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Vortex

2021
REGIA:
Gaspar Noé
CAST:
Dario Argento
Françoise Lebrun
Alex Lutz

Il nostro giudizio

Vortex è un film del 2021, diretto da Gaspar Noé.

Ci sono film che non ti aspetti e non ti aspetteresti mai. Che la fantasia non riesce a concepire. Che non esistono neanche nei sogni più proibiti. Quelle cose che appaiono, così, all’improvviso e trasformano l’impossibile in possibile. Vortex di Gaspar Noé è uno di questi. Castrato e umiliato da Thierry Frémaux che l’ha selezionato in Cannes Premier (quando avrebbe meritato di certo il concorso) e programmato il penultimo giorno del festival alle 23.30 nella Salle Debussy, il film a Cannes non è in pratica esistito, eppure è stato uno delle più sorprendenti scoperte di questa 74esima edizione. Sorprendente per tanti aspetti. Uno su tutti Dario Argento. Chi si sarebbe mai immaginato di vederlo nei panni del protagonista assoluto di un film, per altro recitato in francese? Certo qualche cammeo in passato lo aveva anche fatto (Amore all’ultimo morso di John Landis, Il cielo è sempre più blu di Antonello Grimaldi), ma questa volta Dario è presente sullo schermo per tutto il tempo. Per di più, è cosa nota che Gaspar gira senza copione e i dialoghi vengono improvvisati al momento. Dario Argento se la cava alla stragrande e riesce persino a commuovere. Ecco, la commozione è un’altra cosa che non ti aspetti. Non te l’aspetti in un film di Gaspar Noé. Fin da Seul contre tous, Noé ci ha abituato alle emozioni forti, alla violenza estrema (Irreversible), al sesso spinto (Love), alle visioni allucinogene (Climax), raccontando il genere in un modo che, nel bene o nel male (o lo si ama o lo si odia), solo lui sa fare. Con Vortex, invece, Gaspar affronta un tema privato, delicato e, sulla carta, difficile.

La storia degli ultimi giorni di vita di una vecchia coppia: lui (Dario) critico cinematografico e lei (la Françoise Lebrun di La maman et la putain), malata di Alzheimer. Detta così parrebbe una sorta di Amour secondo Noé, ma in realtà Vortex non ha niente a che fare con Haneke. Il film di Gaspar, che prende le mosse da una vicenda personale/famigliare (la scomparsa della madre), è molto più di pancia, persino pornografico nella rappresentazione della sofferenza, ma di una pornografia pura e sincera che scaturisce dal bisogno profondo di esternare i propri sentimenti. Non solo. In Vortex, Gaspar racconta in maniera precisa (ma non didascalica) che cosa significhi vivere la passione/ossessione per il cinema e lo fa attraverso l’appartamento nel quale la coppia abita. Un luogo che si eleva anch’esso a ruolo di protagonista, in quanto tempio nel quale si sono accumulati nel tempo tutti i ricordi di una vita, e finendo per rappresentare la vita stessa. Da quell’appartamento, stipato di libri, casse, dvd e manifesti di cinema, non si esce quasi mai, perché, con il passare degli anni e l’inevitabile invecchiamento del corpo, è l’unico porto sicuro nel quale si può ancora sognare il futuro e rimembrare il passato. Non a caso, quando il figlio della coppia (Alex Lutz), preoccupato per il continuo deperimento dei genitori, cerca di convincerli a trasferirsi in una casa di riposo, il padre gli risponde che non può lasciare il suo appartamento, le sue cose, perché senza di quelle non sarebbe più lui.

Abbandonare quel luogo significherebbe abbandonare la propria vita. Non è una questione di possesso di beni materiali (o forse anche sì) ma di memoria e, soprattutto, di proiezione. Le giornate di Dario e Françoise si trascinano così verso l’inevitabile conclusione, raccontate, come in Lux Aeterna, attraverso un continuo split screen nel quale l’attenzione è sempre focalizzata su entrambi, cogliendo in tempo reale gli aspetti più intimi delle loro giornate. Il tutto in due ore e mezza di storia che non annoia mai, annaffiate dalla voce soave di Françoise Hardy che canta Mon amie la rose. Non so se Vortex possa essere definito il film della maturità di Gaspar Noé, ma di sicuro mostra un lato finora sconosciuto di un autore scomodo, che è molto distante dall’immagine del personaggio pubblico che conosciamo.