Oriana Fallaci ed Emanuelle

Dalla giornalista ai film con Laura Gemser
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In questi giorni è tornata sugli scudi, alla grande. Non c’è bacheca o muro di social network dove non sia possibile leggere qualche sua frase ridotta in forma di meme. Cassandra dei pericoli dell’islamismo, Tiresia vaticinante, in tempi non sospetti, l’apocalisse musulmana che si sta rovesciando addosso all’occidente, Oriana Fallaci è la donna del momento. Con un paradosso si potrebbe dire che le hanno dato più notorietà, presso il popolo, le bombe umane che sono deflagrate a Parigi lo scorso venerdì, di quanto non potessero fare tutti i suoi libri e tutti i suoi servizi giornalistici messi insieme. A testimonianza di ciò, la pagina facebook aperta in queste ore e già con la bellezza di 60.000 like, dedicata alle “Profezie di Oriana Fallaci”, che inanella perle sublimi del luogocomunismo attribuendole al sapere antivedente della celebre giornalista: “Avrete tutti la banda larga, ma youporn andrà lento lo stesso”; “Non è tanto il caldo quanto l’umidità”; “Enlarge your penis” eccetera eccetera.

Astraendo però dal contesto dell’attualità e focalizzandoci sulle cose a noi più vicine e più care, il pensiero corre alla Fallaci in rapporto al cinema bis italiano. Per una di quelle connessioni che risulterebbero incredibili se non fossero comprovate da testimonianze inoppugnabili. I fatti sono i seguenti: il personaggio della reporter di colore Emanuelle, interpretato da Laura Gemser nel ciclo di film diretti da Joe D’Amato che comincia nel 1976 con Emanuelle nera Orient Reportage e termina, nel 1978, con La via della prostituzione, fu ispirato proprio a Oriana Fallaci e alla sua figura di giornalista sempre in prima linea, sempre sul pezzo, nei contesti più caldi, anzi roventi, in giro per il mondo. Come sia potuto succedere che dalla biografia della donna impegnata nella Resistenza, penna anticonvenzionale e poco allienata, autrice di Insciallah, Un uomo o Niente e così sia, si passasse disinvoltamente alla fotoreporter con la pelle d’ebano e con licenza di libera trombata a destra e a manca, con maschi e femmine – ma soprattutto femmine -, bisogna spiegarlo.

E a spiegarlo fu il compianto Piero Vivarelli, che insieme a Ottavio Alessi si era messo a scrivere la prima stesura del copione di Emanuelle nera: Orient Reportage: « Una delle cose più divertenti della mia vita è che io sono accreditato come soggettista di Emanuelle nera Orient Reportage. Sotto certi aspetti è stato un bene perché ho beccato i diritti d’autore… La cosa andò più o meno così: mi chiamò Edmondo Amati, il distributore, e mi disse che voleva fare un film su Oriana Fallaci, che si intitolava Giornalista. Io allora ero in ottimi rapporti con la Fallaci e accettai volentieri; non mi ricordo nemmeno se lo dissi a Oriana, ma forse sì. Allora scrivemmo degli episodi… ce n’era uno ambientato in Sud Africa, uno in Asia e così via, sulla storia di questa giornalista in giro per il mondo. Dopodiché, un giorno andiamo da Amati che ci dice: «C’ho avuto una grande idea!»; «Cioé?»; «Lo chiamiamo, non più “La giornalista” ma “Emanuelle nera Orient Reportage”!»; dico: «Come sarebbe?!»; «Sì, prendiamo Laura Gemser…»; «No – dico -, tu prendi Laura Gemser, perché io a questo punto me ne tiro fuori». Amati mi chiese di lasciargli però i diritti; «Va bene, ti lascio i diritti di tutto, meno che dell’episodio sudafricano…». E così è successo che sia io che Ottavio Alessi ci siamo trovati accreditati come sceneggiatori del film. E, ripeto, è stato un bene, perché così abbiamo beccato i diritti. Io avrei dovuto fare anche la regia del film, se si fosse fatto La giornalista. Devo dire che non avendo mai visto il film, non so nemmeno come siano stati utilizzati gli episodi che avevo scritto. E non ho mai conosciuto nemmeno il regista del film, Aristide Massaccesi. Anche nel progetto della “Giornalista” c’era una componente erotica… ma come in tutti i miei film, perché io sono un maniaco sessuale e quindi non vedo perché non dovrei mettere nei film questa mia passione…».