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Una notte violenta e silenziosa

2022
Titolo Originale:
Violent Night
REGIA:
Tommy Wirkola
CAST:
David Harbour (Babbo Natale)
John Leguizamo (Jimmy)
Alex Hassell (Jason Lightstone)

Il nostro giudizio

Una notte violenta e silenziosa è un film del 2022, diretto da Tommy Wirkola.

Il primo grande trauma di ogni essere umano non è, come si potrebbe pensare, il fatto stesso di venire al mondo, quanto piuttosto la scioccante presa di coscienza che, SPOILER ALERT, quel buontempone di Babbo Natale, udite udite, semplicemente non esiste. Si amici cari, volenti o nolenti tocca purtroppo farsene una ragione: il rubizzo vecchietto dalla bianca barbona e di rosso vestito, gran dispensatore di gioia e regali, altro non è se non una sfacciata fake news confezionata e infiocchettata ad uso e consumo dello spietato capitalismo occidentale. Ma siamo proprio sicuri? Beh, se provate a chiedere a quel folle di Tommy Wirkola lui vi dirà che, si, il beneamato Santa Claus esiste eccome, seppur molto diverso da come il secolare brand della Coca Cola ce l’ha sinora presentato, tutto sorrisi, carinerie e allegri Oh Oh Oh! No gente, dimenticate tutto ciò, perché lo sbracatissimo Papà Natale immaginato e messo in scena dal pazzo regista norvegese altro non è se non un cinico, disilluso e volgarissimo erede dello sboccato Billy Bob Thorton protagonista del celeberrimo Babbo Bastardo: maestro della più laida cafoneria, eminente esempio di depressione cronica e campione mondiale di plurima bevuta con rutto libero. Sarà proprio un tipaccio del genere a movimentare una notte di Natale ben diversa da qualsiasi altra: Una notte violenta e silenziosa durante la quale anche un innocuo bastoncino di zucchero potrà magicamente trasformarsi in un dolce e letale oggetto contundente con cui dispensare morte, dolore e distruzione tra un bacetto sotto il vischio e una full immersion dei più grandi successi innevati di Michael Bublé. Santa Claus Is Coming to Town, come si suol dire e cantare di questi tempi. Ed è proprio questo paganissimo e dissacrante figliastro impuro del caro vecchio San Nicola che, sotto le tutt’altro che mentite spoglie di uno sfatto e imbolsito David Harbour, piegato sotto il peso dei millenni e di uno spirito festivaliero ormai quasi del tutto tramontato, si prepara a compiere il suo annuale sporchissimo dovere, tra magiche calate dai camini, scorpacciate di biscotti ipercalorici e interminabili traversate in slitta nei cieli di mezzo mondo.

Una fiacca e monotona routine che verrà tuttavia bruscamente interrotta quando, nel tentativo di consegnare i consueti balocchi nella fastosa magione abitata dalla schifosamente ricca e altrettanto schifosamente perfida Gertrude Lighstone (Beverly D’Angelo), il nostro rozzissimo amico si ritroverà nel bel mezzo di un tentativo di rapina ordito da una scalcinata banda criminale capitanata dallo spietato Mr. Scrooge (John Leguizamo), intenzionato a mettere le sue luride manacce sugli oltre trecento milioni di dollari custoditi nel caveaux situato nei sotterranei della faraonica villa. Forte di quel rinnovato spirito guerriero da secoli infuso nelle sue nordiche vene, il nostro caustico Mad Max – pardon, Mad Santa – sceglierà, per una volta, di fare la cosa giusta, raccogliendo tutta la feroce rabbia “tattica” ereditata dal Mel Gibson di Fatman e trasformandosi in un’inarrestabile macchina da guerra natalizia modello John Wick, tentando di sbaragliare i cattivoni di turno e cercando di mettere in salvo l’arcigna padrona di casa e i di lei sciroccati parenti serpenti intervenuti per i bagordi della Vigilia. A dargli man forte, durante questa violentissima e tutt’altro che silenziosa notte, ci sarà inoltre la giovane Trudy (Leah Brady), desiderosa di veder sanato l’incrinato rapporto fra i suoi genitori (Alex Hassell e Alexis Louder) al punto da trasformarsi in una letale dispensatrice di dolorosissime trappole a tradimento degne della sadica creatività del piccolo Kevin di Mamma ho perso l’aereo, pronta a far sfoggio di ogni riserva del proprio capiente spirito natalizio senza tuttavia lesinare qualche sano e truculento spargimento di sangue. È vero infatti che, solitamente, a Natale bisognerebbe essere tutti un po’ più buoni, ma dovendo fare di necessità virtù, qualche colpo basso è pur sempre ben accetto…

Dimmi come filmi e ti dirò chi sei, parafrasando il celebre detto. Se dunque vale ancora l’idea che un film debba, così come un cane, rispecchiare in un modo o nell’altro il proprio padrone, allora si può certamente affermare che Una notte violenta e silenziosa non può che rivelarsi un’opera schizofrenica e multipolare tanto quanto il proprio creatore. Nonostante la terza trasferta americana del pazzo Wyrkola – dopo la deriva pulp di Hansel & Gretel – cacciatori di streghe e la scialba fantascienza distopica di Seven Sisters – si riveli in prima analisi un prodotto accuratamente studiato a tavolino per dare al natalizio pubblico yankee 3.0 ciò che più brama, manca tuttavia di quell’inebriante respiro di sciroccata anarchia strabordante nelle opere di nordica terra natia, dal nazi-dittico di Dead Snow al crudelissimo dramma domestico del più recente The Trip. Il buon Tommy non lesina certo in violenza grafica e corpose iniezioni di black humor che contribuiscono a mantenere sempre alta tanto l’asticella del grottesco quanto quella di un action a discreto tasso di emoglobina, lasciandosi andare a gustosissime sequenze in cui l’adrenalinico alternarsi di comedy, thriller, heist movie, splatter e un leggero tocco di fantasy natalizio, danno l’impressione di trovarsi prigionieri di un ottovolante impazzito pronto, prima o poi, per forza di cose a deragliare. Se la caratterizzazione dei personaggi appare volutamente sopra le righe e, in diversi casi, pericolosamente caricaturale, è lo stesso Santa Claus di David Harbour ad apparire, seppur cazzuto all’ennesima potenza, alquanto borderline, indeciso se lasciarsi andare alle affettuose smancerie del Kurt Russell di Qualcuno salvi il Natale oppure a indossare fino in fondo i lerci panni del più caustico dei motherfucker modello Die Hard, lasciando per fortuna da parte ogni eventuale connotazione sovrannaturale che avrebbe potuto ulteriormente sbracare in un Santa Slay così come in un Rare Exports. Ne vien fuori, dunque, un prodotto politicamente scorrettissimo, caciarone, irriverente oltre che indubbiamente esilarante, così come genere e pubblico comandano, da assaporarsi come un sostanzioso panettone salato infarcito di salumi che, per la smania di accontentare un po’ tutti, non potrà che fare la gioia di molti ma anche il fastidio di altrettanti.