Icone del cinema di Tinto Brass

Nelle fotografie di Gianfranco Salis il cinema del Maestro
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Immagini ormai passate alla storia dell’erotismo. Icone del cinema di Tinto Brass, regista fra i più cari a Nocturno,  e delle sue indimenticabili muse. Tutte riunite in una mostra che sarà allestita a Bologna, a partire dal primo giugno e resterà visibile fino al 29 luglio. Location sarà la Galleria Ono Arte Contemporanea (via Santa Margherita, 10, tel. 051 262465, ingresso libero). La rassegna fotografica ripercorre il Tintopensiero che si può sintetizzare nella massima “Eros è civiltà” (ed è proprio quell’accento grave sulla “e” – non congiunzione ma verbo – a segnare con forza la filosofia di tutta la sua carriera). Gianfranco Salis, fotografo raffinato, è il tramite fra Brass e il suo pubblico. Da anni Gianfranco segue i set del Maestro immortalandone i momenti più significativi e indimenticabili. Per i nostri lettori storici sintetizzare una biografia di Brass non ha senso. Sanno già tutto. Ma, per rispetto a chi conoscesse poco o nulla la carriera di Tinto, eccone un breve sunto, lo stesso fornito dai curatori della mostra (se dovessi scriverlo io sono certo che toccherei, irrefrenabilmente, le dieci cartelle – come minimo – senza possibilità di frenarmi…).

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©Archivio Tinto Brass/Foto Salis

Dunque: «Brass nasce a Milano nel 1933, ma cresce a Venezia, una città a cui si sente incatenato in un rapporto appassionato e da cui deriva la cifra stilistica del suo cinema. Si avvicina alla fotografia e al cinema molto presto. Nel 1957, dopo la laurea in giurisprudenza, si trasferisce a Parigi dove lavora per la Cinémathèque française  come archivista e proiezionista. La tappa di Parigi si rivela fondamentale per la formazione del regista che, in quegli anni, ha la possibilità di confrontarsi con i maestri della Nouvelle Vague, François Truffaut, Jean-Luc Godard, Jacques Rivette, Claude Chabrol e Éric Rohmer. A Parigi, Brass stringe una forte amicizia e collaborazione con il grande documentarista Joris Ivens (a questo proposito ricorderete forse il docu-film  L’Italia non è un paese povero, ndr) che lo avvicina all’arte del montaggio e del cinema. Allo stesso periodo risale anche l’incontro di Brass con Rossellini, con cui collabora al montaggio di L’India vista da Rossellini e al film Il Generale Della Rovere. Il suo esordio nelle sale cinematografiche come regista è del 1963 con Chi lavora è perduto, una critica al lavoro inteso come alienazione che, presentato alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, gli causa i primi forti problemi con la censura che lo accompagneranno per tutta la sua carriera. In tutto il suo primo periodo, nel segno di un cinema sperimentale e di forte contestazione sociale, Brass si avvicina ai generi più diversi  dirigendo alcuni dei grandi protagonisti del cinema italiano e internazionale. Tra gli altri: Silvana Mangano, Monica Vitti, Alberto Sordi, Gigi Proietti, Giancarlo Giannini, Peter O’Toole, Helen Mirren, Helmut Berger, Malcolm McDowell.

Francesca Dellera Capriccio

©Archivio Tinto Brass/Foto Salis

Nel 1971 con La Vacanza vince il premio della critica come miglior film italiano alla trentaduesima edizione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. È a partire dagli anni Ottanta che inizia una nuova fase del regista legata al cinema erotico, all’insegna della libertà e della trasgressione. A questo periodo risalgono alcuni dei suoi film più popolari La Chiave, Capriccio, Monella, Miranda, Cosi fan tutte, Senso ’45; nonché l’incontro con il fotografo Gianfranco Salis che già dal 1974 aveva collaborato con registi come Pasquale Squitieri, Mario Monicelli, Marco Ferreri, Nanni Loy, Ettore Scola, Dino Risi e Franco Zeffirelli. Il passaggio dal cinema sperimentatale a quello erotico è per il regista una scelta dettata dalla delusione. Come sostiene Caterina Varzi, curatrice del suo archivio (giurista, psicanalista e  splendida compagna del Maestro, ndr): «Tradito dagli esiti del sessantotto, Brass predilige il linguaggio erotico, in quanto modo di esprimersi comprensibile a tutti.(…) Non c’è una frattura fra un primo periodo serio, impegnato e militante e un secondo periodo, frivolo, leggero e superficiale: nei suoi film la forma primeggia sul contenuto».

L'uomo che guarda

©Archivio Tinto Brass/Foto Salis

Quanto a Salis, l’autore delle immagini, è stato fotografo di scena sui molti set di Brass, da Action (1979) a Hotel Courbet (2009). Brass e Salis: due artisti complementari che vivono in simbiosi da oltre trent’anni. Lo stesso Brass definisce il sodalizio «il consolidamento di una sintonia di intenti e intuizioni tale da favorire la nascita di immagini dall’inconfondibile e icastica cifra stilistica brassalissiana o salisbrassiana».