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Missing

2023
REGIA:
Nick Johnson, Will Merrick
CAST:
Storm Reid (June Allen)
Ken Leung (Kevin Lin)
Nia Long (Grace Allen)

Il nostro giudizio

Missing è un film del 2023, diretto da Nicholas D. Johnson e Will Merrick.

Vi siete mai chiesti per quale motivo, nonostante due guerre mondiali, sei pestilenze globali, quattro governi Berlusconi e trentotto (pardon, trentasei) scudetti vinti dalla Juventus la segretissima formula della Coca Cola è rimasta pressoché invariata fin dai tempi del fu John Pemberton? Beh, semplicemente perché funziona alla grande, nulla più e nulla meno. Ed è appunto con la chiara consapevolezza delle immense potenzialità esercitate da una formula vincente e ben rodata che Nicholas D. Johnson e Will Merrick, dopo aver contribuito in qualità di montatori alla precoce fortuna cinematografica dell’amico e collega Aneesh Chaganty, hanno ben deciso di accogliere la pesante eredità della di lui eccellente opera prima, dando vita con Missing a un degno sequel di quel piccolo ansiogeno gioiellino di estetica screenlife che fu Searching. Un sequel antologico per essere esatti, poiché, nonostante personaggi, ambienti e situazioni siano di fatto cambiati, la voglia d’ingaggiare una tesa detection a suon di click, scroll e sessioni di FaceTime è rimasta la medesima, dimostrando come anche all’interno di una chat o dietro all’icona di una qualunque app si possano celare segreti che sarebbe meglio non lasciare incustoditi ai margini di un desktop. E così come i nostri due neo registi ben sanno per esperienza professionale, a volte basta un taglio al punto giusto per cambiare completamente il senso di un racconto e, di conseguenza, della verità stessa.

Squadra che vince non si cambia, questo lo sanno tutti. Ma a volte serve tuttavia variare un poco la formazione e il gioco, così da non rischiare l’involontario e deprecabile autogol della noia. Partendo dunque da un soggetto firmato dallo stesso Chaganty – reduce da una convincente opera seconda come Run e passato nel frattempo dietro allo scranno della produzione accanto all’immancabile vate degli screenview movie Timur Bekmambetov –, il magico duo Johnson-Merrick sceglie stavolta con Missing di rimescolare le carte in tavola, lasciando invariata la particolarissima scelta stilistica e il solido background da thriller investigativo della precedente opera ma, semplicemente, invertendone i ruoli sul campo. Non più, dunque, un disperato genitore sulle telematiche tracce della propria figlioletta misteriosamente desaparecida ma bensì un’altrettanto tenace e skillata adolescente (Storm Reid) intenta a scandagliare in lungo e in largo form, account Gmail e gruppi WhatsApp per far luce sull’improvvisa scomparsa della madre (Nia Long) e del di lei nuovo compagno (Ken Leung) di ritorno da un viaggio in Colombia. Un’incalzante corsa contro il tempo, rigorosamente documentata in tempo quasi reale dai frenetici tecno spippolamenti della nostra sconvolta eroina armata dei suoi fidi dispositivi portatili, la quale, grazie al prezioso contributo dell’amica Veena (Megan Suri) e dell’indomito rider Javier (Joaquim de Almeida), avrà modo di portare alla luce la scioccante verità.

Se già il più che convincente Searching, assieme all’altrettanto rivoluzionario Open Windows di Nacho Vigalondo, rappresentava sino a oggi il più maturo e “cinematografico” dei prodotti screenview approdati sui grandi e soprattutto piccoli schermi, con Missing l’asticella della qualità non può che essere ulteriormente innalzata, tanto nell’orchestrazione di una messa in scena capace di sfruttare appieno le strategie del linguaggio filmico classico per adattarle alle esigenze espressive dell’estetica screenlife, quanto nella tessitura di una narrazione elaborata e via via sempre più coinvolgente, condita di sotto trame, sotto testi e colpi di scena capaci di trascinare l’attenzione dello spettatore fino all’ultimo dei tesissimi centodieci minuti di durata. Ed è proprio l’ottima gestione dei tempi della suspense, a opera della stessa scrittura di Merrick e Johnson, l’ingrediente tutt’altro che segreto che ci permette di abbandonaci ad una regia invisibile ma sempre presente nel muoversi fra icone, puntatori e notifiche pop-up, appassionandoci a tal punto ai torbidi segreti celati fra le righe di un’innocua email o negli ultimi fotogrammi di uno sperduto file video da non renderci conto fino in fondo di come, di fatto, bastino una tastiera e i quattro lati del monitor di un laptop per tenerci incollati alla poltrona.