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The Outsider

2018
Titolo Originale:
The Outsider
REGIA:
Martin Zandvliet
CAST:
Jared Leto (Nick Lowell)
Tadanobu Asano (Kiyoshi)
Kippei Shîna (Orochi)

Il nostro giudizio

The Outsider è un film del 2018, diretto da Martin Zandvliet

Cosa significa entrare a far parte di una nuova cultura? Gli si appartiene veramente o se ne resta un semplice outsider? Questi sono i quesiti di base che si pone The Outsider di Martin Zandvliet, prodotto da Lynson e Waypoint Entertainment, distribuito da Netflix (a partire dallo scorso 9 marzo), e che ha come protagonista il premio Oscar Jared Leto. Dopo una gestazione andata avanti per anni, che ha visto tra i candidati alla regia autori del calibro di Takashi Miike, e possibili protagonisti del livello di Michael Fassbender, il film ha trovato una quadra attorno a un regista promettente come Zandvliet, candidato all’Oscar nel 2017 con Land of Mine, e a un attore hollywoodiano di punta come Leto. The Outsider è ambientato nel post Seconda guerra mondiale. Il protagonista è un soldato americano, di nome Nick (Leto), fatto prigioniero dai giapponesi e liberato dal compagno di cella Kiyoshi (Tadanobu Asano), appartenente a una potente famiglia della Yakuza. Nick, per ripagare il suo debito, decide di aiutare i membri della gang Shiromatsu, e successivamente intraprende un vero e proprio percorso d’iniziazione nella Yakuza. Dopo le accuse di Whitewashing, mosse  alla pellicola per aver utilizzato un attore bianco in una storia sulla mafia giapponese, l’uscita di The Outsider  ha riportato l’attenzione sulla qualità del film.

Il tema cardine è quello suggerito dal titolo, ovvero: quanto si può realmente entrare a far parte di una cultura pur non appartenendovi? Uno spunto interessante che, però, non viene ben approfondito. Fin dall’inizio, si ha difficoltà a comprendere le reali motivazioni che spingono Nick a unirsi alla Yakuza. A mancare non è solo il background storico del personaggio, ma anche un reale percorso di approfondimento psicologico. Leto è pressoché privo di emotività, un aspetto che potrebbe essere interessante e che lo avvicina ad alcune celebri prove recitative (su tutte, quella di Ryan Gosling in Drive), ma che non è ben supportato da sceneggiatura e regia. The Outsider è anche un action drammatico che presenta pochissimi momenti di tensione. Il ritmo scorre pressoché alla stessa maniera per tutte due ore. E anche il tentativo di combinare la tradizione cinematografica occidentale del mafia-movie con quella delle pellicole orientali dedicate alla Yakuza, non è riuscitissimo.

Si ha costantemente la sensazione di trovarsi di fronte a una sorta di rifacimento in salsa giapponese di Quei Bravi Ragazzi, ma la commistione non è perfetta e risulta piuttosto insipida. Non mancano, però, gli spunti interessanti (la fratellanza fra Nick e Kiyoshi che sembra andare al di là delle regole della Yakuza, o la rivalità tra lo stesso Nick e il personaggio di Orochi), e le scene degne di nota (ottima la regia dell’iniziazione di Nick). Le ultime produzioni/distribuzioni Netflix non hanno convinto la critica (mentre il pubblico sembra averle apprezzate). Da Bright a Mute, fino a The Outsider, il vero problema è risultata essere la scrittura e il concepimento dei prodotti. Infatti una delle maggiori accuse mosse a queste pellicole è stata quella di avere ritmi e tempi narrativi più vicini a una serie televisiva che a un vero e proprio film. Ciò che però la piattaforma digitale ha avuto come merito negli ultimi tempi è stato l’essere riuscita a dare visibilità a produzioni che al cinema, di questi tempi (con i cinecomics a farla da padrone), avrebbero trovato sempre meno spazio.