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The Shift

2020
REGIA:
Alessandro Tonda
CAST:
Adamo Dionisi (Adamo)
Clotilde Hesme (Isabelle)
Adam Amara (Eden)

Il nostro giudizio

The Shift è un film del 2020, diretto da Alessandro Tonda.

Alla trentesima edizione del Noir in Festival, in concorso per il Premio Caligari dedicato ai registi italiani, c’è anche il primo lungometraggio di Alessandro Tonda, The Shift . Il quale è al suo esordio nel lungo, ma ha alle spalle una buona gavetta soprattutto come assistente alla regia in alcuni film e vari episodi della serie Gomorra: dunque, è uno che sa il fatto suo, e lo dimostra nel dirigere con mestiere un solido thriller/action dalle forti connotazioni drammatiche. Frutto di una co-produzione fra Italia e Belgio, affonda le sue radici nel tragico e scottante tema del terrorismo islamico in Europa. Scritto dallo stesso regista insieme a Davide Orsini, è ambientato a Bruxelles e inizia con un attentato compiuto in una scuola da due giovani estremisti arabi: mentre Youssef spara e si fa saltare in aria seminando morti, Eden (Adam Amara) non ha il tempo di agire e rimane ferito durante l’esplosione, restando a terra con la cintura esplosiva nascosta sotto i vestiti. Giungono sul posto varie ambulanze, fra cui quella guidata da Adamo (Adamo Dionisi) e Isabelle (Clotilde Hesme), i quali soccorrono Eden senza immaginare che si tratti di uno dei terroristi. I due infermieri lo scoprono soltanto mentre il veicolo è già in viaggio, quando tagliando i vestiti del ragazzo vedono la bomba. Mentre la polizia svolge le indagini per scoprire le identità degli attentatori, l’ambulanza è dirottata da Eden, che minaccia di farsi esplodere. L’operazione compiuta da Tonda ricorda un po’, mutatis mutandis, quella condotta da Fabio Guaglione e Fabio Resinaro con Mine: l’inizio con un atto di guerra – là era l’azione di un cecchino, qua un attentato – che si sviluppa poi come un thriller, una sorta di trap-movie sui generis, una trappola mortale in movimento a bordo di un’ambulanza.

Un film che può ricordare per certi versi anche il blockbuster americano Speed, dove un autobus doveva continuare a correre per non innescare la bomba, ma che rifugge dallo stile di entertainment roboante made in USA per adottare una narrazione più attenta alla psicologia dei personaggi e al tragico contesto sociale. Lo stile è immediato e realistico, quasi documentaristico in certi momenti, con una fotografia neutra e l’uso esclusivo della camera a mano: che non è uno strumento banale, bisogna saperlo usare, e la regia di Tonda dimostra di padroneggiarlo in modo efficace, con la cinepresa che sta sempre addosso ai personaggi creando una forte sensazione claustrofobica e ansiogena. L’attentato nella scuola riecheggia il modello utilizzato da Gus Van Sant in Elephant (ispirato alla strage di Columbine), sia per la location che per la messa in scena: al piano-sequenza iniziale, che dal pullman segue i ragazzi fin dentro la scuola, seguono inquadrature concitate e montate in modo frenetico, con Youssef che spara all’impazzata seminando morti (la regia non lesina sul sangue), fino all’esplosione (realizzata con un buon effetto grafico digitale, molto realistico e lontano dalle brutture che si vedono troppo spesso nei film indipendenti). Il focus del film è però il viaggio in ambulanza con il kamikaze a bordo che minaccia di farsi esplodere, e The Shift è un solidissimo thriller, ricco di adrenalina e suspense.

Alla vicenda principale – quella di Eden che dirotta l’ambulanza con i due infermieri, in fuga verso il nulla, senza una meta ben precisa – si alterna continuamente la sotto-trama di detection, con la polizia che indaga sull’accaduto, ricostruisce le identità dei terroristi e scopre dove si trova la bomba. Dire di più significherebbe fare un torto allo spettatore, poiché i due tronchi narrativi si riuniscono in un finale serratissimo e incerto fino all’ultimo, con l’entrata in scena delle squadre anti-terrorismo. Tutto è girato sempre con la cinepresa a mano, in modo realistico, senza filtri. Del resto, l’intera narrazione è condotta in maniera serrata per l’ora e venti circa di durata, e Tonda è abile nel tenere alta l’attenzione e la suspense con tre soli interpreti principali, grazie anche all’introduzione di vari espedienti narrativi. Assolutamente efficaci gli attori, che offrono interpretazioni dense di pathos: Dionisi, che in Italia conosciamo soprattutto per Suburra (sia il film che la serie-tv) e Dogman, la francese Hesme, semi-sconosciuta da noi ma bravissima, e il giovane Amara nel ruolo del terrorista, quasi sempre muto ma in grado di parlare con lo sguardo. The Shift è anche un film dalla forte componente drammatica, perché parte da un attentato di fiction ma che rispecchia i fatti tristemente noti in Europa, e approfondisce in certe sequenze il contesto sociale e la psicologia dei personaggi – i terroristi, le loro famiglie, gli ostaggi: è uno dei pochi film europei a cercare di analizzare il fondamentalismo islamico dal suo interno, un po’ come ha fatto Nicolas Boukhrief con Made in France. Impreziosiscono il film le musiche dei Mokadelic.