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Non fate infuriare l’elfo

2023
Titolo Originale:
There's Something in the Barn
REGIA:
Magnus Martens
CAST:
Martin Starr (Bill Nordheim)
Amrita Acharia (Carol Nordheim)
Kiran Shah (elfo)

Il nostro giudizio

Non fate infuriare l’elfo è un film del 2023, diretto da Magnus Martens.

Se vi capitasse di passare per una qualche polverosa cittadella sperduta nel laido outback statunitense – o, alla peggio, di fare una capatina in un rustico paesello arroccato nell’impervia tundra sarda –, il sacro diktat rimarrebbe ovviamente quello di Non aprite quella porta! Ma se, come l’incauta famiglia Nordheim, decideste piuttosto di trasferirvi in una pittoresca baita infognata nel gelido e boreale inverno norvegese, beh, allora lo spassionato consiglio non potrebbe che essere di Non aprire quel fienile! A meno di non pagare pegno con un bel piatto di porridge di riso guarnito con burro e zenzero, senza ovviamente dimenticare di rispettare tre semplici regole: niente lucine, rumori molesti né cambiamenti nello status quo. Solo così, infatti, si potranno tener buoni i bollenti (e folletti) spiriti dei Nissel: gli scalmanati elfi – in realtà gnomi da giardino un po’ troppo buzzurri e cresciutelli, ma non stiamo qui a cercare il pelo nel Fårikål – della scandinava tradizione, i quali proprio nelle rimesse dei capanni hanno scelto di installare il proprio quartier generale sin dall’innevata notte dei tempi. Si perché, senza scomodare la letale e irlandese sete di sangue del Piccolo Popolo di Unwelcome, stavolta è toccato a quel nordico di Magnus Martens metterci in guardia al grido di Non fate infuriare l’elfo! Ma basterebbe in verità anche solo il ben più solleticante titolo originale ad avvisarci come There’s Something In The Barn; laddove quel qualcosa finirà per rivelarsi tutt’altro che innocuo e puccioso rispetto a come le favole vorrebbero farci intendere.

Ed è per l’appunto una grottesca e decisamente insolita dark tale natalizia in odor di Gremlins quella che lo svampito Bill (Martin Starr) si troverà a vivere, assieme alla compagna Carol (Amrita Acharia) e ai figlioletti Lucas (Townes) e Nora (Zoe Winther-Hansen), in seguito al suo trasferimento dagli States alle isolate montagne della Norvegia, per prendere possesso della ridente casupola ereditata dai suoi arianissimi avi. Qui, infatti, la disfunzionale famigliola, impegnata tanto a ricomporre la propria precaria armonia quanto a far breccia nei cuori di ghiaccio dei diffidenti paesani, grazie alle suggestive storielle elargite dal bonario Tor (Calle Hellevang Larsen) verrà a conoscenza dei leggendari e barbuti esserini in cappellino a punta e salopette che dimorerebbero proprio nel fienile attiguo alla loro nuova Home Sweet Home; senza tuttavia premurarsi di rispettare nemmeno una delle summenzionate sacre leggi di buona convivenza e, dulcis in fundo, involontariamente umiliando il leprecaunico padroncino di casa (Kiran Shah) con l’offerta di un piatto di puzzolente baccalà in sostituzione al ritualistico ghiotto Rømmegrøt. E poiché, come si suol dire in questi casi, chi è causa del proprio male pianga sé stesso, sarà solo questione di tempo prima che la tanto attesa notte della Vigilia si trasformi in un’allucinata Night of the Living Elf, costringendo i nostri poveri eroi a rivalutare completamente i piani per il loro agognato Norwegian Dream, facendo tesoro dei numerosi preziosissimi rewatch dell’immancabile Mamma ho perso l’aereo per escogitare mille letali trabocchetti con cui difendersi da questa assurda e moderatamente cruenta Gnom Invasion.

Preso per quel che realmente è, ovvero uno scanzonato e baracconesco Christmas Trick (più o meno) family frendly, Non fate infuriare l’elfo si rivela una classica e tutto sommato ben confezionata horror comedy da plaid e junk food che, nonostante scelga d’investire quasi tutto il proprio potenziale in uno smaccato black humor da Tales of the Crypt piuttosto che in frattaglie ed orrori propriamente detti, ai millenials più attempati e cinefili (o librofili) non mancherà certo di far correre alcuni di quei fanciulleschi Piccoli Brividi da cui una piccola parte dei nostri sogni – e incubi – bagnati di sangue hanno certamente avuto origine. E nonostante di emoglobina, soprattutto nella sua seconda indiavolata parte, l’operetta di Martens ne elargisca ben più di qualche goccia, è proprio a quei teen scares vergati dalla sorniona penna di R. L. Stine con La vendetta degli gnomi che questo divertente carosello vuole render conto; dopo un incipit (letteralmente) col botto di violenza anarchica in puro Wirkola style  destinato ben presto a ridimensionarsi in una sorta di fantasy alla Krampus, decisamente meno nero e dalla truculenza infinitamente più casta e addomesticata. Poco male comunque: poiché, al netto di un’evidente schizofrenica indecisione di fondo riguardo al tono e al genere da abbracciare, non sarà certo qualche morte fuoricampo di troppo, una manciata d’interiora spruzzate in campo lunghissimo o un ruffianissimo happy ending da Christmas Carol a rovinarci le cinematografiche feste, giusto?