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La terra dei figli

2021
REGIA:
Claudio Cupellini
CAST:
Leon De La Vallée (Il figlio)
Paolo Pierobon (Il padre) Maria Roveran

Il nostro giudizio

La terra dei figli è un film del 2021, diretto da Claudio Cupellini.

In un futuro devastato dagli effetti della guerra e del disastro ambientale, detto “i veleni”, i rimasugli di un’umanità intossicata e morente si trascinano giorno dopo giorno cercando di sopravvivere in un ambiente ostile, dove i rapporti umani sono regolati per lo più dalla sopravvivenza e dalla violenza. Un padre cerca di rendere suo figlio adatto alla vita in questo mondo post apocalittico impartendogli un’educazione durissima, sul filo dell’anaffettività. Ma i veleni prendono pian piano il sopravvento sul corpo dell’uomo, e il figlio si ritrova a dover contare sulle sue sole forze lasciando il rifugio in cui i due avevano vissuto fino a quel momento, alla ricerca di qualcuno che sia in grado di leggergli il quaderno che contiene le memorie del padre. In un paese in cui il cinema fantastico fa una grande fatica ad affermarsi, la sola esistenza di un film di ambientazione post apocalittica è una notizia positiva. In Italia fare fantastico si può, e si può anche fare bene, non è mica impossibile, lo testimonia un film come Lo chiamavano Jeeg Robot. Si può, ma non sempre si riesce, e questo lo testimonia La terra dei figli, tratto dall’omonima graphic novel di Gipi. La grande nota positiva del film è la sua potenza visiva. Ogni singolo dettaglio trasmette con grande efficacia l’idea di un mondo esaurito, sterile, privo di forza vitale, abitato da pochi esseri umani, scavengers cinici e svuotati, mossi dal più semplice istinto di sopravvivenza che calpesta ogni umana compassione.

Tutto è vecchio, tutto è rovinato, tutto è recuperato dalle acque sporche della laguna onnipresente, unico orizzonte grigio uniforme impastato di fango, sterpaglie e vegetali morti. Gli oggetti vecchi, le barche scrostate, le baracche buie e stipate della spazzatura di un’epoca di cui si va perdendo traccia e ricordo. La narrazione de La terra dei figli sta tutta lì, nelle scenografie e nelle location. E qui veniamo alla nota dolente. A livello di scrittura, proprio come la graphic novel, La terra dei figli è carente. Manca tremendamente di ritmo, sarebbe potuto tranquillamente durare mezz’ora di meno; la trama gira a vuoto, senza una reale direzione, si trascina senza un’idea precisa di dove vuole andare a parare. Un The road de noantri che non regge il confronto, complice il fatto che alla base non c’è McCarthy. Senza una direzione precisa in tal senso, è naturale che il film pecchi di sintesi, si perda spesso per strada e si trascini lungamente in scene interminabili, e non di rado didascaliche, che si sarebbero potute riassumere in un minutaggio di gran lunga inferiore.

Un ritmo lento può essere una scelta se gestito in maniera ottimale, ma non è questo il caso del film di Cuppellini. La recitazione degli attori è buona, in particolar modo l’umanità del personaggio della Strega, interpretata da Valeria Golino, emerge in tutta la sua asciutta tenerezza nonostante il mondo l’abbia costretta a indurirsi. Il problema, con i personaggi, è di nuovo la scrittura. Spesso sono abbozzati, soprattutto nella parte finale: un “cattivo”, se così lo si può definire, inutilmente istrionico e filosofeggiante, totalmente fuori contesto, e un tirapiedi tormentato tratteggiato in maniera troppo superficiale: si vede che ha un conflitto interiore ma non viene fuori, un personaggio potenzialmente interessante non sviluppato. La terra dei figli è un’occasione mancata. Gli elementi positivi non mancano, ma non riescono a compensarne le mancanze.