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WandaVision

2021
REGIA:
Matt Shakman
CAST:
Elizabeth Olsen (Wanda Maximoff / Scarlet Witch)
Paul Bettany (Visione)
Debra Jo Rupp (Sharon Davis)

Il nostro giudizio

WandaVision è una serie tv del 2021, ideata da Jac Schaeffer.

Giunto alla sua conclusione dopo otto intensissime settimane, la serie tv WandaVision è il prodotto che ha definitivamente sancito l’inizio della nuova era del Marvel Cinematic Universe, l’agognata Fase 4 fatta di nuove avventure e nuovi eroi. Archiviato definitivamente il discorso dedicato agli Avengers originali, ci troviamo oggi di fronte a nuove opportunità visive. Immaginata dallo stesso presidente Kevin Feige come una lettera d’amore all’età d’oro della televisione, per le sue scelte sul piano narrativo, retorico e stilistico, la serie prodotta da Marvel Studios per Disney+ ha inizialmente sconvolto i fan della Casa delle Idee, sempre abituati ad azione e onomatopee degne di un cinefumetto. Ma che WandaVision fosse ben altro lo si è capito sin dall’inizio: si basa chiaramente su elementi della serie limitata House of M, in cui Wanda Maximoff, afflitta dallo sconforto, deforma la realtà per creare una dimensione tascabile in cui i suoi sogni vengono realizzati. A volerla vedere nel suo complesso, valutando, in primis, la sua narrazione profonda e stratificata, WandaVision è una serie sul dolore, quello di una donna dilaniata dalla perdita di una persona cara. E si arriva a questa conclusione attraverso l’analisi di una brillante sceneggiatura, quella della geniale showrunner Jac Schaeffer,  e di una regia innovativa, quella di Matt Shakman. Ambientata immediatamente dopo gli eventi di Avengers: Endgame (ma prima di Spider-Man: Far From Home), WandaVision si apre con i neo sposi Wanda e Visione che iniziano la loro vita matrimoniale nella città di WestView, nel New Jersey.

La “visione” iniziale di Wanda-regista è quella di un’esistenza perfetta, fatta di gag e di scene comiche: dal design della produzione alla fotografia in bianco e nero, dal set nostalgico fino ai costumi, il rapporto di Wanda e Visione, all’inizio, attinge fortemente alla vita domestica del dopoguerra di sitcom classiche come I Love Lucy o il The Dick Van Dyke Show. Poi, evolve. Passa attraverso le sitcom degli anni Sessanta e Settanta, con effetti visivi da Vita da Strega e quello stile pratico degli show pre-CGI. Arriva fino all’avvento del technicolor, attingendo da The Brady Bunch. Ci riporta negli anni Ottanta e Novanta, omaggiando Genitori in blue jeans, Una bionda per papà e Casa Keaton, con quell’estetica colorful e i chiari riferimenti comici. Esplode rompendo la quarta parete, utilizzando il caos rock dell’iconico Malcolm In The Middle nell’episodio a tema Halloween e, infine, arriva fino ai giorni nostri, introducendo elementi di mockumentary nell’ambito sitcom come in Modern Family, mettendo le tecnologie moderne al servizio della narrazione. La vita emotiva della protagonista interpretata da Elizabeth Olsen è legata in maniera totale e indissolubile al concetto di elaborazione del lutto, e per questo motivo WandaVision ha un impatto diretto con le emozioni. Se la Wanda Maximoff “regista” utilizza l’escamotage tecnico della sitcom per dare vita al suo idillio, in un quadretto improntato a un’incantata quanto fittizia serenità, è la Wanda Maximoff supereroina a dover fare i conti con il dolore, riportando la narrazione del MCU a un presente che lacera dall’interno la sua mente. Trovate che in questa iniziale descrizione ci sia una connotazione vagamente freudiana? Beh, vi diciamo che avete ragione, perché Wanda porta in scena tutta la sua sofferenza, quella di un’anima resiliente.

WandaVision ha la grammatica delle serie televisive, con i suoi nodi testuali, le ripetizioni e la dilatazione, ma mixa una struttura comica a una ben più profonda anima drammatica, in cui la protagonista dà sfogo alla sua indescrivibile sofferenza. Lo show si rivela, in fondo, una riflessione deliziosamente strana e sorprendentemente toccante sul trauma, sulla famiglia e sulla comunità. Guardare Wanda farsi strada attraverso decenni di storia della sitcom, strati del suo stesso dolore e di una storia d’amore sempre più tragica con la sua premurosa (e sintetica) controparte Vision (Paul Bettany) è diventato un evento settimanale che ha unito gli spettatori di tutto il mondo in una pressante bisogno di sapere cosa sarebbe potuto accadere dopo. Del Marvel Cinematic Universe e del fracasso dei grandi supereroi c’è poco; lo vediamo solo alla fine, quando la protagonista giunge allo step finale dell’elaborazione del lutto, quello dell’accettazione. Un rischio notevole che è valso la visione? Certamente! WandaVision ha dimostrato che rompere la formula può essere ancora più soddisfacente della comfort zone. Questo, da solo, fa valere l’esperimento.