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Servant

2019
REGIA:
M. Night Shyamalan, Daniel Sackheim, Nimród Antal, Lisa Brühlmann
CAST:
Toby Kebbell (Sean Turner)
Lauren Ambrose (Dorothy Turner)
Nell Tiger Free (Leanne Grayson)

Il nostro giudizio

Servant è una serie tv del 2019, creata da Tony Basgallop.

Dopo aver chiuso il suo Shyamalan Universe con Glass, film che ha creato diverse discussioni, il regista torna a produrre (e a co-dirigere) una serie televisiva, dopo l’esperienza non proprio eccelsa di Wayvard Pines che alcuni, ancora prima della messa in onda, definirono “il degno erede di Twin Peaks”. Come sappiamo non fu così. Ed eccolo alle prese con un nuovo soggetto, ovvero Servant, sviluppato insieme a Tony Basgallop, che nel campo dell’horror televisivo aveva già collaborato per la serie Outcast. La storia si incentra su una famiglia molto particolare. Dorothy (Lauren Ambrose) e Sean (Toby Kebbell), rispettivamente una giornalista e uno chef, sono due genitori che decidono di assumere una tata di nome Leanne (Nell Tiger Free) per prendersi cura della loro bambola reborn, oggetto singolare, ma efficace per esorcizzare ed elaborare la morte del loro figlio Jericho. Le loro vite cambieranno per sempre nel momento in cui questa donna metterà piede all’interno della casa. Fra eventi inquietanti e personaggi singolari, la verità verrà presto a galla, aprendo porte del passato che – forse – era meglio lasciar chiuse.

Servant inizia subito nel migliore dei modi. Shyamalan, che all’interno del genere si trova totalmente a suo agio, è bravo nel conferire a ogni episodio, o almeno a quelli che dirige, un’atmosfera malsana, a tratti grottesca, che scena dopo scena tiene incollato lo spettatore, specialmente dopo un finale, quello del primo episodio, che cattura sin da subito l’attenzione e la curiosità. I personaggi, che si muovono bene intorno a questa atmosfera, sono mossi da sensi di colpa, ambiguità, sia nelle loro espressioni che nelle vicende raccontate dalla serie, che spaziano dal fanatismo al senso di appartenenza. E qui spiccano due attrici molto brave che aggiungono sicuramente un valore in più al prodotto: Lauren Ambrose, nel ruolo della madre instabile, con i suoi sguardi intensi che accennano a un passato sicuramente doloroso, e Nell Tiger Free, abile nel restituire sullo schermo una buona dose di mistero. Gli episodi seguenti, diretti anche da Lisa Bruhlmann, che alcuni di voi conosceranno per il bellissimo Blue My Mind, si muovono con mano incerta, come se volessero rallentare il soggetto, aggiungendo elementi a volte troppo fuori dal contesto che stiamo osservando, ma essenziali per la caratterizzazione sia dei personaggi, che della vicenda stessa.

Quella che a primo impatto sarebbe potuto essere una sceneggiatura perfetta per una miniserie in due parti, ben presto si trasforma in qualcosa di più completo, facendo leva su un finale, che non solo chiarisce, ma aggiunge quel qualcosa in più, da renderlo nuovamente interessante, almeno per una seconda stagione (che tra l’altro è già stata confermata). Fra gli attori secondari abbiamo anche Rupert Grint, che qui è bravo non solo a rendere credibile il sul personaggio, ma anche a scrollarsi di dosso il ruolo del bravo ragazzo costruita nei precedenti anni con la saga di Harry Potter. Un talento che merita più chance, anche sul grande schermo. Quindi Shyamalan questa è volta ci è riuscito. A differenza del suo precedente progetto televisivo, Servant riesce a mantenere un perfetto stato di ambiguità per tutta la durata della stagione, mostrando al suo pubblico, ma al tempo stesso confermando attraverso interpretazioni e atmosfere, il suo straordinario talento all’interno del genere.