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The Overnight

2022
REGIA:
Bobby Francavillo, Kevin Rhoades
CAST:
Zebedee Row (David)
Rajeev Varma (Salim)
Brittany Clark (Jessie)

Il nostro giudizio

The Overnight è un film del 2022, diretto da Bobby Francavillo e Kevin Rhoades.

Nonostante una viva e giocosa anima popolare, si fa fatica a inquadrare la collocazione commerciale di The Overnight. Super-indipendente ma non per questo oscuro, il piccolo film parrebbe infatti mirare a divertire con poco una platea universale, in scia alle produzioni Blumhouse più veloci e colorate. Il Conjuringverse (in particolare la sotto-saga di Annabelle) resta il vero punto di riferimento per questa moderna idea di horror commerciale, ridotto all’osso del budget e al massimo della trasversalità: chi non ha provato negli ultimi cinque anni a riproporre le formule di Jason Blum, Gary Dauberman, James Wan o Scott Derrickson? Eppure, agli imitatori improvvisati manca sempre qualcosa: la giusta creatività, il senso scoperto di gioco, o, banalmente, il talento del prendere sul serio anche il più scemo dei jumpscare. Il film di Rohades e Francavillo si muove in questa direzione solo in apparenza: The Overnight è però il classico film che sembra divertire più i suoi i realizzatori che gli spettatori. Micro-progetto da esordio che esordio neanche è (anche se lo sembra), molto cinefilo e molto pop, omaggio adorato alla superficie del genere senza troppa voglia di scendervi in profondità. Nonostante l’innegabile allegria, non sembra un prodotto pensato per muoversi al di fuori del circuito cittadino. Eppure, eccolo qui.

La storiella di The Overnight è dunque quella della classica coppietta di Brad & Janet, che finisce a bussare alle porte della gotica magione isolata dopo aver bucato nel tragitto di una scampagnata. A differenza dei due iconici sposini del Rocky Horror, il duo è oggi costituito da un’influencer demente (Brittany Clarke), e dallo scocciato e servile fidanzato (Zebedee Row), che a malapena ne sopporta i puntuali stop per le storie Instagram. A ospitarli per la fatidica notte è un vecchio hotel di inizio secolo, con tanto di concierge smorfioso (Rajeem Varma), e ospiti fissi a girovagare per corridoi e sale da pranzo. Va da sé, ci andranno di mezzo demoni, maledizioni, spettri bloccati in un loop vedico-dantesco di morti violente da rivivere. Dell’originalità di un prodotto popolare non è mai importato niente a nessuno (né, in fondo, della forza della messa in scena) – ma l’assenza di direzione resta un errore imperdonabile, evidente anche allo spettatore più casuale. Se il film non chiarisce in primis a se stesso l’effetto a cui mira, ogni scena, ogni movimento di macchina si fa gratuito. Bisogna ridere, o avere paura? Stare al gioco della suspense, o estraniarsi ironicamente? The Overnight non prende alcuna strada, forse più per confusione che per incapacità. Anziché seguire un flusso proprio, il film cerca piuttosto l’emozione del continuo rimando ad altro, come un Ready Player One di fantasmi a zero budget. Approccio sicuramente vecchio, ma non per forza sbagliato, anche se una selezione di riferimenti più coerenti avrebbe giovato.

Le citazioni che scandiscono i novanta minuti insistono invece su un immaginario piuttosto elementare, come di chi abbia scoperto la cinematografia di paura il mese scorso, scorrendo una delle tante top ten online: le panoramiche aeree di Shining, le mannaie in faccia di Bava e Argento, le sgocciolate di sangue di Carrie. E se il citazionismo può, in teoria, illuminare connessioni iconografiche e narrative nascoste tra universi disparati, è difficile farlo con roba arcinota e inflazionata. Volutamente non-scritto, a The Overnight manca una struttura che vada oltre la processione di inquadrature più o meno riciclate da altri prodotti. Verrebbe quasi da leggerci una metafora: bloccato nel ciclo di reincarnazioni citazionista, il cinema eighties torna sotto forma di spettro, come i fantasmi dell’hotel protagonista costretti a rivivere le proprie morti e rinascite. Ripetizione meccanica e senza gioia, come è quella della protagonita influencer, costantemente impegnata nella recita di un copione immaginario a uso di followers senza volto: il vero archetipo horror moderno, prigioniero volontario di una ciclictà impossibile da spezzare. Forse tutto The Overnight è allora un cervellotico dispositivo meta-cinematgrafico, che riflette visivamente sulla povertà delle proprie stesse intenzioni. O forse nulla del genere è voluto, e il film è solo sciatto: non che cambi qualcosa, alla fine.