Giallo Berico: Intervista a Roberto Lasagna e Antonio Tentori

Gli ospiti del Festival parlano del loro volume dedicato a Tenebre
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Per ShatterEdizioni, che il 18 febbraio organizza la seconda edizione di Giallo Berico e alla quale prenderete parte, avete dedicato un volume al film Tenebre di Dario Argento. Come cataloghereste la pellicola (giallo, thriller, thriller/horror)? 

RL Tenebre è un thriller, assolutamente. E del genere ne è insieme riflessione e apoteosi.

AT Tenebre è un thriller, forse il più puro fra i film di Dario Argento.

Tenebre fa seguito ai primi due titoli della Trilogia delle Madri (Suspiria, Inferno): secondo voi, a cosa si deve questo improvviso ritorno al thriller del regista dopo il suo approdo all’horror puro?

RL Il desiderio si sperimentare e di fornire un film-manifesto in grado di spiazzare motiva il ritorno al thriller di Argento, il quale, dopo Suspiria e Inferno, si cala tra le tenebre di Roma con sguardo iper-reale, disegnando un labirinto di paure anche in piena luce, perché nemmeno la luce può tranquillizzare ed essere fonte di sicurezza. Si tratta di una visione d’autore, visionaria, politica, esistenziale. E naturalmente la scelta del ritorno al thriller è anche legata a motivi produttivi e al rapporto con il pubblico che ad Argento chiede sempre qualcosa di nuovo e spiazzante.

AT Argento è un autore da sempre innovativo e sperimentale. Da sempre in anticipo sui tempi. Quindi dopo Profondo rosso ha affrontato il fantastico e l’orrore con i primi due capitoli della Trilogia dedicata alle Madri degli Inferi, poi ha deciso di spiazzare nuovamente ritornando al giallo/thriller. È una scelta che si deve anche alla produzione, alla distribuzione e naturalmente al pubblico, che attendeva il ritorno del Maestro al genere per cui è famoso ovunque nel mondo.

Tenebre è, secondo voi, il film più sanguinario di Argento?

RL Tenebre è sanguinario e radicale, ma il sangue e i dettagli seguono gli impeti espressivi del cineasta. Non a caso Tenebre è anche una riflessione sulla scrittura e un affresco visionario che ha bisogno dell’arte per seminare indizi e plasmare un’estetica. Uno dei film che salvaguardano al meglio l’equilibrio tra verosimiglianza e sguardo estremo.

AT Senz’altro tra i più sanguinari, con uccisioni strane precedute da scene di grande tensione.

La vostra analisi come si struttura? 

AT Fondamentalmente nella nostra disamina del film e quindi in una parte di interviste e contributi a coloro che hanno collaborato a Tenebre. Infine, in un’altra serie di testi di autori per cui Tenebre è stato un film essenziale nella loro formazione.

RL Il libro è diviso in due parti. La prima analizza il film da differenti aspetti, certando di metterne in luce la ricchezza e gli elementi innovativi rispetto al thriller ma anche all’interno della filmografia dell’autore. La seconda parte raccoglie interviste e testimonianze dei collaboratori, degli interpreti, dei “cultori” del film, tutti accomunati dal senso di entusiasmo che ricorre quando si pensa a Tenebre e ai momenti della sua realizzazione ma anche della sua uscita nelle sale.

Hanno preso parte numerosi nomi del cast tecnico e artistico: era già previsto dal vostro piano di lavoro?

AT No. In un primo momento avrebbero dovuto esserci soltanto alcune interviste ad amici come Mirella D’Angelo, Lara Wendel e Claudio Simonetti, poi abbiamo deciso di allargare la cerchia dei contributi, che hanno impreziosito il saggio

RL Il libro ha avuto una maturazione progressiva e spontanea. Ci è cresciuto tra le mani. Inizialmente avevamo pensato soltanto ad alcuni interventi che avrebbero potuto arricchire il nostro racconto. Poi, un po’ alla volta, abbiamo coinvolto molti protagonisti di una pagina importante del nostro cinema thriller e d’autore. Grazie ai numerosi contributi, tra i quali anche quello prezioso di John Steiner purtroppo scomparso lo scorso anno, il libro è diventato un documento, un gesto d’amore per un film importante anche nella nostra “carriera” di spettatori e amanti di cinema.

