deprimente: gli U.S.A. hanno ancora una paura fottuta dei comunisti con le armi nucleari. Nel film li si chiamano terroristi ma sono ucraini con i missili dell’ex Unione sovietica, quindi fate un po’ voi. In conclusione Håfström realizza un prodotto iperattivo con didascalie progressiste, un bong burger nutriente come una bevanda proteica.