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Il mondo dietro di te

2023
Titolo Originale:
Leave the World Behind
REGIA:
Sam Esmail
CAST:
Julia Roberts (Amanda Sandford)
Mahershala Ali (G. H. Scott)
Ethan Hawke (Clay Sandford)

Il nostro giudizio

Il mondo dietro di te è un film del 2023, diretto da Sam Esmail.

 E venne il giorno. D’altronde tutti, in fondo, sapevamo come fosse solo questione di tempo. E, a ben vedere, di segnali da cogliere ve ne erano parecchi. Dispositivi elettronici misteriosamente kaput. Aerei e petroliere fuori controllo. Criptici volantini piovuti dal nulla. Inspiegabili rumori dalle terrificanti conseguente psicosomatiche. E, dulcis in fundo, interi branchi di animali allo sbaraglio, desiderosi di farci intendere che Qualcosa di sinistro sta per accadere. Ma chi si cela realmente dietro a questo cataclismatico qualcosa? Hacker? Terroristi? Occulti invasori From Outer Space? Oppure un biblico deus ex machina rientrato anzitempo dal suo celeste eone sabbatico? Sono questi, dunque, i cospirazionistici quesiti alla base del paranoico cuore pulsante de Il mondo dietro di te: chiacchieratissimo romanzo catastrofista – molto poco fanta e decisamente molto politico – firmato da Rumaan Alam che, dopo essere finito nel mezzo di una vera e propria guerra editoriale, grazie al lungo occhio di Netflix ha finalmente potuto compiere il gran balzo dalla carta al piccolo schermo. Ma sono piuttosto la penna, i dollari e la regista mano dello scaltro Sam Esmail – geniale mente dietro al seriale successo di un cult come Mr. Robot – che andrebbero ringraziati per aver dato filmica sostanza a questa allucinata allegoria di centoquaranta tesissimi minuti, capace di condensare le recondite paure di un’intera nazione – e, a dirla tutta, forse anche di un intero mondo – ben consapevole del fatto che qualcosa stia realmente per esplodere nelle viscere del proprio molle ventre, senza tuttavia riuscire a cogliere fino in fondo la vera natura di questo subliminale corpo estraneo.

Ma se è vero che, come ben ci ricorda quel compianto mattacchione di William Friedkin, La paranoia è contagiosa, altrettanto si può dire della diffidenza; sopratutto quando si ha a che fare con un tipetto alquanto misantropo e respingente come Amanda Sandford (Julia Roberts). Ed è appunto per sfuggire al proverbiale logorio della vita moderna e ai suoi altrettanto logorroici protagonisti che questa rampante e nevrotica pubblicitaria deciderà di affittare una lussureggiante villa sperduta nel folto della bucolica periferia di Long Island, dove passare un tranquillo weekend di svago – e, ça va sans dire, di paura – assieme allo svampito maritino Clay (Ethan Hawke) e ai tecnodipendenti figlioletti Archie (Charlie Evans) e Rose (Farrah Mackenzie). Ma ecco che, tra rinfrescanti nuotate in piscina e battibecchi passivo-aggressivi, un giorno come tanti, zitta zitta, l’Apocalisse ha inizio, preannunciata da due misteriosi visitatori che, shyamalaniamente parlando, Bussano alla porta. Costoro sono l’incravattato G.H. Scott (Mahershala Ali) e la sua piccata primogenita Ruth (Myha’la), a quanto pare originali proprietari della magione tornati all’opulento ovile per cercare rifugio dall’imminente indefinito Armageddon; portando tuttavia con sé un perturbante non detto che non potrà che rendere ancora più tesa e precaria questa già difficile e improvvisata convivenza. Qui gatta ci cova, insomma, e non tutti paiono raccontarla giusta.

Ma, a voler dar retta ai sinistri presagi che fanno capolino coi loro traslucidi occhioni, più che i gatti paiono essere i cervi a covare sibillinamente una verità che solo un cinico survivalista in odor di Q-Anon come il ruvido Danny (Kevin Bacon) sembra, forse, aver intuito nel mezzo dei propri cospirazionistici deliri da eremita. Sono infatti gelidi e spaesati personaggi lanthimosiani quelli che popolano il paranoico universo aronofskyano de Il mondo dietro di te: prigionieri di una forzata condizione di “due popoli due Stati” – o, meglio, due famiglie due attici – sotto il medesimo sontuoso tetto che, al di la di inquietanti analogie con l’incendiaria situazione geopolitica contemporanea, differentemente dal baumbachiano Rumore bianco di grottesco e surreale pare avere ben poco. Ma è proprio un sovrumano – e sovrannaturale – rumore a dare il via a questo criptico cataclisma in cinque atti destinato a compiersi per lo più nella fumosa e speculativa Twilight Zone del fuoricampo; scandito dalle ansiogene note di Mac Quayle e dalla semina di biblici indizi – o piaghe – che, al netto, di una certa verbosità di fondo nei dialoghi che corrono sulle asciutte e taglienti fauci dei brechtiani protagonisti – tradendo in parte la matrice letteraria di origine – riescono tuttavia a rendere ancora più straniante la già asfissiante atmosfera generale. È dunque un mondo già allo sbando quello che, così come da titolo, i nostri survivors si lasceranno alle spalle. Un mondo nel quale nemmeno il sopraggiungere della fine dei tempi potrà distrarre dal rewatch dell’ultima attesissima puntata di Friends, poiché, a quanto pare, sono appunto i personaggi di una sitcom gli unici verso cui si è ormai capaci di provare una sincera empatia.