Avevate già lavorato assieme su un libro, prima dell’opera di Shatter?

AT Conosco Roberto da molto tempo e in passato ho pubblicato alcuni libri per la sua cada editrice Falsopiano, tra cui uno su Dario Argento. Questo è il primo libro che scriviamo insieme.

RL Io e Antonio ci conosciamo almeno dai tempi del suo libro Dario Argento. Sensualità dell’omicidio che fu pubblicato dalla casa editrice Falsopiano nel 1997. La passione per i film e per i libri, ci accomuna da sempre. E scrivere un libro insieme, per giunta dedicato a un film di Dario Argento, ci è sembrata un’occasione molto bella e stimolante per mettere in gioco le nostre comuni passioni.

Concordate che il film sia intriso di un erotismo morboso, come solo Argento poteva fare?

RL La componente erotica e quella onirica sono parte del fascino che il film continua ad esercitare sullo spettatore. Due elementi attraversati dalla furia sanguinaria di Tenebre, la cui visione è insieme un’esperienza catartica ed entusiasmante.

AT Assolutamente sì. Un erotismo malsano che è alla base dei delitti di entrambi gli assassini, che Argento sublima in scene memorabili.

La vostra sequenza preferita in Tenebre

RL Difficile rispondere. Anche perché si tratta di uno dei film di Argento in cui le “scene madri” sono molte e funzionali l’una all’altra per il procedere del racconto; nonostante ciò si può benissimo selezionare una singola sequenza e rivederla, studiarla, apprezzarla. Credo però che la sequenza finale, così articolata e venerata, ad esempio, da un cineasta come Brian De Palma (che la cita in due suoi film), resta tra le mie preferite.

AT Non ce n’è una sola, perché questo film è composto da una serie di scene di forte impatto ed è percorso da una suspense continua fino ai titoli di coda compresi.

A Giallo Berico 2023 sarete ospiti assieme a Mirella D’Angelo, che nel film ricopre il ruolo della giornalista Tilde. Cosa potete dirci di questo personaggio divenuto poi iconico e rappresentativo del film?

RL Tenebre è arricchito di presenze che possono far luce sullo sguardo argentiano e Tilde, il personaggio interpretato con finezza e grande sensibilità da Mirella D’Angelo, è uno di quelli che si ricordano di più, secondo me perché l’attrice riesce a restituire al suo personaggio momenti di autenticità, un carattere particolare che aggiunge una nota di schietta veridicità al racconto. Oggi, inoltre, ricordiamo spesso il film per la sequenza della maglietta lacerata da cui appare lo sguardo di Tilde, ma se ci pensiamo quell’immagine è anche un simbolo del film: una visione dagli echi buñueliani, perfettamente evocativa dell’impronta onirica e iperreale voluta da Argento e da Luciano Tovoli.

AT Mirella D’Angelo è un’attrice sensibile e raffinata, che ha dato molto di se stessa al personaggio di Tilde, una giornalista agguerrita ma legata da amicizia al protagonista Peter Neal. Inoltre la scena della sua uccisione, insieme a quella della sua amante Marion interpretata da Mirella Banti, rimane una delle più emblematiche del cinema di Dario Argento.

Entrambi siete già stati ospiti a Giallo Berico, che quest’anno renderà omaggio a Lamberto Bava. Le vostre aspettative sulla manifestazione?

RL Sono sicuro che ritroverò lo stesso clima accogliente e festoso, lo stesso calore umano e tutta la simpatia che hanno caratterizzato la pima edizione.

AT Già lo scorso anno Giallo Berico è stato un notevole successo di pubblico e ritengo che quest’anno sarà un’edizione ancora più seguita e riuscita.