Featured Image

Todesmarsch nach Chiasso

2023
Titolo Originale:
Todesmarsch nach Chiasso
REGIA:
Juval Marlon
CAST:
Marco Klammer; Isabelle Fitzgerald; Anastasia Tschikatilo; Jennyfer Frielingsdorf; Philipp Melicker; Shivabel Coeurnoir;

Il nostro giudizio

Ad un certo punto di Todesmarsch nach ChiassoMarco Klammer, il protagonista, dice di sé: “Potrei considerami un attore underground? Mi è difficile differenziare esattamente tra underground, indipendente e B-movie. Mi considero un attore in generale, in vari modi. Ma lo sono, un attore, visto che non ho mai frequentato un corso di formazione? Io faccio tutto quello che mi offrono, teatro, reality tv con una sceneggiatura o film underground. Ho interpretato anche dei piccoli ruoli, in produzioni maggiori. Non mi pongo dei limiti: accetto quello che mi viene offerto e che trovo interessante: dipende dalla mia motivazione in quel momento, può essere una sfida o possono essere i soldi”. L’attitudine, il modo di proporsi di Marco Klammer è molto schietto, semplice, non ha nulla di artefatto o recitato. Siede ad un tavolo, in una stanza neutra, davanti all’obiettivo del regista Juval Marlon, e non fa che ribadire quello che fin dall’inizio di questo docufilm era già perfettamente chiaro, ovvero che lo scopo di Marcia di morte verso Chiasso è la testimonianza diretta, a muso duro, senza sconti o mediazioni di sorta, onesta fino alla spietatezza, della storia di Marco Klammer. Docufilm perché, oltre alla registrazione del reale, sono introdotte una quota di situazioni “fantastiche”, che attingono comunque al mondo mentale del protagonista. Lo spettatore è sfidato a capire dove finisca una cosa e cominci l’altra…

Immagine 2023-08-28 164435

Marco Klammer

Nella prima scena, Marco si risveglia, “risorge”, in un andito buio e squallido, beve da una bottiglia, quindi vomita l’anima, si libera la vescica e, uscito all’aria aperta, comincia a raccontare, a raccontarsi. Se mai un incipit può essere definito dirompente, è questo. L’esposizione dei “demoni” di Klammer, dopo i generici in cui è ripreso mentre cammina in una città fredda, aliena, ostile, disseminata di cadaveri animali (Das Verlangen der Maria D. credo sia il richiamo, uno dei film di Marco), è immediata: lui stesso ci dice che gran parte di quel che vedremo è autobiografico e ha a che fare con il suo cupio dissolvi, l’ansia di auto-annientamento che lo ha sovrastato negli ultimi anni. Abuso di alcool con conseguenze quasi letali e diversi tentativi di suicidio falliti. Una sfida con la Morte e nello stesso tempo un tentativo di venire, in qualche maniera, finalmente a patti con questa pulsione: Todesmarsch nach Chiasso trova in ciò le ragioni del proprio essere. Un sorta di seduta psicoterapica, dunque? No, qualcosa di molto più profondo, squassante, raccontato con uno stile asciuttissimo e mai calcato e con una pacata lucidità che lo rende, per contrasto, ancora più dirompente. Ma c’è un’altra motivazione, spiega Klammer, per cui ha accettato di realizzare, con Juval Marlon, questo film: lo ha fatto come omaggio a una persona cui voleva bene, Sara, scomparsa due anni fa. Sara Negrisolo, in arte Shivabel Coeurnoir, aveva girato con Klammer il sopracitato Das Verlangen der Maria D. e l’affinità elettiva che si era immediatamente stabilita tra loro, traeva forza dalla contiguità tra i rispettivi “demoni”. Sara riposa nel cimitero di Chiasso, in Svizzera, ed ecco perché La Marcia di Morte del titolo mette capo a quella meta, dove Marco aveva pianificato di recarsi, un giorno, come egli racconta, per aprirsi le vene sulla sua tomba. E a Chiasso, a Sara, nel film, Klammer alla fine ci arriva…

1

Isabelle Fitzgerald

Una parte della messa a nudo del protagonista riguarda il lavoro di attore ed è strettamente connessa con i temi, etici e morali, inevitabilmente, della sua esistenza più in generale. Diversi dei film “underground” cui Marco ha preso parte hanno danzato sul ciglio dell’abisso dell’estremo; si parla, ad esempio, dei teschi umani veri che in Einöde der Peiniger (diretto sempre da Marlon) Isabelle Fitzgerald usava come strumento di piacere: l’attrice è intervistata e porta la sua testimonianza su questo e su altro, come la persistenza animica dopo la morte, in tre interventi che lasciano il segno, va detto. Le altre figure femminili che ricorrono, sono funzionali a introdurre l’alter ego “cinematografico” di Klammer, la sua metà oscura, un serial killer. Niente è fine a se stesso, però. Le violenze perpetrate dall’uno diventano argomento per i pensieri della parte razionale di Klammer. E da qui il discorso si allarga alla visione di snuff-movies, che il nostro ammette senza ipocrisie e su cui ragiona, con onestà rara e con argomentazioni in gran parte condivisibili. Non voglio dire di più, su Todesmarsch nach Chiasso, che serpeggia tra la morte alla ricerca della vita. Non voglio aggiungere nulla, soprattutto, sull’impatto che ha avuto su di me e che credo debba avere su chiunque, la fine del viaggio di un’anima così tormentata ma così pura, di fonte al sepolcro di un’altra anima ugualmente pura e tormentata.

Immagine 2023-08-28 163743

Sara