Il bandito Giuliano

Una docufilm scandaglia il segreto di Stato
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Ieva Lykos è un’attrice, produttrice, sceneggiatrice e ora regista, di origini miste: nata in Romania, con padre greco e mamma rumena-ungherese, oltre a nonni materni addottivi tedeschi, ora naturalizzata italiana, si definisce lei stessa “un melting pot di paesi europei”. Si fa conoscere, in quest’occasione, al pubblico di Nocturno con un docufilm sulla vita di Salvatore Giuliano da lei stessa scritto e diretto.
Ieva, che cosa ti ha portato in Italia, ormai dodici anni fa? Perché questo sogno italiano?
Sono una donna molto indipendente e sono venuta in Italia per trovare lavoro – perché all’epoca nel vostro Paese era più facile di oggi -, per poi tornare in Romania e terminare gli studi di Lettere e Giornalismo. Ma, stregata dallo Stivale, l’Italia appunto, e dagli italiani pure, ho deciso di fermarmi. Preferivo stare in Occidente, anche se avrei scelto più volentieri i Paesi del Nord-Europa. Ho capito però che anch’io stavo diventando italiana quando ho cominciato a pensare in questa lingua. Ed è già da diversi anni.
Sei molto bella: come vivi interiormente il rapporto con il tuo aspetto esteriore?
Ricevo  molti complimenti, ma a volte questo mio aspetto mi ha creato dei problemi, perché si pensa che una persona bella valga poco e io sono molto orgogliosa e penso che un aspetto piacevole sia passeggero. Per cui,  ho voluto dimostrare di poter offrire molto altro, ad esempio le mie doti artistiche e le mie doti intellettuali.
Per il tuo lavoro di produzione usi, insieme al tuo compagno, il regista Carlo Fusco, il tuo cognome, che è ovviamente greco, dato che tuo padre lo è, visto che esiste un’italiana Lycos Entertainment e una rumena Lycos Film. Perché questa scelta di utilizzare il tuo cognome? E il cinema è una tradizione di famiglia?.
La scelta è molto semplice: Lykos in greco significa “lupo”, e il mio cognome mi piaceva e anche a Carlo. E’ la radice del mio vero nome Lykiardopoulos che è troppo lungo per essere utilizzato nell’arte. Ci attirava l’idea di scegliere un animale forte e anche un po’ selvatico per rappresentarci: destino vuole che l’avessi ereditato da mio padre. Il cinema è di tradizione, ma non d’origine, in quanto io e Carlo lavoriamo entrambi nel mondo del Cinema, ma non siamo figli di cineasti.
Passiamo al coraggioso docufilm sulla vita di Salvatore Giuliano, altrimenti conosciuto come il “Bandito Giuliano” con il quale ti fai conoscere al pubblico di Nocturno, e comunque al pubblico in generale, in veste di regista. Da dove nasce l’idea e da dove viene il coraggio di affrontare un personaggio sulla cui vicenda vige il Segreto di Stato?
In realtà Carlo Fusco, il mio compagno, voleva realizzare un vero e proprio film, ma dato che la vicenda coinvolge molti personaggi e i costi di produzione sarebbero stati enormi, si parla di diversi milioni di euro, io ho suggerito di ridimensionare l’idea a un docufilm che poteva essere interessante dal punto di vista storico e giornalistico. Carlo mi ha detto di provare a farlo io, sia a livello di preparazione storica, sia di sceneggiatura, oltre a dirigerlo.
Ormai me lo sentivo mio e ho accettato la sfida che mi ha appassionato enormemente.
È un Segreto di Stato anche piuttosto lungo, visto che la legge italiana, correggimi se sbaglio, lo prescrive dopo i trent’anni, mentre nel caso di Salvatore Giuliano sono stati superati abbondantemente, cosa ne pensi?
Sì, hai ragione: la morte ufficiale di Salvatore Giuliano è avvenuta all’età di 28 anni nel 1950, e poco dopo il Processo di Viterbo, sulla strage politica della Portella della Ginestra, è stato messo il veto alla diffusione delle scoperte fatte sulle vicende che lo riguardavano, di vari faldoni e documenti. Ad oggi sono circa sessant’anni che non si sa nulla su ciò che è stato scoperto….
Cosa voleva ottenere Salvatore Giuliano ribellandosi allo Stato Italiano e uccidendo, con molta disinvoltura, anche membri delle Forze dell’Ordine che incontrava sul suo cammino? 
Giuliano voleva la scissione della Sicilia dall’Italia, era un idealista, e desiderava l’annessione agli Stati Uniti d’America. E di questo ne parlò in un’intervista con il giornalista americano Mike Stern, al quale chiese aiuto per realizzare il suo progetto, inviando ben due lettere al presidente Truman. Per lui le forze dell’ordine rappresentavano lo Stato italiano e, del resto, gli davano continuamente la caccia. Giuliano, in quel momento, era l’uomo più ricercato d’Italia.
Come vedi la figura del Bandito Giuliano, dal tuo punto di vista?
Io mi pongo delle domande e provo a fare in modo che il pubblico se le ponga anch’egli: “Salvatore Giuliano è diventato un malavitoso per caso?”;“Salvatore Giuliano era provocatorio o consequenziale nei suoi attacchi?”. Queste e altre le domande che mi faccio e che porto al pubblico, per farlo riflettere, ragionare e per fargli conoscere una storia che coinvolse l’Italia e oltre. Bisogna direlo che, anche se fu visto da alcuni come un assassino e un terrorista. e da altri come un giustiziere del popolo, un brigante, Giuliano ha segnato la nascita di una Repubblica malata dove gli intrecci tra Stato e mafia erano all’ordine del giorno e dove regnava la collusione e la corruzione
Come hai portato il Bandito Giuliano sullo schermo? Come hai impostato il periodo storico in cui ha vissuto il protagonista?
Mi sono impegnata a raccontare il periodo storico, ancora prima della nascita di Giuliano, proprio com’era e come si viveva negli anni della Seconda Guerra Mondiale e l’immediato Dopoguerra, in modo da far entrare il pubblico nella storia  in maniera più pacata e facilitargli la compressione dei fatti, mostrando anche però le torture dell’epoca per rendere tutto più realistico.
Ti sei avvalsa di professionisti per il tuo docufilm, per dare un’impronta professionale al tuo lavoro di regia? 
Sì, ci sono vari professionisti tra cui un criminologo, Fabio Delicato, che ha delineato un profilo psicologico di Salvatore Giuliano, un quadro del personaggio principale del docufilm che è servito a raccontare maggiormente il protagonista. Io tenevo molto a questa figura del criminologo, m’interessava approfondire con un esperto e credo interesserà anche al pubblico.
Altre figure chiave intervistate nel percorso del docufilm?
Assolutamente Carlo Ruta, che è l’intervistato di spicco del docufilm, il quale ha pubblicato nel suo Blog personale dei documenti segreti sul Bandito Giuliano. Il Blog gli è stato chiuso, ha avuto un processo di otto anni e il garage bruciato, dove conservava tutti i documenti chiave, primo caso in Europa.
Altre curiosità sulla tua ricerca su Giuliano per il docufilm?
Ci tengo a dire che mi sono avvalsa di una Agenzia Investigativa internazionale che mi ha aiutato molto nella ricerca dei particolari, l’Agenzia è la Phersei e mi ha aiutato enormemente perché ci sono quindici biografie e cinque possibili varianti sulla vita e sulla morte di Salvatore Giuliano e io volevo avvicinarmi il più possibile alla verità.
Quando e dove l’anteprima del docufilm?
L’anteprima la faremo il 23 novembre 2016, a Palermo.