Ivan Zuccon su Herbert West Reanimator

Il regista lovecraftiano per eccellenza parla del suo nuovo impegno
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Dopo cinque anni dal riuscito Wrath of the Crows, purtroppo con grosse difficoltà di distribuzione in Italia, Ivan Zuccon il regista lovecraftiano per antonomasia torna con un’originale idea al passo con i tempi, ma con un “sapore” ottocentesco da romanzo a puntate. Zuccon ci propone sette appuntamenti sul Web “smembrando” la sua ultima fatica cinematografica intitolata: Herbert West Reanimator. Ci lascia col fiato sospeso già dal primo “incontro” con il film, andato in onda il 7 ottobre 2017 incollando al monitor dei computer circa cinquemila persone dichiaratesi, dai commenti sui Social, entusiaste.

Come ti è venuta l’idea che non so se definire “reazionaria” oppure “innovativa” di frazionare un unico film in sette puntate e distribuirlo free in Rete sui Social?

Non so se possiamo definire l’idea che sta al cuore di questo progetto “reazionaria” o “innovativa”. Di sicuro nasce come una vera e propria provocazione: il cinema indipendente è talmente tartassato dal modello di business ora in atto che è praticamente impossibile per noi produttori indipendenti riuscire a ottenere un riscontro economico. È una sorta di “Manifesto” per scardinare un sistema che sta letteralmente uccidendo la produzione indipendente; in sala non si riesce ad arrivare, il modello alternativo di Netflix è una nuova élite ancora più chiusa del sistema degli esercenti… se aggiungiamo che moltissime persone trovano i film in rete piratati, è facile intuire che questa situazione è insostenibile. Cosa facciamo noi? Lo mettiamo noi in rete, gratis, per tutti, almeno nessuno ci può derubare.

È una scommessa, oltre ad un manifesto?

Lo è sempre, ed anche molto rischiosa. È rischiosa la piattaforma che abbiamo scelto, la Rete, perché va in controtendenza: non è un video di youtubers, una parodia o un clip musicale, è un film a puntate, non credo ci sia un precedente sul web. Quando fai qualcosa in questa direzione di solito o va molto bene o molto male.

È autofinanziato il progetto?

Il film è prodotto da me e da Roberta Marrelli, la mia storica co-produttrice, compagna di mille avventure cinematografiche che, anche questa volta, si è messa al mio fianco in questa battaglia

Per la riuscita di un film cosa serve? Sei d’accordo con Altman che fa dire a Tim Robbins nel film The Player (1992): “suspense, risate, violenza, speranza, cuore, nudo, sesso, lieto fine”? Cosa c’è nel tuo film di tutto ciò?

Cosa serve ad un film per avere successo io non lo so. Posso dirti che in Herbert West Reanimator ci sono principalmente amore e violenza. L’amore di un padre disperato che perde la figlia, e la violenza che ne consegue in seguito al suo rifiuto di accettare un evento così tragico.

Cosa significa la frase iniziale: Se la vita t’infrange il cuore tu infrangi la vita?

È l’essenza stessa del film. Cosa siamo disposti a fare per riportare indietro un nostro caro? C’è chi si arrende e chi, avendone le possibilità, vorrebbe infrangere le leggi del’Universo e della biologia per poter rimettere le cose a posto. Il dottor West mette in atto una sorta di accanimento terapeutico estremo, producendo risultati mostruosi, ma lui non si vuole arrendere, non riesce ad accettare la perdita.

Come ti venuta l’idea di “spezzettare” il film in sette puntate e perché proprio sette che è un numero magico?

Nel momento in cui abbiamo deciso che il film avrebbe avuto come piattaforma il web, ci siamo resi conto che metterlo on-line in un’unica soluzione sarebbe stato penalizzante. È risaputo che la soglia massima di attenzione, per quel che riguarda i contenuti video, è di otto minuti. Da qui l’idea di dividere in film in segmenti di 8/10 minuti: per non perdere pubblico. Sette è casuale, anche se devo ammettere che prediligo i numeri dispari.

La partitura di Paganini che suona Eleanor West al primo concerto è la stessa che suona Carlotta, interpretata da Cristiana Vaccaro, in La casa sfuggita, tuo film del 2002: perché questa “ossessione” verso questo brano così inquietante e drammatico?

Non ricordavo che quel brano di Paganini fosse lo stesso de La casa sfuggita e mi fa piacere tu l’abbia notato. È molto intenso, le corde vibrano producendo suoni stridenti, trovo siamolo indicato per la scena del concerto dove nel cuore di Eleanor West è in corso una tempesta emotiva sempre più crescente. C’è in lei la consapevolezza di essere una specie di mostro, ma ancora prova a lottare per scacciare ciò che di malsano è in lei. Ecco, questa musica traduce bene questa lotta interiore.

La somiglianza tra Eleanor West bambina e donna è impressionante: come hai scelto le attrici ed è stata ardua la scelta?

Il casting è una delle fasi più delicate di tutta la preparazione. Abbiamo visionato diverse centinaia di provini e alla fine abbiamo fatto le nostre scelte. Credo che in questo film siano presenti i migliori attori del cinema indipendente italiano. Sono orgoglioso di questo cast.

Eleanor West è evidente che odia il padre Herbert West forse per tutte le sperimentazioni che dovuto subire?

Lo definirei un rapporto di odio/amore; Eleanor non comprende il violento “accanimento terapeutico” del padre. Lui agisce per amore ma questo la figlia, così piccola e così innocente, non può capirlo. Del resto molto spesso le cose più terribili sono state generate da buoni propositi degenerati in follia e, a volte, un amore grande ed estremo può portare a tragedie e deflagrare in violenza. Questo accade più di quello che possiamo immaginare, nel quotidiano e, molto spesso, all’interno delle mura domestiche.

Nel 2017 la vita odierna non è abbastanza “forte e dura”, abbiamo ancora bisogno di brividi e sensazioni forti?

Ho sempre sostenuto che il genere horror sia in qualche modo utile alla nostra società. Può avere un effetto catartico sull’essere umano, grazie alla sensazione di sollievo al ritorno alla condizione normale dopo la sperimentazione di situazioni negative e pericolose al limite della sopportazione. E, ad essere sinceri, credo che la nostra epoca, per quanto forte e dura, sia probabilmente la più sicura tra quelle vissute dall’uomo, basti pensare al Medioevo, epoca in cui la vita umana aveva un valore bassissimo.