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Anna

2019
Titolo Originale:
Anna
REGIA:
Luc Besson
CAST:
Sasha Luss (Anna Poliatova)
Luke Evans (Alex Tchenkov)
Cillian Murphy (Lenny Miller)

Il nostro giudizio

Anna è un film del 2019, diretto da Luc Besson.

Il contesto che ha visto nascere Anna di Luc Besson era forse il peggiore in assoluto per sperare nella riuscita del film. Per la prima volta in decenni, l’EuropaCorp del regista si trovava in brutte acque: la più ricca e ambiziosa casa di produzione e distribuzione di cinema commerciale europea, aveva infatti chiuso il 2018 con debiti per oltre cento milioni di euro. Il successo moderato a fronte del folle investimento di Valerian (che passerà probabilmente alla storia come il John Carter o I cancelli del cielo del cinema francese) aveva lasciato un buco troppo grande da potersi riempire, e il conseguente crollo in borsa ha portato la casa di produzione del regista a tagliare i rami secchi e rivedere le proprie strategie a breve termine. Meno blockbuster, ritorno alle co-produzioni mirate, senza rischio e di buon richiamo. E il ritorno del regista come autore completo rientra perfettamente in un simile discorso di ridimensionamento produttivo. Anna è dunque un film sapiente e programmatico, messo insieme con cura da un regista-produttore cinico quanto abile: prodotto con soldi da mezza Europa, girato rigorosamente in inglese, finanziato con prevendite e senza alcun investimento di rischio, vede nei (discreti) numeri del box office poco più che una marginalità. Presentandosi senza troppi problemi come una rilettura del leggendario Nikita, il film racconta dunque in montaggio incrociato cinque anni di reclutamento, preparazione e carriera di una tossica moscovita trasformata in sicario del KGB.

Circondata da una serie di ambigui angeli custodi con volti di star britanniche (Luke Evans, Cillian Murphy, Helen Mirren), la protagonista Sasha Luss dovrà ritrovare sé stessa tra le mille identità fittizie della sua nuova vita, ed emanciparsi dal ruolo di pedina nelle mani di mefistofelici supervillain sovietici. La genialità di un vecchio leone come Besson sta nell’aver ingegnato il proprio ritorno dietro la macchina da presa su tre elementi fondamentali nell’intrattenimento di questo decennio al termine. Dunque, Anna si articola su tre componenti: la sua natura di remake-reboot, ovviamente di Nikita, che il film aggiorna non proprio sottilmente all’estetica e ai gusti del cinema a largo consumo contemporaneo; un rozzo ma efficace ideale di femminismo all’americana (Besson è stato tra i tanti accusati di molestie sessuali nell’ultimo anno), astuto tentativo di riportare la EuropaCorp dalla parte dei “buoni” nella scacchiera dell’opinione pubblica attraverso un aggiornamento infantile ed “empowered” dei temi classici del regista; infine, un piccolo tormentone del cinema dell’ultimo anno quale la riscoperta della Guerra Fredda e dell’URSS come superpotenza ostile. Come in Chernobyl o Red Sparrow (quest’ultimo a sua volta una sorta di Nikita frigido – o di Anna noioso, se vogliamo), la rinnovata paura di Hollywood nei confronti dei simboli rossi si fa largo nel cinema pop. Besson ha evidentemente subodorato la tendenza: ed ecco che un film palesemente scritto e pensato per la contemporaneità finisce spostato in un’artefatta ambientazione anni ’80 al solo evidente scopo di vendere meglio il film sul mercato USA (scelta che si risolve in una serie di anacronismi raggelanti, tra computer, cellulari e hacking avanzato in un periodo storico in cui internet neanche dovrebbe esistere).

Tenendo dunque conto delle tempestose acque da cui il progetto Anna è venuto fuori, è allora un mezzo miracolo constatare l’ottima fattura del prodotto conclusivo. Le doti produttive di Besson non hanno pari nel Vecchio Continente, ma la sua abilità di regista è spesso data per scontata: il film è in realtà un action robusto e preciso, puntellato da scene di combattimento corpo a corpo notevolissime (evidente l’influenza del cinema di Leitch e Stahelski), e aiutato da una sapiente gestione temporale e spaziale a sfondare senza fatica le due ore di durata. Certo, i paragoni con il prototipo del 1990 sono piuttosto impietosi. Il cinema è cambiato, il calore, l’erotismo e lo stile di quella generazione di registi francesi sono ormai un ricordo: la nuova Nikita di Luss è algida, piuttosto incolore ma preparata atleticamente a reggere le intricate sequenze-John Wick del personaggio. Non è né Milla Jovovich né meno che mai Anne Parillaud, ma per questa nuova incarnazione dell’eroina è funzionale. Bravissimi i tre supporting a non invadere il campo, lasciando la ribalta al mediocre ma sincero show della protagonista. Uno show ingenuo e piacione, ma diretto da un grandissimo dell’azione low cost, ancora capace di aggiornare il proprio discorso tematico stilistico ad ogni film. Come un vero autore.