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The Munsters

2022
REGIA:
Rob Zombie
CAST:
Sheri Moon Zombie (Lily)
Jeff Daniel Phillips (Herman Munster)
Daniel Roebuck (Grandpa)

Il nostro giudizio

The Munsters è un film del 2022, diretto da Rob Zombie.

Da un paio di film l’entusiasmo attorno al nome di Rob Zombie ha iniziato a scemare tremendamente. È anche vero che la scena horror è profondamente cambiata negli ultimi anni e che il nostro non si è minimamente accodato, rimanendo fedele a quella che è sempre stata la sua estetica e al suo background. Film come 31 e 3 from Hell, per quanto di bene o male se ne possa dire, sono stati operazioni coerenti all’immaginario cui ha sempre fatto riferimento. E da quell’immaginario viene di conseguenza anche The Munsters, ultima fatica e progetto in cui Zombie ha creduto fortemente. Riesumare una serie come questa, coeva della più famosa ma non più amata Famiglia Addams, risulta alla prova dei fatti un’operazione ardita quanto necessaria a smuovere la carriera di un regista che ha ancora tanto da offrire, nel suo essere profondamente romantico e postmoderno. Dopo aver offerto la sua visione contemporanea dello slasher e aver iscritto il suo nome nella storia del genere, Zombie ha trovato in questo film nuova linfa.

The Munsters si presenta dunque come una origin story, raccontando i fatti che porteranno la famiglia composta da Herman e Lily a trasferirsi nell’iconica dimora di Mockingbird Lane. In una Transilvania popolata solamente da creature fantastiche, assistiamo alla creazione del futuro capofamiglia attraverso l’opera del folle dottor Wolfgang: un omaggio alla fonte originaria di ispirazione che assume da subito i crismi della commedia, con l’inevitabile risvolto tragicomico dell’esperimento non perfettamente riuscito. Ma è il cinema horror classico, da Herzog e Whale alla Hammer, ad essere celebrato in questo mondo creato da Zombie, oltre alle dinamiche classiche della serie televisiva, ben recepibili negli stacchi da una scena all’altra. Ovviamente il fulcro della narrazione risiede nella love story tra Herman e Lily, interpretati brillantemente dai feticci Jeff Daniel Phillips e Sheri Moon. Lo humour, insieme alla messa in scena, è il punto di forza più evidente di un film che però solo all’apparenza ha le fattezze di una svolta nel cinema del musicista e regista. C’è in effetti il rischio di interpretarlo come un semplice divertissement, un’operazione alternativa per un autore di cui abbiamo conosciuto sguardi e prospettive ben diverse e meno accomodanti. Nel dipingere un mondo abitato da diverse “etnie di mostri”, Zombie invece continua sottotraccia a riflettere sulle tematiche che ha sempre affrontato nel suo cinema derivativo. Ed è da qui che è doveroso spendere qualche parola in più.

La diversità che caratterizza i personaggi, e che nella storia si traduce anche nell’amore per il gotico, lo stravagante e il difetto, diventa la traccia da seguire nello sviluppo degli eventi. Lily, ad esempio, si innamora di Herman proprio per la singolarità della sua natura, ancora più affascinante, a suo giudizio, delle mostruosità cui è già abituata ma da cui è anche annoiata. L’ultima parte invece, ossia quella relativa al trasferimento della famiglia in una città popolata da esseri umani comuni, rinforza il discorso dandogli complessità. Arrivati durante i festeggiamenti di Halloween, i Munsters sembrano integrarsi alla perfezione col nuovo vicinato, salvo poi rendersi conto del senso di disagio, ricambiato, che provano a rapportarsi con esso. Il cinema, e quindi i temi, di Zombie è presente in tutta la sua capacità di descrivere la tendenza, tra diversi, a creare muri sociali e a non riuscire ad abbatterli. Peccato che il finale, molto sbrigativo e anti-climatico, non conceda al film di elevarsi più di quello che avrebbe potuto.