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Divergent

2014
Titolo Originale:
Divergent
REGIA:
Neil Burger
CAST:
Shailene Woodley (Beatrice 'Tris' Prior)
Theo James (Tobias "Quattro" Eaton)
Ashley Judd (Natalie Prior)

Il nostro giudizio

Divergent è un film del 2014, diretto da Neil Burger.

Forte dei 56 milioni di dollari incassati nel primo weekend di uscita in America, sbarca in Italia Divergent, la nuova avventura young adult tratta da una saga letteraria di successo.

Come in Hunger Games, la protagonista è una ragazza forte, che abita un mondo distopico in cui una guerra ha trasformato la società. Se in Hunger Games la pace è mantenuta da sadici giochi al massacro, in Divergent si regge su una rigida divisione in fazioni, stabilite dalle inclinazioni individuali.

Scritta da Veronica Roth, la saga letteraria è formata da tre libri – Divergent, Insurgent e Allegiant – che entro il 2016 diventeranno altrettanti film, e si pone come metafora della crescita e della scoperta di sé. La protagonista Beatrice “Tris” Prior, come ci racconta l’immancabile voce fuori campo con spiegone iniziale, sa di dover affrontare a breve il test che le indicherà la fazione di appartenenza, ci racconta di una società dove ognuno conosce il suo ruolo, tutti sanno cosa fare e chi sono, tutti “tranne me”.

Quel “tranne me” è il segreto che ha fatto l’enorme fortuna del genere. L’immedesimazione nel diverso, propria di ogni adolescente, che si sente incompreso pur sentendo di avere un potenziale inespresso che prima o poi lo renderà l’eletto, non importa per cosa.

Da Huckelberry Finn a Harry Potter, passando per Brenda Walsh di Beverly Hills 90210, i protagonisti di questo filone sono sempre outsider con cui empatizzare, personaggi capaci di portare nel loro mondo i lettori/spettatori.

Un pubblico in costante aumento vista la propensione ad allungare l’età adolescenziale all’infinito. La sensazione di diversità provata da Beatrice nasce dal suo essere divergente, ovvero di presentare caratteristiche proprie di ogni fazione: la sagacia degli Eruditi, la generosità degli Abneganti, il coraggio degli Intrepidi, la gentilezza dei Pacifici e l‘onestà dei Candidi.

Ma chi esce dagli schemi è di per sé una minaccia da combattere e per Tris, il nome che sceglie per iniziare la sua nuova vita, comincerà l’avventura della costruzione di sé, passando dal “tranne me” a il “con me”. Se Katniss Everdeen di Hunger Games agisce impulsivamente per salvare la sorella, arrivando a salvare il mondo, a Tris la via della battaglia viene imposta da una sorta di handicap, un pregiudizio da estirpare.

Non a caso Veronica Roth ha scritto Divergent negli anni dell’università, quando il sistema cerca di inquadrare gli individui in ruoli, orari e consuetudini sociali che ingabbiano chiunque dentro schemi predefiniti. Il libro, ingenuo quanto liberatorio (per la scrittrice), lavora a maglie grosse una situazione ben conosciuta oltreoceano, che infatti ha conquistato velocemente adepti e fan. Non stupisce quindi il successo americano.

E il film non è da meno. Neil Burger, mestierante al servizio di un blockbuster annunciato, utilizza la propria propensione all’action per dare ritmo a una vicenda semplice, ingarbugliata dalla necessità di fornire le coordinate del mondo fantaNONscientifico in cui si dipana. C’è il primo amore, ovviamente, ma la carica erotica della storia d’amore tra Tris e Four (?!?) non basta.

C’è la volontà di abbracciare le proprie paure per superarle, il desiderio di sbiadire i confini delle etichette che ci vengono appiccicate dagli altri, ma paradossalmente il film risulta proprio schematico e a tratti involontariamente comico. E non aiuta il lavoro di scenografi e costumisti, che ingabbiano la vicenda tra simboli e divise. Hanger Games ha gli stessi problemi, ma può contare sul carisma naturale e la forza interiore di Jennifer Lawrence. Shailene Woodley e Theo James sono belli e ce la mettono tutta, ma il confronto è impari.

Un guizzo lo dona una finalmente cattiva e bidimensionale Kate Winslet, ma usata più per il côté da star che non per la presenza scenica. «La fazione prima del sangue», dice il mantra di saga. E forse i realizzatori non hanno capito che non andava preso alla lettera.