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Escape Plan 3 – L’ultima sfida

2019
Titolo Originale:
Escape Plan: The Extractors
REGIA:
John Herzfeld
CAST:
Sylvester Stallone (Ray Breslin)
Dave Bautista (Trent DeRosa)
50 Cent (Hush)

Il nostro giudizio

Escape Plan 3 – L’ultima sfida è un film del 2019, diretto da John Herzfeld

C’era una volta Sylvester Stallone, iconico mito del Grande Cinema, attore che non solo partecipa sempre attivamente, spesso come co-sceneggiatore, ai film che recita ma che è stato capace di inanellare uno dopo l’altro opere considerevoli. Dopotutto, un action man dei bei tempi che furono arrivato al Golden Globe, e alla nomination per gli Oscar, non è cosa da tutti. Insomma, Sly è sempre attento a quello che fa ed è stato capace di risollevarsi in modo spettacolare da quell’inizio 2000 che sembrava avesse segnato la sua carriera in modo nefasto. È soprattutto per questo motivo che risulta incomprensibile la sua partecipazione ai sequel di Escape Plan. Una saga che ha iniziato con un godibilissimo primo episodio, dove finalmente Sly divideva le scene con il suo eterno rivale, e soprattutto amico, Schwarzenegger, ma che proseguendo ha mostrato palesemente i limiti imposti da chi sborsava i big money. Escape Plan 3 – L’ultima sfida, o The Extractors se preferite il titolo anglofono, è quello che si ottiene quando fai qualcosa solo per avere un assegno.

Quello che fa storcere maggiormente il naso è l’evidente qualità da DTV, da film bulgaro con Lundgren o JCVD, ma non perché questi lavori siano tutti da buttare o da discriminare a prescindere, anzi, bensì perché è evidente lo spreco che i produttori cinesi fanno delle forze in campo. Non è il solo Stallone, infatti, a subire gli effetti dello sfacelo tecnico e produttivo, perché accanto a lui è ignobile lo sperpero di gente come Dave Bautista, Max Zhang e Harry Shum Jr. Capitali cinesi, attori cinesi e, ovviamente, maggiore attenzione ai personaggi cinesi, tuttavia, se questo è un bene per le brevi scene d’azione, causa anche un effetto straniante per Stallone e Bautista. I due sembrano lì tanto per passare il tempo, intrappolati in personaggi che potevano funzionare solo con una scrittura più accorta, intelligente e, magari, supervisionata dallo stesso Stallone. Invece no, Escape Plan 3 porta Sly a diventare addirittura sadico picchiatore, massacratore per la vendetta.

 Come se tutto ciò non bastasse, evitando di soffermarsi sulla fotografia da pellicola anni ’90 e il sangue in CGI, il punto centrale della saga, l’evasione da una prigione inviolabile, svanisce completamente nell’incapacità di creare una storia sì semplice, ma che faccia di quella semplicità un divertissement per lo spettatore. Escape Plan 3 non ci prova neppure, butta i protagonisti nel recupero della figlia di un magnate della tecnologia cinese e tanti saluti alle fughe geniali di Ray Breslin e soci. Scomparsa la cattura del protagonista, che tale non lo è più, scomparsa la struttura carceraria, scomparso il piano di evasione. Palesemente pensato per gli spettatori della Repubblica Popolare, l’unica parola con cui tutta l’operazione si può riassumere è una: terribile. Sarebbe a questo punto interessante sentire cosa ne pensa lo stesso Sylvester Stallone che, in un’intervista, ha definito Escape Plan 2 il peggior film che abbia fatto. Dimenticandosi, probabilmente in modo volontario, di aver preso parte a Stop! Or my mom will shot, nel 1992. È vero, a Sly si può perdonare tutto. Ma è altrettanto vero che a tutto c’è un limite.