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Them – The Scare

2024
REGIA:
Craig William Macneill, Ti West, Guillermo Navarro, Little Marvin
CAST:
Luke James (Edmund Gaines)
Pam Grier (Athena)
Deborah Ayorinde (Detective Dawn Reeve)

Il nostro giudizio

Them – The Scare è una serie tv del 2024, ideata da Little Marvin.

Sono trascorsi tre anni tra la prima e la seconda stagione della serie antologica Them. Nel frullatore mediatico dei prodotti seriali televisivi tre anni sono un’eternità, ma chi ha visto la prima stagione, Covenant, non può aver dimenticato i suoi elementi più terrificanti e dolorosi. Covenant ci fece rabbrividire con la storia della famiglia Emory, trapiantata in un quartiere bianco di Los Angeles negli anni 50, nel contesto della Seconda Grande Migrazione di milioni di afroamericani che lasciavano gli stati del Sud. Con i contratti immobiliari che negli anni cinquanta erano farciti di clausole talmente razziste da sembrare scritte con inchiostro nazista. Covenant suona come il titolo di un horror con le streghe, ma significa proprio “clausola”, e il razzismo sistemico delle banche (uno dei tanti volti del razzismo istituzionale americano) era ben più maligno delle streghe. Covenant era anche una storia di fantasmi, ad alto tasso orrorifico – quasi un sollievo, l’orrore cinematografico e fittizio – ed estremamente coinvolgente. The Scare è il titolo della seconda stagione, anche questa scritta da Little Marvin ed ambientata a Los Angeles nel 1991: sono i giorni del pestaggio della polizia ai danni di Rodney King, e della conseguente rivolta della comunità nera.

Nera è anche la pelle della detective Dawn Reeve (Deborah Ayorinde, già protagonista nella prima stagione), unica donna black nella Squadra Omicidi, ed è lei a dover investigare su una catena di omicidi, che cominciano con la violentissima morte della responsabile di una casa affidataria, una casa nella quale sono passati molti bambini neri orfani, o abbandonati. Passati e maltrattati. Memorabile il suo arrivo sulla scena del crimine, i dettagli macabri e brutali, la sensazione palpabile per chi guarda: quella cioè di assistere ad un nuovo, classico, caso di caccia al serial killer. E proprio come in molti classici del genere, man mano che le indagini proseguiranno, la nostra eroina scoprirà una serie di elementi inquietanti che legano il proprio passato ai delitti. Ma ce n’è un’altra, di sensazione palpabile. Purtroppo. Ed è causata, probabilmente, dalle critiche pesantissime alla prima stagione, per noi invece eccellente: una stagione “divisiva” quasi quanto il 25 aprile in Italia. Le critiche? “Troppa crudeltà”, “troppo sfruttamento delle sofferenze del popolo afroamericano” eccetera. Ecco, l’impressione è che la scrittura di Little Marvin sia stata in qualche maniera influenzata e frenata dal coro di critiche, ed il risultato sia di conseguenza molto più leggero. Non mancano i temi horror come l’esorcismo, le presenze sovrannaturali e le case infestate, ma purtroppo sembrano inseriti in maniera pretestuosa. Anche il razzismo “di default” della polizia di Los Angeles è rappresentato senza particolare risalto, ed è un gran peccato perché nella serie si accenna ad una sorta di “fratellanza segreta” che avrebbe meritato ben più spazio.

La serie comunque funziona, per la qualità altissima della recitazione e della messinscena: c’è lo zampino di Ti West e si vede. C’è anche (poco) spazio per Pam Grier, in un ruolo limitato e secondario. C’è la tensione, ci sono i momenti che mettono i brividi, e anche una notevole quantità di immagini terrificanti. E com’è prevedibile visto che parliamo del 1991, ovvero uno degli anni migliori nella storia della musica popolare, la colonna sonora è potentissima e sfaccettata: NWA, Fine Young Cannibals, Run DMC, Sade, Dr. Dre, Berlin e… Guns n’Roses (!). L’impressione, alla fine della visione delle otto puntate disponibili su Prime Video, è che la terza stagione faccia già parte del progetto, almeno sulla carta. Ma non vi sveliamo il perché. Auguriamoci soltanto che Little Marvin torni a scavare con foga nella storia e nelle paure più recondite, senza freni e senza limiti. Black Fears Matter. E soprattutto: Black history IS Black Horror.