Opera di Dario Argento

Tutto quello che avreste voluto sapere su Opera
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«Per chi, come me, fa film con lo scopo di spaventare la gente, è una grande frustrazione vedere che il pubblico, davanti a una scena terrificante chiude gli occhi come per un riflesso condizionato. Così ho provato a immaginare una maniera per “vendicarmi”». Da qui è nata l’idea che la protagonista di Opera di Dario Argento venga costretta dall’assassino ad assistere ai suoi delitti ricorrendo a un marchingegno: una cosa molto semplice, fatta con del nastro adesivo e degli spilli, che applicata sotto gli occhi impedisce alla vittima di abbassare le palpebre…». Dario Argento sceglie di ambientare il suo nono film nel mondo dell’opera lirica, allo scopo di trovare una sorta di ideale risarcimento per “l’affaire” Sferisterio, che rimane tuttavia sottaciuto in tutte le sue dichiarazioni. Più diplomaticamente, il regista parla dell’influenza che Il fantasma dell’Opera con Claude Rains ebbe sulla sua psiche di bambino: «È stato il primo film del terrore che vidi, durante una vacanza in montagna. Un film bellissimo e spaventosissimo, che mi ha segnato profondamente…». Come già aveva fatto con Suspiria («Tutti mi dicevano che un film sulle streghe mi avrebbe attirato il malocchio e che non l’avrei mai terminato…»), Argento sfida, in Opera, la fama maledetta del Machbet verdiano, ribadita da una serie di incidenti avvenuti durante la lavorazione: un attore coinvolto in un terribile incidente d’auto, un orchestrale piombato in una buca con quattro costole rotte, lo stesso regista e il suo aiuto feriti dai corvi; e, buon ultima, una vertenza legale con Giuliana De Sio, scelta in un primo momento per il ruolo della protagonista e poi sostituita da Cristina Marsillach (attrice spagnola che già era stata diretta da Martin Scorsese per uno spot pubblicitario di Armani).

Con quasi nove miliardi di budget, Opera è stato tra i film più costosi di Dario Argento e uno dei più tecnicamente complessi: «Utilizzai, con il direttore della fotografia Ronnie Taylor – lo stesso che ha fatto Il fantasma del palcoscenico di Brian De Palma – una pellicola di nuovo formato e io stesso ho poi progettato una specie di gru meccanica, con delle camere telecomandate, per girare la scena del volo circolare dei corvi nel Teatro Regio di Parma. Una scena difficilissima, che credo sia costata da sola un miliardo». Da rilevare che tutta la parte finale, in Canton Ticino, è una lunga citazione (autobiografica) da Phenomena. Dario Argento non hai mai nascosto di aver avuto, con alcuni degli attori con i quali ha lavorato, un rapporto non propriamente idillico. Il primo è stato Tony Musante, in L’uccello dalle piume di cristallo. Poi Anthony Franciosa, che – Argento lo ha detto – sul set di Tenebre era costantemente ubriaco. Il terzo incastro difficile tra regista e interprete si è consumato in Opera, nella persona della protagonista Cristina Marsillach. Nonostante la giovane attrice spagnola fosse stata scelta con particolare consapevolezza, come sostituta della De Sio, i contrasti la opposero ad Argento fin da subito. Liti che nascevano dalla definizione del personaggio e lasciarono il regista “amareggiato”. La Marsillach ha avuto modo di dire come la pensava agli autori di Spaghetti Nightmare: «Nei suoi film i personaggi si riducono ad essere delle semplici pedine […]. Dario era capace di spendere un quarto d’ora per sistemare le pieghe della mia vestaglia, ma non mi ha mai chiesto di andare oltre un’espressione di terrore o di pianto per spiegare perché il mio personaggio si comportasse così […] Per Argento gli unici protagonisti sono le scenografie, i costumi, la fotografia, le musiche e gli effetti speciali».