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X

2022
REGIA:
Ti West
CAST:
Mia Goth (Maxine Minx / Pearl)
Jenna Ortega (Lorraine)
Martin Henderson (Wayne Gilroy)

Il nostro giudizio

è un film del 2022, diretto da  Ti West.

Stiamo vivendo un momento cinematografico in cui molti registi preferiscono ricercare le proprie storie nel passato, spesso tra gli anni ’70 e ’80. Si sta facendo comune la nostalgia per qualcosa che non si è vissuto. Ne abbiamo avuto un esempio recente con Paul Thomas Anderson e il suo Licorice Pizza e adesso è il caso di Ti West con X. È come se ci si fosse accorti delle possibilità narrative ed estetiche di un’epoca – in particolare il decennio 1970, serbatoio forse infinito di storie selvagge – rispetto a un tempo presente ormai statico, ripetitivo e anti-estetico (per ragioni pandemiche e non). Ti West, classe 1980, ambienta la sua storia nel ’79, in un momento di passaggio decisivo per il cinema di genere. I protagonisti della vicenda sono dei giovani alle prese con una produzione porno scalcinata: un regista alle prime armi ma con grandi ambizioni artistiche, la sua compagna microfonista, un attore nero dalle dimensioni impressionanti, un’attrice bionda e piena di sé, un produttore macho accecato dal sogno americano. E poi Maxine, una ragazza pronta a sfondare nel cinema grazie al ruolo da star che Wayne, il produttore, ha pensato per lei. Si gira nel profondo sud, tra le campagne del Texas, in particolare nella fattoria di Pearl e Howard, una coppia di anziani fuori di testa. Pearl, infatti, spesso “si confonde”, come dice suo marito, e quindi molesta sessualmente chiunque abbia ancora un corpo giovane e attraente, come quello che lei poteva vantare un tempo, quando faceva la ballerina. Chi però rifiuta le sue avance fa una brutta fine…X è anzitutto un film sul tempo, sull’incontro tra due generazioni opposte e (forse) inconciliabili. I due assassini sono dei poveri vecchi alle prese con delle pulsioni sessuali che non possono più sfogare liberamente: lei ha una gran voglia (o più che altro bisogno) di farlo, ma non è più bella come una volta, anzi, ha un aspetto cadaverico, spaventoso; lui, d’altra parte, è debole di cuore, e rischierebbe un infarto durante il sesso. La troupe, invece, è composta da giovani attraenti e ben dotati, ma che si prestano al sesso solo davanti la macchina da presa.

Per loro il mito del successo è più eccitante dell’amore libero. Fa eccezione il personaggio di Lorena, la microfonista, che decide spontaneamente di prendere parte al film come attrice, spinta da sincera curiosità e voglia di avventura. Possiamo vedere in questo scontro generazionale, con la vecchia arrapata che uccide i giovani bellocci, la nostra incapacità di sfuggire al fantasma di un’epoca passata. Questo potrebbe essere il discorso realmente meta-cinematografico di X: il film di un autore attratto da un’epoca ben precisa (vedi anche The House of the Devil e The Sacrament), ma in qualche modo vittima di questa stessa epoca, nonché consapevole dell’ambiguità di tale rapporto. E al tempo stesso, il passato, rappresentato dalla coppia di anziani, si impone come la premonizione di un futuro, quello che i giovani prima o poi dovranno vivere in prima persona. Tanto che in X la vera mescolanza tra horror e porno non va ricercata nella confusione tra dolore e piacere, ma nell’incontro tra i corpi orrorifici dei vecchi contadini e i corpi pornografici della giovane troupe. A un livello più letterale, invece, il film di Ti West è il ritratto dell’ultimo momento di libertà creativa nel cinema prima del declino. Alla fine degli anni ’70 le videocassette stanno diventando alla portata di tutti, e tanti produttori e registi indipendenti vedono nel nuovo mercato home video delle possibilità allettanti per le proprie produzioni, che iniziano adesso a slegarsi dal grande schermo per puntare a un altro tipo di mercato. In realtà la diffusione delle VHS sarà una delle cause principali della morte del porno, o almeno del porno inteso come genere cinematografico e potenzialmente artistico. West riesce a cogliere alla perfezione lo spirito di quegli anni, tra sesso, massacri, porno e cocaina, con un film che si rifà alle tendenze dell’epoca (in particolare allo slasher), ma senza adagiarsi su regole e schemi prestabiliti.

L’ambientazione generale e certe situazioni particolari ricordano Non aprite quella porta, ma West si tiene alla larga dal citazionismo spicciolo e dal meta-cinema fine a se stesso, e dimostra invece una freschezza di sguardo invidiabile. Già la prima inquadratura esemplifica alla perfezione ciò che vedremo, con un quadro nel quadro, un film nel film, e un movimento di macchina in avanti che ci permette di vedere di più e da più vicino, passando dal formato quadrato (come quello con cui girano i pornografi della vicenda) a un full screen moderno. Ma questo cambio di formato è ottenuto con un espediente diegetico, sfruttando le pareti buie di un fienile come fossero le bande nere ai lati di un’immagine. Lo stesso titolo, una semplice X, riesce a condensare in un unico segno molti significati. Si tratta anzitutto della X che in quegli anni designava i film per adulti, etichettati come tali perché sessualmente espliciti o troppo violenti. Con la pronuncia statunitense, poi, la X si legge come la parola ‘axe’, cioè ascia, un’arma che comunque non ricopre un ruolo centrale nella vicenda. Ma Axe è anche un film del ’74, una sorta di rape and revenge con un’ambientazione molto simile a quella in cui si muovono i nostri protagonisti. Infine, la X può essere vista come segno di intersezione tra due linee: nel film di Ti West si incrociano horror e porno, sesso e morte, giovani e vecchi. Tutte cose che se colte insieme dimostrano di avere molto in comune. E infatti Mia Goth appare in un doppio ruolo, dando il volto sia a Maxine che a Pearl, cioè alla vittima e al carnefice, all’oggetto del desiderio e al soggetto desiderante. È questo il vero orrore qui raccontato: non avere altro da amare e da proteggere se non il fantasma di chi siamo stati.