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Bava Puzzle

2018
Titolo Originale:
Bava Puzzle
REGIA:
Paola Settimini, Daniele Ceccarini
CAST:
Lamberto Bava
Urbano Barberini
Alessandra Martines

Il nostro giudizio

Bava Puzzle è un documentario del 2018, diretto da Paola Settimini e Daniele Ceccarini

Le opere rivelano gli uomini, e siamo tutti d’accordo con il vecchio apoftegma. Ma è ugualmente vero che gli uomini rivelano le opere. Mi viene da pensare che succeda, buon ultimo, con il documentario che Paola Settimini e Daniele Ceccarini hanno scritto, girato, diretto e montato, insieme a Francesco Tassara, per celebrare degnamente pensieri, parole, e opere (appunto, e senza omissioni) del grande Lamberto Bava. Titolo: Bava Puzzle – Il cinema fantastico di Lamberto Bava. Nel 2018, tirando una sorta di summa finalis di ciò che ha fatto Bava jr, può ben dirsi che il figlio del grande Mario abbia raccolto il testimone del padre o, se vogliamo essere più enfatici, sia riuscito a tenere accesa la teda in cui avvampava la fiamma del regista della Maschera del demonio, di La frusta e il corpo e di Reazione a catena. Tre opere filiali degni delle tre paterne appena citate? Pronti: Demoni, Macabro e Blastfighter. Ma questa ricomposizione del puzzle baviano non procede con regole geometriche e non va per ragionierismi: Lamberto fa da guida nei meandri del proprio cinema con la bonomia e la modestia che lo contraddistinguono. Però, attenzione: lui è il primo a essere conscio del valore di ciò che ha fatto. E sa bene che non va mitigato e smorzato…

Fa piacere scoprire di essere, chi scrive, insieme a Manlio Gomarasca e ad Antonio Tentori, tra le sole voci “critiche” interpellate in Bava Puzzle per fare l’esegesi del cinema di Lamberto. Se non ricordo male – e non ricordo male –, un lungo articolo sui film invisibili (allora e che tali sono rimasti nel tempo) del ciclo Alta tensione appariva nel primo numero in fotocopia di Nocturno, autunno 1994. Lamberto era nel nostro mirino e nelle nostre predilezioni da tempi non sospetti. Il documentario sulla sua carriera dà a Bava quel che gli spetta partendo dai capisaldi, certo, e dalla grande ripartizione tra orrore e fantasy, tra Demoni e Fantaghirò, tra le durezze più viscerali e il tocco più fatato e lieve della grande favola, tra Geretta Geretta con il bubbone che le schizza pus dal collo e la pietra che parla con la faccetta da bambino. Comunque, Fantaghirò era un’idea che già covava Mario Bava e Lamberto l’ha compiuta. L’ulteriore conferma di una continuità, di una linea di discendenza sensibile, pur nella differenza sostanziale dello stile, delle risorse espressive, delle cifre. Così vicini e così lontani, i due Bava.

I suoi attori hanno accettato ben volentieri di sedersi al tavolo della festa in onore di Lamberto. Urbano Barberini, Alessandra Martines, Veronika Logan, George Hilton – che in A cena col vampiro ha fatto l’unico horror della sua carriera –, Erika Blank vestita color senape su un divano in tinta, che ricorda di quando dovette imparare a giocare a tennis per Body Puzzle. Ci sono Lugi Cozzi e il regista Luigi Parisi, i Manetti che hanno il coraggio di dire che per loro, Bava è più Lamberto di Mario e che nell’ultimo film che hanno prodotto, The End? L’inferno fuori hanno tratto evidente ispirazione da Demoni 2. Lo scenografo Antonello Geleng parla della creatura ibrida, piovra-squalo che progettò per Rosso nell’Oceano. E una psicoterapeuta-scrittrice di fantasy, Sandra Moretti, decritta le favole baviane secondo la propria scienza.  La scelta di non moltiplicare inutilmente gli enti, fuori di metafora, di scegliere un numero corposo ma selezionato di testimoni, qui paga: perché il ritratto si fa più intimo e domestico, evita la dispersione, schiva il rischio del pletorico. Pupi e Antonio Avati che furono i primi produttori di Lamberto per Macabro, non potevano, ovviamente, mancare e non mancano. Al termine dell’ora abbondante di visione di Bava Puzzle, viene da tentare la sintesi, di azzardare una tassonomia che renda giustizia alla carriera del signor Lamberto – tutt’altro che chiusa: da un anno ha in canna da sparare il proiettile di un nuovo film, fatto per tre quarti e in attesa dei ritocchi post-produttivi, Twins: che dite? Organizziamo un crowdfunding? Personalmente, lo inserisco tra i magnifici cinque dell’horror-fantastico italiano, insieme a suo padre, a Dario, a Lucio e a Michele. E chiudo segnalando le belle musiche di Francesco Tartarini.