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Mondocane

2021
REGIA:
Alessandro Celli
CAST:
Alessandro Borghi (Testacalda)
Dennis Protopapa (Mondocane)
Giuliano Soprno (Pisciasotto) Adriano Novelli

Il nostro giudizio

Mondocane è un film del 2021, diretto da Alessandro Celli.

Mondocane è ambientato nella città di Taranto. Anzi, nelle città di Taranto. C’è Taranto Nuova, di più recente costruzione, in cui uno Stato classista e autoritario mantiene l’ordine col pugno di ferro sfruttando il disagio dei più poveri. E c’è un’altra Taranto, la Zona Interdetta, una terra di nessuno in cui vivono disperati di ogni sorta, vagabondi e gang giovanili. Bande come le Formiche, ragazzini armati e senza scrupoli guidati da Testacalda, un adulto non meno autoritario della polizia ma a modo suo paterno. Per Pietro detto Mondocane,  e Cristiano, detto Pisciasotto,  che vivono nella Zona Interdetta, l’occasione di entrare nelle Formiche rappresenta, nonostante la vita dura e la violenza, l’unica possibile occasione di riscatto. Mondocane è un film di genere, nella migliore delle accezioni possibili. Celli racconta innanzitutto una storia. E lo fa sì con la sceneggiatura, ma anche con un uso estremamente efficace di pochi e semplici elementi visuali. I veicoli, per esempio: i blindati delle forze dell’ordine e dei pompieri, un dettaglio all’apparenza minore che riesce a trasmettere molto bene l’idea di un futuro à la Interceptor, un world building funzionale a una trama che si svolge sulla linea di confine tra società e terra di nessuno, tra un sistema che tiene e il collasso delle istituzioni.

Un limite che diventa il teatro dell’incontro fra due mondi con le sue esplosive conseguenze, una barriera permeabile, un luogo immateriale ma reale intorno a cui si costruisce la storia degli sconfinamenti delle persone che appartengono ora a un contesto sociale, ora all’altro. Ogni passaggio, ogni violazione di una linea di demarcazione (che, sarà un caso o forse no, nella sua rappresentazione scenica somiglia al muro che Trump ha voluto tra Stati Uniti e Messico) segna anche uno spostamento negli equilibri dei rapporti fra i protagonisti, equilibri che con diventano sempre meno relazioni umane e sempre più rapporti di forza, in un perenne affermarsi di un darwinismo sociale che permea tutti i gruppi di persone che abitano Taranto. Perché la città è protagonista quanto i personaggi. Con il suo territorio che muta per descrivere il contesto sociale: l’ospedale diroccato in cui vivono le formiche, la spiaggia pettinata di Taranto Nuova, e l’acciaieria. Sì, proprio lei, il mostro che vomita fumo e produce ricchezza, una vacca con le tette avvelenate da mungere, anzi, da far mungere a quelle persone da tenere a distanza di sicurezza, proprio come la fabbrica stessa.

Trasversale a ogni mutazione del territorio è la lotta per la sopravvivenza, una pratica quotidiana che Mondocane e Pisciasotto mettono in atto prima e dopo il rito di passaggio che li porta a entrare nelle formiche, una disciplina che si evolve dai semplici furtarelli alle sparatorie spietate e nervose che non risparmiano nemmeno i ragazzini, scontri a fuoco in cui muoiono tutti. Perché la lotta per sopravvivere è, per certi aspetti, una livella, quando ti ritrovi a giocarci non conta la tua estrazione sociale, non conta la tua età, non conta se sei umano o spietato: o vivi, o muori. Questo è il mondo raccontato in Mondocane, un film di fantascienza che racconta tanto perché mostra tanto. Ambienti ma anche scene, azione, movimento. Il ritmo è elevato e le cose succedono, in quantità e a un ritmo elevato. La narrazione è ricca, densa ma molto poco intellettuale, diametralmente opposta a un film come La terra dei figli che, al contrario, si perde in una trama che manca di una direzione precisa e riesce a disperdere tutta la forza di una visività potente azzoppata da un ritmo inutilmente lento. Mondocane è un film concreto e incisivo, con una motivazione chiara, quella di raccontare, perseguita con coraggio, praticità e determinazione.