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Appunti per la distruzione

2009
REGIA:
Simone Scafidi
CAST:
Andrea Riva De Onestis (Uomo)
Ferruccio Parazzoli (sé stesso)
Antonio Franchini (sé stesso)

Il nostro giudizio

Appunti per la distruzione è un film del 2009, diretto da Simone Scafidi.

Il secondo lungometraggio di Simone Scafidi, Appunti per la distruzione, è un saggio sulla schizofrenica (ir)rappresentabilità del Male, finora la sua opera più anarchica nella forma e nei contenuti. E non potrebbe essere diversamente, data l’impossibilità di trattare in maniera organica il soggetto, cioè lo scrittore “maledetto” Dante Virgili (1928-1992) e il suo romanzo di ispirazione nazista La distruzione – un viaggio che si evolve poi senza soluzione di continuità in un più ampio discorso su cosa sia il Male. Appunti per la distruzione è un unicum, una complessa e affascinante docu-fiction in cui le interviste a vari personaggi del mondo della cultura si affiancano in modo paratattico a potentissime scene di fiction ispirate dalla lettura de La distruzione, senza però avere la pretesa (impossibile) di trasporre la vita e l’opera di Virgili. Dopo Gli arcangeli e prima di Eva Braun, Appunti per la distruzione è il secondo tassello di un’ideale trilogia – magari non nelle intenzioni, ma sicuramente nei risultati e nelle fonti di ispirazione, per vari motivi: il medesimo attore protagonista, una forte componente sessuale e un’atmosfera di fondo pasoliniana, surrealista e al contempo crudelmente realistica. Scritto dallo stesso Scafidi insieme al protagonista Andrea Riva De Onestis, il film accompagna lo spettatore alla scoperta di questo misterioso e inquietante scrittore: un uomo dall’aspetto repellente, del quale sappiamo poco (addirittura non esiste neanche una sua fotografia), con una vita improntata al sadismo e alla perversione, autore di questo romanzo nazista caratterizzato da una narrazione schizofrenica nello stile, crudele e nichilista nei contenuti.

Nel corso del film sono intervistati i personaggi più disparati e il discorso si articola in due parti fondamentali, una dedicata a Virgili, l’altra incentrata sulla natura del Male. Il tutto è amalgamato in modo omogeneo dalla mano sicura di Scafidi, che dà vita a un discorso unico e a una narrazione appassionante, cadenzata in vari “appunti” e inframezzata dagli inserti cinematografici: il cinema e il documentario sono un’arte unica per il regista, che infatti li alterna in modo libero e irregolare, spiazzando continuamente lo spettatore. Attraverso lo scrittore Ferruccio Parazzoli, che aveva un rapporto stretto con il personaggio trattato, Antonio Franchini (Mondadori), Marco Monina (peQuod) e altri ancora, Simone Scafidi ripercorre così la pubblicazione de La distruzione nel 1970 presso la Mondadori, passata quasi sotto silenzio, poi la nascita del “caso Virgili” con la ristampa nel 2003 presso peQuod, oltre a fornire particolari inquietanti sulla vita di Dante Virgili. Partendo da questo, Appunti per la distruzione diventa poi una disquisizione sul Male, nella sua forma sia concreta che astratta, e sull’impossibilità di definirlo: passando dalla filosofia alla teologia, dalla politica alla religione, intervengono vari uomini di cultura (fra cui ricordiamo Marco Pannella e Moni Ovadia) in una complessa e affascinante tavola rotonda. Come sempre nel cinema di Scafidi, più che dare risposte si pongono domande, e ciascun intervistato espone le sue teorie senza giungere a conclusioni certe – cosa che del resto non sarebbe possibile.

Appunti per la distruzione è impregnato di nichilismo, inquietudine, distruzione e autodistruzione, è un film in grado di suscitare disagio a pelle nello spettatore. Il formidabile attore e performer Andrea Riva De Onestis, che già avevamo ammirato ne Gli arcangeli e che ritroveremo in Eva Braun, interpreta un nazista dei giorni nostri che sembra uscito dalle pagine de La distruzione. Durante il film, l’uomo farnetica i suoi deliri di onnipotenza e sterminio in frasi agghiaccianti, e compie azioni abominevoli, tutte all’insegna della violenza e della sottomissione sessuale e psicologica. Con una voce angosciante e scheggiata, e con un corpo estremamente espressivo, il personaggio si muove in un mondo indefinito come il romanzo di Virgili, da cui recupera suggestioni e frasi: il tutto contaminato con il surrealismo e l’universo di Pasolini (Salò, Porcile e Teorema), ma anche di Cavallone e Buñuel, e di scrittori quali Artaud, Bataille e De Sade. La scena è dominata da ambienti desolati: casermoni dove si torturano i prigionieri, interni con svastiche e schiave nude, lande deserte, sordidi interni dove si pratica la sodomia, fino alla danza di morte finale; il protagonista truccato da Hitler balla fino a morire accasciandosi nel suo sangue sulle note del Lago dei Cigni di Cajkovskij