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L’occhio del male

2020
Titolo Originale:
Evil Eye
REGIA:
Elan and Rajeev Dassani
CAST:
Sarita Choudhury (Usha Kharti)
Sunita Mani (Pallavi Kharti)
Omar Maskati (Sandeep)

Il nostro giudizio

L’occhio del male è un film del 2020, diretto da Elan and Rajeev Dassani.

“Proteggi mia figlia dall’occhio del male affinché si sposi” – Sappiamo come funzionano gli horror. O meglio, conosciamo tutta la schiera di interpretazioni reazionarie che secondo qualche illustre critico si celano dietro molti degli horror più amati. La bambina de L’esorcista simboleggiava il cambiamento giovanile in seno alla famiglia. L’esorcismo, tra preti e psicologi, ricondurrebbe Regan McNeal tra le braccia della propria mamma, liberandola dai demoni della controcultura. I cannibali di Non aprite quella porta rappresentavano la crisi dell’Istituzione famigliare. Le ragazzine di L’ultima casa a sinistra finivano per trovare il lupo cattivo andando in giro da sole, in minigonna, in cerca di erba e sballi facili. Ed è tutto vero. L’horror è evasione ma anche repressione. I titoli che cominciano con Non…, di cui sono stati pieni i cataloghi di distribuzione degli anni 70-80, rappresentano alla perfezione la funzionalità del cinema dell’orrore a livello sociale. Ma prima di usare questo spazio per imbastire un piccolo saggio non richiesto e nemmeno tanto necessario, stringiamo subito l’analisi su L’occhio del male. Il film di Elan Dassani ci chiarisce un fatto: l’horror è alleato dei nostri genitori, ma non perché spesso sembra creato come esemplificante manovra repressiva rivolta ai giovani che si ribellano ai precetti famigliari, che si allontanano dalla strada vecchia e sicura per la nuova, incerta e che taglia nel bosco, l’horror è infatti, in tutto e per tutto, l’evoluzione della vecchia fiaba.

Le fiabe non servono solo a mettere in guardia i bambini dal lupo cattivo. Ce ne sono che parlano di genitori senza cuore, assassini o che abbandonano i propri figli, ma per quanto riusciamo a non capacitarcene, le fiabe non fanno paura ai nostri figli. Dopo aver conosciuto la strega di Hansel e Gretel, i bimbi dormono tranquilli perché lei è finita nel forno ed è morta. Questo perché le fiabe comunicano ai nostri figli delle cose che a noi non comunicano più. Li aiutano a capire che possono cavarsela nella vita, nonostante siano piccoli come un pollice, usando l’astuzia. Ecco perché la parabola fin troppo didascalica di L’occhio del male non va presa come una ridicola strizzatona d’occhio ai precetti materni (Sarita Choudhury) contro le ingenue ribellioni giovanili (Sanita Mani). Allora, in Evil Eye c’è di mezzo la cultura indiana ma ripassata nella padella della Blumhouse, quindi immaginate una cosa molto alla buona. Una famiglia divisa tra due paesi: India e Stati Uniti. I genitori sono in patria e la figlia in America. La madre insiste affinché Pallavi si sposi prima del ventinovesimo anno di età, perché secondo una serie di oracoli e visioni che lei conosce e ha avuto, altrimenti sono guai.

La donna le procura fidanzati potenziali e appuntamenti combinati, nonostante la grande distanza, nella speranza che la figliola, residente a New Orleans, abbia un buon matrimonio con un uomo indiano al più presto. Potrebbe essere materiale per una commedia ma state in guardia. Pallavi si imbatte in un giovane ricco di fascino. È indiano, ricco e bello ma… Al di là delle teoriche dinamiche concettuali di un horror, il film di Dassani ci offre la possibilità di riflettere sui rapporti di coppia e sull’alternarsi continuo di luci e ombre, anime ed ego. Una mano sulla pelle dell’altro, nonostante lei lo abbia incontrato due settimane prima, comunica al cuore un’appartenenza atavica, ma improvvise lacrime nel buio rivelano che c’è sempre un abisso intorno a due spiriti che si avvicinano. Purtroppo la storia non si limita a essere una parabola sullo stalking in salsa Masala, ma ci aggiunge l’elemento soprannaturale, portando la questione nel bacino di utenza delle anime trasmigranti. L’occhio del male sembra dirci che purtroppo i problemi di rabbia, se non curati da un bravo terapista, permangono oltre la reincarnazione.