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The Strays

2023
REGIA:
Nathaniel Martello-White
CAST:
Ashley Madekwe (Neve / Cheryl)
Bukky Bakray (Abigail)
Jorden Myrie (Marvin)

Il nostro giudizio

The Strays è un film del 2023, diretto da  Nathaniel Martello-White.

Neve (Ashley Madekwe) conduce una bella vita. È felicemente sposata con Ian (Justin Salinger) e ha un buon rapporto con i loro due figli, Mary (Maria Almeida) e Sebastian (Samuel Small), anche se a volte tra loro nascono piccoli conflitti in quanto lei è vicedirettrice della stessa scuola frequentata dai ragazzi. Integrati nella comunità di un idilliaco sobborgo inglese, Neve e la sua famiglia non hanno problemi di soldi. Sembra tutto perfetto. Unico dubbio che si insinua ben presto nello spettatore: come avrà fatto questa donna, che nei primi dieci minuti del film abbiamo visto, anni addietro, povera e spiantata abbandonare il suo misero tetto, lasciandosi dietro i messaggi in segreteria di una minacciosa voce maschile? E infatti quando Neve comincia a essere un po’ strana la memoria dello spettatore non può non ricollegare il suo atteggiamento a qualcosa che magari abbia che fare con il suo misterioso passato: la donna comincia a immaginare alcune strane storie, si sente perseguitata, e il tutto sembra anche avere a che fare con Carl (Jorden Myrie) e Dione (Bukky Bakray), due giovani personaggi che nascondono un ruolo importante e che sono nuovi in città. Ma Neve non può spiegare esattamente cosa la colleghi a loro, motivo per cui la sua famiglia è perplessa e si sente vacillare ignorando il motivo dello strano comportamento della loro fin qui irreprensibile madre e moglie.

The Strays, in onda su Netflix, sembra essere uno di quei thriller che vuole dare di più oltre il divertimento atteso dagli amanti del genere, cercando rilevanza in termini di contenuto sia dal punto di vista dell’introspezione psicologica che di quello sociale, afftrontando in qualche modo il tema del razzismo e delle relazioni tra persone con diverso colore della pelle; e qui non possiamo non pensare a delle recenti opere come Parasite (che viene ricordato molto, anche dal punto di vista scenografico) e Get Out di Jordan Peele, che ha presentato il razzismo in modo insolito in una combinazione di horror e satira della vita cittadina. Ci vuole un po’ di tempo prima che il regista e sceneggiatore Nathaniel Martello-White stabilisca però la connessione tra questi elementi, ed essa è anche piuttosto debole, anche se il punto di partenza è alquanto accattivante. Con Neve, l’attenzione si concentra su una donna dalla carnagione scura, ma non tanto da evitarle di affrontare la vita “normalmente”: una donna di colore che si fa passare per bianca, coadiuvata da un bel carnet di parrucche e da un probabile corso di dizione che le ha fatto scomparire l’accento afro. Si ha però la sensazione che questo aspetto non venga integrato in modo coerente, bensì tirato fuori dal cappello a cilindro di tanto in tanto, per poi dimenticarsene di nuovo.

Questo è anche un po’ il problema fondamentale del film: non è omogeneo. Comincia come un thriller psicologico sul perché Neve si sente così minacciata: c’è una minaccia reale o è una eccessiva reazione nervosa? E se sì, cosa ha scatenato tutto questo? Successivamente, tuttavia, il film di produzione britannica si trasforma in un tipo di thriller completamente diverso, ma non funziona come dovrebbe. E anche se Martello-White cerca di giustificare ogni elemento con salti temporali e spiegazioni successive, e di fingere che il tutto faccia parte di un grande piano, la storia non è complessa, è solo messa insieme a casaccio come se più film fossero diventati uno. Ciò non significa che sia tutto negativo. Quando i fatti diventano chiari nell’ultimo terzo del film, la storia prende velocità. Per un breve periodo, c’è anche una vera tensione e il pubblico può condividere la suspense man mano che la situazione si evolve. Ma non basta per rimediare al pasticcio precedente, troppo spesso appiccicoso e semicotto, in cui neanche la recitazione è molto convincente. Tuttavia, ci sono passaggi che si qualificano davvero come thriller mentre il finale di The Strays, completamente coerente con l’inizio, restituisce all’opera una certa fiducia.