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Livide

2011
Titolo Originale:
Livid
REGIA:
Alexandre Bustillo, Julien Maury
CAST:
Chloé Coulloud
Félix Moati
Jérémy Kapone

Il nostro giudizio

Una sorta di remake del classico di Dario Argento, con al centro l’arte tersicorea e gli incantesimi di una crudele strega-vampira.

Film molto atteso questo Livide, seconda prova registica dei francesi Alexandre Bustillo e Julien Maury, per ora uscito direttamente in dvd in Germania e mostrato in alcuni festival internazionali; dopo l’ ottimo esordio con À l’intérieur (2007), cruenta e bellissima storia di una maternità deviata, il duo torna sul tema, con esiti purtroppo non altrettanto felici. Il difetto principale della pellicola si trova nella sua colonna vertebrale, la sceneggiatura, scritta degli stessi registi: un’ idea di fondo potenzialmente valida, che si disperde in una narrazione fragilissima e slegata. Un vero peccato, poiché Livide è, per altri aspetti, un piccolo gioiello: visivamente magnifico, graziato dalla fotografia di Laurent Barès, livida (per l’appunto), virata sulle tonalità del blu e del rosso, uno dei tanti omaggi agli argentiani Suspiria e Inferno ma anche al cinema di Mario Bava.

La scenografia è impeccabile, tra inquietanti pupazzi meccanici e sale chirurgiche malsane e d’ altri tempi, con un’ uso del sangue che, come nel film precedente, ha una forte valenza simbolica, e uno score musicale che è sottofondo egregio. Si sfiora il virtuosismo fine a se stesso il quale, se da un lato consacra il talento non comune di Bustillo e Maury, dall’ altro risulta eccessivamente autocompiaciuto. La pellicola parte bene, per poi disperdersi, gettando così uno spunto efficace: la storia di Madame Jessel e di sua figlia Anna sarebbe stata realmente disturbante, se usata in modo più feroce e non solo come pretesto. Le citazioni abbondano, come già detto, Suspiria in primis: nella tematica della scuola di danza, nelle soluzioni visive, ma c’è comunque molto Argento disseminato in questi 88 minuti. La sequenza del primo omicidio è splendida, debitrice al regista romano ma al tempo stesso resa personale da una messa in scena ipnotica, ed è tra i momenti migliori del film.
L’ insieme però, soffre di un’ artificiosità eccessiva, soprattutto nella figura-chiave dell’ anziana Jessel (Marie-Claude Pietragalla, coreografa anche nella vita reale), troppo aliena e digitalizzata per risultare spaventosa o stregonesca. Una fiaba nera visivamente fascinosa ma che non può dirsi del tutto riuscita proprio a causa di un plot troppo debole, che culmina in un finale risibile e francamente assurdo. Una maggior cura verso la coerenza narrativa e una minor presunzione avrebbero reso Livide un’ opera filmica ammaliante e da promuovere a pieni voti. Peccato.

DOVE COME QUANDO SOFFIA LO SPIRITO NOCTURNIANO

In un flashback, vediamo Madame Jessel impartire lezioni di danza alla figlia Anna, sorda dalla nascita. La donna umilia la bambina, che balla in modo goffo; nel forzarla ad abbassarsi per una figura di danza, le schiaccia la schiena col piede, finchè non sentiamo un “crack”: le ha spezzato la colonna vertebrale, e Anna resta a terra. La scena è assai ben congegnata, e di forte impatto visivo ed emotivo.