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Sympathy for the Devil

2023
REGIA:
Yuval Adler
CAST:
Nicolas Cage (il passeggero) Joel Kinnaman
Alexis Zollicoffer (cameriera)

Il nostro giudizio

Sympathy for the Devil è un film del 2023, diretto da Yuval Adler.

Nonostante tutte le belle parole e le migliori intenzioni, arriva un momento nella vita in cui è necessario scegliere da che parte della Forza convenga schierarsi. E poiché, detto fra noi, così come la benamata Borghesia anche l’Oscurità conserva da sempre un suo indiscreto fascino, non stupisce affatto che i bad guys – o le bad girls, ci mancherebbe altro! – continuino ancor oggi a fare stragi di cuori, nella vita così come anche su grande e piccolo schermo. Sopratutto quelli che, come lo sciroccato Nicholas Cage, se ne vanno a zonzo in giacchetta di velluto color porpora e sanguigno ciuffetto tirabaci, sequestrando chiunque gli capiti a tiro grazie all’ausilio del fidato pistolone di (dis)ordinanza e di un inquetante ghigno da far strizza ai satanassi dell’Inferno al gran completo. Sarà dunque forse per questo che, fin dal suo stilosissimo titolone, Sympathy for the Devil riesce nel tutt’altro che arduo compito di farci simpatizzare per un autentico motherfucker con tutti i sacri – e soprattutto profani – crismi del caso: un autentico cane sciolto, fuori come un proverbiale balcone fiorito e pronto, da un momento all’altro, a dare in letale escandescenza quanto l’irruento Ciccio Graziani sulla panchina del compianto Cervia. Ma andiamo con ordine e soprattutto per gradi, partendo da quel’ESTERNO-NOTTE con cui millanta e più sceneggiature – compresa quella firmata da Luke Paradise – hanno aperto le cinematografiche danze sin dalla filmica notte dei tempi.

Una notte che si preannuncia sin dal principio parecchio movimentata per il buon Joel Kinnaman, intento a raggiungere il più velocemente possibile la partoriente mogliettina, sino a quando, giunto nell’affollato parcheggio sotterraneo dell’ospedale, il nostro Guidatore Senza Nome non verrà letteralmente preso in ostaggio nella sua stessa vettura da un mefistofelico sconosciuto con il delirante aplomb e tutte le cattivissime intenzioni del caro vecchio Nick. Quest’ultimo,  ça va sans dire, intenzionato più che mai a rendere giustizia al proprio artistico cognome prendendo letteralmente in Gabbia la sua inerme preda, trasformando quella che si preannunciava come una solitaria e sonnacchiosa scorribanda notturna in puro stile Locke in un adrenalinico pulp-noir in odor di Collateral, grottescamente illuminato da baviane luci al multicolore neon e voglioso come pochi di dimostrare come Tutto in una notte possa accadere. A maggior ragione se Fuori Orario. Ma chi è, in fin dei conti, questo luciferino Passeggero evidentemente desideroso di qualcosa di ben più pericoloso che raggiungere la non meglio identificata morente mammina? Il Diavolo probabilmente, avrebbe detto il buon Bresson. E se non di propriamente diabolico, qualcosa di certamente malefico sembra albergare dietro lo strambo aspetto e le altrettanto perturbanti intenzioni del ciarliero Stranger di turno.

Anche se, mano a mano che il tempo passa e le miglia vengono incalzantemente macinate, tra poliziotti massacrati, goffi tentativi di fuga e gustosi siparietti inequivocabilmente creepy, una verità inaspettata inizierà a far capolino dietro a questo folle e tesissimo road movie lungo le sempreverdi Strade della paura; dimostrando come anche il più apparentemente canonico e telefonato Viaggio nell’incubo possa nascondere parecchie viscerali sorpresine nella manica. D’altronde Sympathy for the Devil non è certo il tipo di film che si perde in chiacchiere, nonostante proprio le suddette chiacchiere riempiano di fatto quasi per intero i suoi disturbanti e ansiogeni novanta minuti. Merito, oltre che della ben più che decorosa regia di Yuval Adler – che con The Secrets We Keep aveva già dimostrato la sua dimestichezza con gli scottanti schelti ben nascosti nell’armadio -, anche e sopratutto di quello scaltro e talentuoso marpione, ormai definitivamente fuori di capoccia, di Nicholas fu Coppola che, dopo le scorribande post-apocalittiche a suon di testicoli esplosivi di Prisoners of the Ghostland, una personalissima Guerra dei Mondi combattuta a suon di katana in Ju Jitsu, i silenziosi bagni di sangue nella mortifera tavola calda di Willy’s Wonderland e il recentissimo exploit vampiresco di Renfield, si prepara nuovamente a rubare la scena con un ennesimo delirante one man show nel quale nulla, sulla carta, avrebbe realmente avuto interesse non fosse stato che per la sua sola istrionica presenza. Un film con e soprattutto per Nick Cage, nel quale nulla di nuovo sembra bollire in pentola ma dove tutto, in un modo o nell’altro, finisce per riempire gli occhi e la pancia senza troppi rischi d’indigestione. Anche perché, se è vero che, come si suol dire, il Diavolo fa le pentole e non i coperchi, stavolta il rischio di sbrodolare è stato provvidenzialmente ridotto pressoché a zero.