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Voyagers

2021
REGIA:
Neil Burger
CAST:
Tye Sheridan (Christopher)
Lily-Rose Depp (Sela)
Fionn Whitehead (Zac)

Il nostro giudizio

Voyagers è un film del 2021, diretto da  Neil Burger.

Un grande merito della fantascienza è possedere il dono innato di celare diversi livelli di lettura dietro la superficie della fabula. Non ci si riferisce banalmente solo al messaggio che gli autori di un film o di un romanzo veicolano tra le righe della storie, bensì all’humus di sensazioni che inconsapevolmente fuoriesce dal momento storico in cui l’opera viene realizzata. Non è neanche da sottovalutare la sensibilità e la percezione del pubblico filtrata dagli umori del presente che, tra pandemie e cassandre catastrofiche, ritrova sullo schermo (grande per gli Stati Uniti, solo casalingo per molti paesi europei grazie alla piattaforma Prime Video) un riadattamento del Il signore delle mosche di William Golding che, pur a distanza di più di sessant’anni dalla sua pubblicazione, spiazza per capacità di leggere e metaforizzare la natura umana. Lo sceneggiatore e regista Neil Burger, che già ha dato un contributo alla fantascienza distopica nel 2014 con il primo capitolo della saga di Divergent, ritorna al filone Young adult che sembrava essersi spento negli ultimi anni e con Voyagers mette in scena un thriller futuristico su un gruppo di adolescenti spediti nella galassia per dare un futuro alla razza umana. Nel futuro prossimo immaginato dal film, la Terra sta infatti soccombendo al cambiamento climatico e l’unica possibilità di sopravvivenza, come da copione della fantascienza più recente (tra gli altri, The Midnight Sky, Breach o Oxygen, per rimanere alle opere più recenti), si trova nello spazio, in un pianeta da colonizzare, un altrove idilliaco dove ogni errore umano del passato può essere resettato per ricominciare da zero.

Il viaggio però richiede circa 86 anni e in quel lungo lasso di tempo tutto può accadere. Gli elementi che tengono sotto controllo i viaggiatori nello spazio sono la guida adulta di Richard (Colin Farrell), addestratore dei ragazzi sulla terraferma, e un liquido blu regolarmente somministrato e spacciato per un concentrato di vitamine. Gli adolescenti sono perfettamente ligi e ammaestrati, possiedono competenze fuori dal comune e non ci mettono molto a scoprire che lo sciroppo blu altro non è che un inibitore della libido (e una metafora dell’oppio dei popoli, qualsiasi cosa si celi dietro questa definizione) allo scopo di controllarne gli impulsi più istintivi e tenerli a freno. Il rifiuto di bere la sostanza provoca nel gruppo una lenta ma inesorabile discesa dapprima nei meandri delle tempeste ormonali, successivamente nelle brame di potere, di prevaricazione verso il prossimo e persino nell’omicidio. La dinamica parabolica è palesemente mutuata dal già menzionato Il signore delle mosche, con il tentativo di autogoverno, gli scismi, la degradazione verso gli stimoli primordiali, ma si arricchisce di sfumature e di significati che molto hanno a che fare con la nostra contemporaneità e che toccano temi sensibili come la politica sovranista, le fake news, il ricorso al nemico invisibile per indirizzare le masse.

A chi ha vissuto una fase storica come quella di Trump negli Stati Uniti non può non saltare all’occhio l’approccio politico, oltre a quello sociologico, in cui viene inquadrato l’intero episodio riguardante una supposta presenza aliena che dall’esterno si sarebbe intrufolata per minacciare la serenità del branco e che racconta in maniera essenziale i metodi della politica dello stomaco. Il risultato non è comunque appesantito, bensì arricchito: la tensione claustrofobica all’interno dell’astronave è perenne e ben gestita, così come angosciante è la lotta tra la fazione razionale capitanata da Chris (Tye Sheridan) e il medico di bordo Selma (Lily-Rose Depp, figlia di Vanessa Paradis e Johnny Depp) e quella più violenta facente capo a Zac (Fionn Whitehead). La regia di Burger si sofferma sapientemente sull’aspetto umano della vicenda, pur non perdendo mai di vista il mood fantascientifico, la vertigine cosmica, l’azione portata avanti per contrasti. Voyagers sarà sicuramente un indicatore futuro, una testimonianza dei giorni nostri ma, al contrario di tante opere che soffrono del didascalismo della fantascienza, ritenuta filosofica, all’atto della loro fruizione, si mantiene nei binari dell’opera di intrattenimento e compensa il pessimismo e la cupezza dello svolgimento con un finale carico di speranza.