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Studio legale per una rapina

1973
Titolo Originale:
Studio legale per una rapina
REGIA:
Tanio Boccia
CAST:
Angela Bo
Bob Cavaricci
Kai Fischer

Il nostro giudizio

Studio legale per una rapina è un film del 1973, diretto da Amerigo Anton.

Fu il regista che nella Valle dell’eco tonante – bellissimo titolo, peraltro – si inventò degli uomini talpa facendo indossare alle figurazioni speciali delle pelliccette. Fu quello che filmando una scena d’amore durante la quale il carrello ebbe un sommovimento brusco, diede lo stesso buona la prima e poi sistemò al montaggio facendo dire a uno dei due protagonisti: «Senti, è appena passato il treno!». Fu colui il cui nome venne fatto da Alberto Sordi quando telefonò a Fellini che era in lizza per l’Oscar con Amarcord, per dirgli: «A Federi’, mica l’hanno dato a te, l’han dato a Tanio Boccia!» Ciò che precede costituisce il midollo della scheda dedicata a Tanio Boccia alias Amerigo Anton su Wikipedia, messa insieme con le dichiarazioni di Steve Della Casa quando andarono a chiedergli chi fosse costui, nel lontano 1996, dopo che era uscito un film dal titolo Il caricatore che risultava, a Boccia/Anton, dedicato come omaggio. Ad essere il prototipo del regista trasher, a tal punto da meritarsi il soprannome di Ed Wood italiano, Boccia ci arrivò facendo quello che gran parte dei suoi colleghi facevano, spartanizzando al massimo sulle riprese, girando come Rocambole e soprattutto girando sempre e comunque. A lui è toccato il lotto della fama nefasta. Ma lui non era “peggio” di altri.

Ciò premesso, Boccia/Anton all’inizio degli anni Settanta, quando gli restava poco meno di un decennio da vivere su questa Terra, si sganciò dalle avventure in costume che era state il suo humus naturale e provò a fare irruzione nel genere allora rampante in Italia, del noir-poliziesco. Realizzando Studio legale per una rapina.
Noir è più giusto che poliziesco: primo, perché di polizia nel film non c’è nemmeno l’ombra, e poi perché la concezione della trama che Anton e certo Alfredo Sander sceneggiano, guarda evidentemente a modelli d’Oltralpe, alla discendenza di Grisbi – si parva licet. Difatti vengono a girare a Milano, dove, da tradizione, si contestualizzavano i noir. Un avvocato che è appena uscito dal gabbio, ha raccolto le ultime confidenze di Omero Capanna (Il greco), il quale gli ha fornito le indicazioni per portare a termine una grande rapina. Studio legale, appunto, perché il protagonista sarà questo leguleio, radiato dall’albo ma belloccio e stilizzato nel vestire, reso dai mezzi, non eccelsi ma funzionali per il film, di Emilio Vale che era attore di Anton (La lunga cavalcata della vendetta) e che avrebbe poi fatto solo Gli esecutori di Lucidi. Si chiama Maurice Poitier, alla francese, ovvio, e tutti gli altri personaggi hanno nomi stranieri, a cominciare da un certo Joe e dai suoi sgherri – sigari, borsalini, vestiti gessati – che si dicono fregati dal Greco e cercano perciò di riappropriarsi delle coordinate del colpo. Per circa un’ora, Maurice con l’aiuto del grande faccione di Omero Gargano, un mediatore, e del boss Gianni Solaro – che ha come amante Brigitte Skay, scosciata, collant rossi – lavora per mettere insieme il gruppo che dovrà portare a termine il colpo, consistente nel forzare, passando attraverso le fogne, una camera di sicurezza piena di gioielli. Alla fine lo mettono a segno ma, come da copione noir, il destino corrompe i piani degli uomini.

La stiamo facendo anche un po’ troppo aulica per il film che Studio legale per una rapina è: non brutto – Boccia in spregio ai detrattori, sa dirigere – ma perditempo e cincischiato nell’arrivare al sugo del discorso, che solo nell’ultima mezzora (dura moltissimo, quasi 100 minuti) si fa saporito, perché il regista muove un po’ personaggi e avvenimenti. Compresa una scena di sesso per l’estero in cui Vale si corica con una sua ex fiamma, Angela Bo (La morte ha sorriso all’assassino), totalmente fuori contesto e dove c’è finanche l’accenno di un sixtynine. Le altre donne del film, quelle centrali, sono la sorella del Greco, interpretata da Gisella Sardi che salvo errori fece qui due film in uno: il primo e l’ultimo, e una puttana che aiuta Maurice ad arruolare il gruppo, affidata a Kai Fisher versione rosso fiamma. Sul cast, comunque, non c’è niente da discutere: Paul Muller, George Wang, Ivano Staccioli, roba di lusso per una produzione del genere, che era la RG International films di Emilio Rulli che fu altrimenti attore in un paio di film di Boccia e che a giudizio di chi scrive deve essere il vero nome dell’Emilio Vale protagonista di questo. Due cose eccellenti Studio legale per una rapina, comunque, le ha: i titoli di testa fatti a mo’ di western con colori acidi, e la colonna sonora di Mario Bertolazzi, ipnotica, che viene usata una scena sì e l’altra pure. Il film, dietro nostro suggerimento, è stato messo a disposizione di tutti, su youtube, dopo anni di invisibilità dalla Minerva/Rarovideo che ne detiene i diritti. Lo trovate qui.