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Stranger Things – Stagione 1

2016
Titolo Originale:
Stranger Things
REGIA:
Matt e Ross Duffer
CAST:
Winona Ryder (Joyce Byers)
David Harbour (Jim Hopper)
Finn Wolfhard (Mike Wheeler)

Il nostro giudizio

Stranger Things – Stagione 1 è una serie tv del 2016,  ideata e diretta da Matt e Ross Duffer

Nihil sub sole novum per chi crede che il cinema, come ogni altra espressione artistica, risponda fedelmente alla legge della conservazione della massa: la tendenza a saccheggiare gli anni Ottanta, le sue atmosfere, i suoi stereotipi, i suoi autori di culto, è, in fondo, un prevedibile contrappasso per un periodo che aveva generosamente rielaborato un altro decennio cinematografico ricco di suggestioni come quello degli anni Cinquanta. Stranger Things – Stagione 1 è figlio legittimo degli anni Ottanta e, per proprietà transitiva, del cinema del dopoguerra, dove complotti governativi e mostri da altri mondi minavano la superficie dell’apparente ritorno alla normalità, in un mondo che necessariamente doveva affidarsi, il più delle volte, al futuro dell’umanità, ossia i bambini, per avere una speranza di salvezza. Stranger Things è la nuova miniserie rilasciata da Netflix realizzata dai Duffer Brothers, due giovani fratelli che si sono fatti notare col fantascientifico Hidden e collaborando a qualche episodio di Wayward Pines (mica poco). I Duffer Bros scrivono e girano, escluso un paio di puntate, l’intera stagione come se fosse un unico, compatto film di otto ore.

La scintilla della storia di Stranger Things – Stagione 1 si accende all’interno di un laboratorio segreto situato in un piccolo paesino della provincia americana: lì una creatura mostruosa sembra essere riuscita a fuggire dal sotterraneo. Contemporaneamente il solito gruppo di bambini nerd sta giocando a Dungeon&Dragons, ma sulla via di ritorno a casa uno di loro scompare dopo essere stato inseguito da una figura mostruosa. I suoi amici si sostituiscono alle forze dell’ordine e tentano di cercarlo nel bosco, ma trovano una bambina, rasata e spaventata, in fuga dallo stesso laboratorio e i cui responsabili le danno la caccia uccidendo chiunque cerchi di proteggerla. Stranger Things è una serie la cui fruizione può prevedere due diversi atteggiamenti, traendone diverso appagamento. In un modo, ci si diverte a cogliere le centinaia di riferimenti agli autori e ai film del periodo, da Carpenter e Cronenberg a De Palma fino a Non aprite quel cancello, I Goonies, Alterazione genetica e roba simile, e si prende la serie come un enorme calderone nostalgico per nerd amanti di quegli anni: sarebbe, però, come uscire con una gnocca a cena e stare tutto il tempo a spiarle il profilo su Facebook.

In un altro modo, si accetta che l’intenzione dei Duffer sia quella di mimetizzarsi con la koiné dell’epoca– qui Alien e Xtro acquistano pari diritto, emanazioni della stessa, astratta, Idea di cinema – riproducendone col massimo del rispetto filologico e affettivo gli aspetti estetici e i cliché narrativi, i personaggi e i costumi, le tematiche e i colpi di scena, le musiche al sintetizzatore (un grande asso nella manica, evocano immediatamente i suoni di Carpenter e dei Tangerine Dream) e i font delle scritte, i paesaggi e l’ineguagliabile senso di infantile cialtronaggine. Stranger Things – Stagione 1 non pretende di essere – e non lo è – una riflessione critica sul genere, non ha alcun interesse al meta e alla teoria, ma invita alla pura e semplice regressione dello spettatore all’adolescenza cinefila, rilanciandolo indietro nel tempo alla verginità della visione.