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Souls

2018
Titolo Originale:
Souls
REGIA:
Michele Digeronimo
CAST:
Marina Loi
Luisanna Ciuti
Alessandro Sardelli

Il nostro giudizio

Souls è un cortometraggio del 2018, diretto da Michele Digeronimo

Marina Loi giace distesa su una spiaggia. Vestita. Gonna corta e stivali. Non è morta ma pensa e in voice over parla a se stessa di qualcuno che le fece qualcosa di bruttissimo che lei, col tempo, ha voluto dimenticare. La sabbia, il sole, il mare, il vento, la solitudine. L’energia dell’immanenza naturale balza fuori in armi, subito, dal prologo, dà la cifra, orienta. Souls ha, infatti, una grande fotografia, di Bruno Cascio, che è inevitabile faccia la differenza. E la fa. Subito. Così come fa subito la differenza l’azione: una silhouette arriva alle spalle della donna sulla spiaggia e, al ralenti, la strappa fuori dall’inquadratura. E anche questo rende evidente che la forza d’urto del corto che sfora quasi nel medio (26 minuti) sarà fuori del comune. Lo sarà, in effetti. Quella vittima rapita e gettata in un luogo chiuso è ancora la Loi ma alla stesso tempo non lo è: Luisanna Ciuti si chiama la bellissima copia carbone dell’attrice con vent’anni di meno. Lei è ora alla mercé di un sequestratore che è una forma nera e che parla con un messaggio registrato, promettendo al suo olocausto cose tremende. Luisanna è già in catene, nel buio, e urla. Ma è inutile…

Marina Loi, già attrice divorata dagli zombi filippini per Fulci, già demone urlante nel secondo dei film di Lamberto Bava, già interprete di culto per Sergio Sollima, presentatrice, sceneggiatrice e autrice, ha pensato e realizzato in tempi record questo corto che si incunea nel varco aperto dai dibattiti sulla violenza contro le donne, immaginando una storia di incroci fantastici, nel senso di “fantastique”, e di “doppi”. Un confronto con la forza bruta e irriflessa di un carnefice che ha il volto e la voce di Alessandro Sardelli, già visto e segnalato nella Macchinazione di David Grieco La Ciuti ha a che fare col mostro, dentro le mura del carcere. Mentre, fuori, la Loi insegue una ragazza in sottoveste, Elena Ferrantini (fisicamente magnifica e in grande lancio, vista in Genitori vs Figli e Questo nostro grande amore), che sembra volerla guidare da qualche parte. Ma Elena è, al contempo, la seconda vittima che il torturatore e stupratore ha sequestrato e  incatenato nel suo antro, accanto a Luisanna…

Souls evolve in modo imprevedibile e non va detto come, in epilogo, tutti i nodi vengano al pettine. Certo, è un bello schiaffo. La Loi, con una macchina artistica e tecnica messa a punto perfettamente, dalla regia di Michele Digeronimo, al montaggio di Marco Langatta, alla musica di Paolo Casalini – degli interpreti si è detto, cui va aggiunta Margherita Carlini, criminologa prestata alla recitazione che fa la donna del mostro –, ha tirato fuori questa splendida mezzora che non solo sarebbe piaciuta al suo mentore Lucio Fulci (il corto non manca di crudezze che il buon Lucio avrebbe benedetto) ma rappresenta, finalmente, un upgrade rispetto alla media degli shorts piatti e poverelli che si vedono in giro. La forma è lussuosa e fa la differenza. Eccome, se la fa. I fans della “divina” Loi, che sono molti, hanno pane per i loro denti: ieratica e carismatica, la ex Carol di Zombi 3 ci offre anche un paio di folgoranti uscite destinate a diventare cult che scoprirete solo ascoltandole in Souls. Prodotto da Leonello Fontana, è nell’aria che ci possa essere un’evoluzione in un lungo. E sarebbe anche nei nostri voti.