Days of Happiness, vita e amori di una direttrice d’orchestra

Il film di Chloé Robichaud al Seeyousound Film Festival di Torino. Intervista all'attrice protagonista, Sophie Desmarais

Days of Happiness di Chloé Robichaud viene presentato al Seeyousound Film Festival di Torino. A chiusura della kermesse, il titolo passa in anteprima italiana domenica 3 marzo alle 18.15 (qui il programma). Il film racconta la storia di Emma, giovane direttrice d’orchestra a Montreal, che ha un rapporto difficile con il padre agente e intreccia una relazione omosessuale con la violoncellista Naëlle, una ragazza madre separata. Tutto mentre è chiamata a dirigere brani dai maggiori compositori della storia, da Mozart a Mahler. Uno splendido ritratto femminile che fa dialogare la musica e il privato, l’arte e l’intimo, vibrando così con particolare potenza. Ne abbiamo parlato con l’attrice protagonista, Sophie Desmarais.

Nel film Days of Happiness di Chloé Robichaud tu sei la protagonista Emma, una giovane direttrice d’orchestra di Montreal che un rapporto difficile e tossico con il padre. Come hai costruito questa interpretazione? C’è un lato autobiografico o è solo invenzione? Secondo te, chi vuole lavorare nella musica può essere ostacolato dalla famiglia e dal mondo intorno?

No, è tutta finzione! Ma penso che come attrice devi sempre guardare nel profondo, per interpretare un ruolo con partecipazione e autenticità. Questo personaggio è molto lontano da me, quindi ho cercato di trovare delle assonanze e lavorare su di esse. Fisicamente, è stato interessante mettermi in discussione per assumere la sua postura, il tono di voce e lo sguardo, provando cose molto diverse tra loro mentre preparavo la parte. Mi piace il fatto che Emma sia un po’ persa nei suoi abiti, così come nella sua vita.

L’altra caratteristica del tuo personaggio è l’omosessualità. Emma intreccia una relazione con Naëlle, una violoncellista da poco separata e con un figlio. Cosa significa per una donna essere lesbica oggi? Come hai operato su questa sfumatura?

Mi piace molto l’idea che l’omosessualità non sia un tema del film: sta con una donna, punto. Trovo molto moderno e positivo non avere problemi con l’orientamento sessuale e non dubitarne, ma riflettere piuttosto su come sta andando la relazione e su come Emma si stia portando fino al limite. Emma vuole essere accolta e amata al punto tale che la relazione diventa sbilanciata.

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La protagonista si esalta nelle sequenze dei concerti. Qui, bacchetta alla mano, dirige e sembra dimenticare i problemi. Come hai fatto a preparare queste scene, in cui sembri una vera direttrice d’orchestra? Secondo te la sofferenza della vita privata può liberarsi nell’arte?

Grazie per il commento fantastico. Ho lavorato moltissimo su quelle scene, devo ammetterlo. Ho preparato le sequenze di direzione per due anni con il più grande maestro del mondo: Yannick Nezet Seguin, che è il direttore d’orchestra del Met di New York, ma anche dell’Orchestra metropolitana di Montreal. Quella nel film è la sua orchestra, Yannick è il direttore musicale. Un’altra parte importante del lavoro è stata con Kensho Watanabe, che mi ha supportato per tutto ciò che riguarda la tecnica, e con Nicolas Ellis. Entrambi sono collaboratori di Yannick e giovani direttori d’orchestra di grande talento. Abbiamo costruito insieme lo stile di Emma: da parte mia, ho lavorato misura per misura sul tempo e su tutto ciò che era necessario per dirigere i momenti musicali. Emma doveva essere molto brava in quello che fa, nei primi momenti ero un po’ intimidita. Ma quando lavoriamo duramente possiamo realizzare cose che non immaginiamo… Oggi sento che Emma contiene la sua storia e la consegna alla musica, che è il migliore veicolo delle emozioni. Art can do that! (L’arte può farlo). Così possiamo esprimerci liberamente e guarire i nostri traumi.

La tua interpretazione è molto potente, risulti credibile dall’inizio alla fine, è la forza del film. Ti avevo già vista a Cannes nel titolo precedente di Chloé Robichaud, ovvero Sarah Prefers to Run. Che differenza c’è tra i due ruoli e quali punti di contatto? Reciti spesso per Chloé, il vostro è un sodalizio?

Wow! Grazie mille. Ho la grande opportunità che Chloé si fidi di me e mi chieda di esplorare cose nuove: correre, dirigere un’orchestra. Per me i due personaggi hanno molte cose in comune: sono entrambe giovani donne introverse, serie, la scrittura di Chloé mi riporta sempre allo stesso punto narrativo. Le due donne sembrano un po’ Chloe stessa, immagino. Non direi che c’è un vero e proprio sodalizio, ma ci piace molto lavorare insieme e sono fortunata ad averla nella mia vita. Ha un grande talento.

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Tu sei un’attrice giovane, nata nel 1986, che viene diretta da una regista giovane, classe 1988. Tutte e due siete canadesi. Hai già lavorato con altri registi del tuo Paese, come Denis Villeneuve e Xavier Dolan. C’è un cinema candese oggi da conoscere e amare?

Certo. Ci sono molte registe donne che girano in Quebec. Vi suggerisco di guardare i film di Monia Chokri, Charlotte Le Bon, Sophie Dupuis, Arianne Louisseize, Sophie Deraspe, Annie Saint-Pierre, Anaïs Barbeau-Lavalette.

Il film è pieno di musica. Anche per questo, naturalmente, è stato selezionato dal Seeyousound. Nel corso del racconto abbiamo l’occasione di ascoltare Mozart, Mahler, Schoenberg… Anche tu ami la musica? Chi sono i tuoi cantanti preferiti?

Adoro la musica, è fondamentale nel mio essere attrice. Lavoro sempre con una playlist. Ho avuto la possibilità di vedere molti concerti per preparare il film, soprattutto diretti da Yannick: mi sono totalmente innamorata di Brahms, nello specifico della Sinfonia n. 3. Un capolavoro pieno di mistero.

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Ora ti trovi a Torino per partecipare al Seeyousound Film Festival, l’unico festival italiano dedicato a cinema e musica, che quest’anno compie dieci anni. Come ti sembra?

Sono davvero felice di essere qui. Il festival è molto originale e accogliente.

In conclusione, ti chiedo di lasciarci un consiglio. Qual è il tuo film preferito? E gli attori e attrici che ti piacciono di più?

Che domanda. Il mio unico consiglio è rimanere curiosi: per curiosi intendo mettersi sempre alla ricerca, non stare troppo a nostro agio. Guardare avanti e scoprire. Io adoro MUBI perché mi dà l’opportunità di guardare i film di tutti i registi in tutto il mondo, che non sempre vengono distribuiti. Di recente ho visto tutti i film di Alice Rohrwacher, un grande talento, brillante. Amo il suo cinema.

Sophie, ti ringrazio per la conversazione.

Grazie mille a te per le tue domande.

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