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Goodbye Emmanuelle

1977
Titolo Originale:
Goodbye Emmanuelle
REGIA:
François Leterrier
CAST:
Sylvia Kristel (Emmanuelle)
Umberto Orsini (Jean)
Jean-Pierre Bouvier (Gregory)

Il nostro giudizio

Goodbye Emmanuelle è un film del 1977 diretto da François Leterrier.

Alle Saychelles, la bella Emmanuelle conosce il regista Grégory, alla ricerca delle location per il suo nuovo film. Lei lo seduce, lui si ritrae, ma alla fine capitola. Tra i due nasce un forte sentimento che mette in crisi il matrimonio di Emmanuelle e la spinge a riflettere sulla sua vita… Ultimo capitolo di quella che può essere considerata la trilogia ufficiale di Emmanuelle. Quella legata per ispirazione, personaggi e intenti agli scritti della Arsan (o di chi ne faceva le veci). Prodotto sempre dalla Trinacra Films, Goodbye Emmanuelle ripropone ancora Sylvia Kristel nel ruolo che ormai le si è incollato addosso come una seconda pelle e Umberto Orsini in quello di suo marito Jean (libertino impenitente che da diplomatico è diventato architetto, pur non facendo un cazzo lo stesso dalla mattina alla sera!). Cambia invece lo scenario esotico (questa volta si vola alle Seychelles, ma non ci si accorge della differenza: sembra sempre la stessa cartolina illustrata) e il regista, il quarantaseienne François Leterrier, che da qualche anno cercava di farsi notare concedendosi in ugual misura sia alla tv che al cinema. La sceneggiatura viene invece affidata a due donne, Monique Lange (Un uomo e una donna vent’anni dopo) e Emmanuelle Astier, nel tentativo di dare maggior spessore all’erotismo femminile.

E non si può dire che nel tentativo di rendere per immagini lo spirito dell’Arsan le due non si siano sforzate di andare in quella direzione, limando il più possibile le scene di sesso e concentrandosi sui nuovi turbamenti della protagonista. Il risultato è però un pasticcio noioso e per certi versi irritante. Goodbye Emmanuelle inizia come un soft-core di infima categoria, con la Kristel appena atterrata alle Seychelles che organizza un menage à trois con il marito e la camerierina di colore e continua con orge varie, più accennate che mostrate, fino a quello che dovrebbe essere il momento clou della storia: l’incontro con il giovane regista di sani principi Grégory (Jean-Pierre Bouvier). Da questo momento in avanti Emmanuelle prende coscienza di sé e, dopo aver capito che tutte le teorie sull’amore libero e la coppia allargata l’hanno, di fondo, trasformata in una puttana, si concede anima e corpo al suo partner alla ricerca della più ferrea monogamia. Chi ne fa spese è il povero Jean che, comunque, dopo essersi umiliato in tutti modi per tenere la moglie legata a sé, trova consolazione tra le cosce di un’altra avventuriera. Con un colpo di spugna degno del peggior romanzo d’appendice, Goodbye Emmanuelle rinnega quanto finora costruito dimostrando la fallacità di una filosofia da quattro soldi che ha destato nel mondo tanto rumore per nulla.

Il dramma è che neanche con quest’inversione di rotta la Kristel/Emmanuelle riesce a dare più spessore a un personaggio sottile come carta velina che risultata ugualmente antipatico sia nei panni della Santa che in quelli della Puttana. Sul versante erotico, poi, il film toppa clamorosamente. Leterrier gioca a fare il regista e fallisce dove Giacobetti e Leroi erano riusciti a costruire una non storia per immagini. Privo anche del discutibile gusto estetico di un Just Jeakin, Goodbye Emmanuelle resta un’involucro vuoto di forma e contenuto, che non ha dalla sua neanche il gusto per la provocazione sessuale di alcuni seguiti apocrifi. E non consola neanche la main theme di Serge Gainsbourg, che fa rimpiangere le sofferte partiture di Francis Lai.